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Infermieri, Cavicchi: nuovo Codice ha ucciso la deontologia

di Sara Di Santo

Uno strumento usato ad hoc per legittimare una strategia politica basata sulla destrutturazione del ruolo, sulla non definizione dell’identità, sulla fungibilità dei ruoli professionali, sull’antagonismo competitivo soprattutto nei confronti dei medici. Vede così il nuovo Codice Deontologico degli infermieri il sociologo Ivan Cavicchi, che tuona: È del tutto evidente e lo dimostrerò, che il codice per come è stato scritto è semplicemente funzionale alla Fnopi ma in nessun caso esso è funzionale alla deontologia quale soluzione dei problemi reali della professione.

Deontologia, Cavicchi: Il nuovo codice degli infermieri l'ha uccisa

Ivan Cavicchi, sociologo ed esperto in politiche sanitarie

Con il nuovo codice la deontologia è morta, non c’è più. Ci va giù pesantissimo Ivan Cavicchi - esperto in politiche sanitarie - nel suo commento al nuovo Codice Deontologico degli infermieri, che vede in nessun modo pertinente alla realtà problematica della professione infermieristica, in sintesi: uno strumento politico sotto copertura, un processo di rimozione e di sostituzione consapevole.

È proprio il valore della pertinenza il perno attorno al quale ruota tutta l'analisi del sociologo, quello che ritiene l'unico criterio valido.

Il codice deontologico Fnopi - scrive Cavicchi - ci è stato proposto senza nessun tipo di introduzione, nessuna relazione che spiegasse le ragioni dei suoi orientamenti, quindi sprovvisto di una analisi sullo stato della professione infermieristica e della deontologia (mentre il codice del 2009 è stato preceduto da una lunga presentazione e i codici anteriori sono stati sempre aperti da delle “premesse”).

Questo, per il sociologo, è il risultato di una condotta volutamente omissiva con la quale è come se la Fnopi avesse deciso, avvalendosi di un gruppo di esperti, di somministrare alla professione infermieristica una terapia, la propria, decisa ex ante, ma non sulla base delle necessità reali della professione, ma per riconfermare semplicemente la propria politica sia essa giusta o sbagliata.

E, continuando la metafora scientemente infermieristica, rincara: si tratta di curare la professione non secondo le sue necessità ma secondo i problemi della Fnopi che anziché adattarsi alle esigenze deontologiche della professione pretende il contrario.

Il codice - continua Cavicchi nel suo lungo editoriale pubblicato su Quotidianosanità - nel ribadire la politica della Fnopi, in nessun modo fa il punto sui problemi gravi della professione. Esso è quanto meno arbitrario e opinabile e la deontologia che propone non è deontologicamente accettabile.

La cosa per me grave, sulla quale gli infermieri dovrebbero far sentire la loro voce, è che in questo modo la professione è deprivata proprio da chi la dovrebbe deontologicamente tutelare, del diritto di avere un codice pertinente

Il nocciolo per Cavicchi è (quasi) tutto qui: la Fnopi si sarebbe disobbligata dalle soluzioni giuste da ricercare all'interno di un processo di rimozione e di sostituzione consapevole per il quale invece di adattarsi alle esigenze deontologiche della professione pretende il contrario, rendendo così il codice una pura operazione politica nella quale la deontologia è abusata perché non finalizzata precipuamente a risolvere i problemi della professione.

Posso solo dire pensando a tutta la categoria, che mi dispiace, questo codice non ve lo meritate. Il dispiacere è accresciuto dal sapere che la maggior parte di voi, anche questa volta, per tutte le ragioni che sappiamo e che tra di noi ci siamo detti tante volte, farà pippa, continuando a mandare giù

Insomma, secondo la Cavicchi visione da questo codice deontologico non si salva nessuno.

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Commenti (1)

Jacquesattack

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1 commenti

Codice deontologico

#1

Ed io sono d'accordo con la Cavicchi-visione. Il fatto che il ruolo non sia davvero ben definito, che non ci sia un'introduzione, una spiegazione, una premessa a quello che doveva essere il codice della svolta, dell'emancipazione e della valorizzazione dell'infermiere, fa naturalmente da naturale seguito a tutto il pastrocchio (per usare un'eufemismo..) a cui abbiamo assistito per il rinnovo del direttivo FNOPI. Solo politica, indicazioni che sicuramente sono figlie della volontà di voler "governare" in un certo modo questo momento storico che poteva essere determinante, volontà che mi viene facile riassumere con una parola che ha usato proprio lo stesso Cavicchi; destrutturante. Della professione, della visione e della potenziale crescita che realmente c'è, è lì, la possiamo intravedere, ma che proprio per questo è stata volutemente ridimensionata nella sostanza proprio da FNOPI, aldilà delle dichiarazioni roboanti, che comunque roboanti lo sono sempre meno, forse perchè si cominciano a vedere i non-effetti a tutela della professione.
Per quanto riguarda lo scontro con i medici, ancestrale, epocale e sicuramente più che mai attuale, sembra che la FNOPI si comporti come se avesse accettato un guanto di sfida, di una sfida che i medici sono ben felici di combattere perchè forti di una posizione istituzionale, politica, professionale e mediatica di ben altra caratura e non si è preoccupata invece di tutelate nella sostanza gli infermieri preoccupandosi di definire chi è veramente l'infermiere e qual'è il suo ruolo, implementare e far ricnonoscere la formazione complementare , con percorsi ben definiti, garantire dignità delle condizioni di lavoro dei professionisti. A tutt'oggi, avrebbe più senso dire cosa è appannaggio della esclusiva professionalità dei medici e lasciare quindi il resto alla governance delle altre professioni sanitarie, e non cercare di conquistare non si sa cosa, in nome non si sa di chi, e sulla base di non si sa quale certezza acquisita.