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Bari, 10 infermieri del Policlinico accusati di peculato

di Redazione

Dieci infermieri del policlinico di Bari, in servizio presso il centro di emofilia e trombosi, risultano indagati per peculato. L'accusa, formulata al termine degli accertamenti investigativi della polizia giudiziaria della procura barese, è di essersi appropriati indebitamente, tra il 2016 e il 2017, di vario materiale sanitario di proprietà della struttura pubblica allo scopo di eseguire prestazioni a domicilio, completamente in nero.

Prelievi a domicilio con le siringhe del reparto: nei guai 10 infermieri

prelievo

Sono dieci gli infermieri del policlinico di Bari indagati per peculato.

Secondo il capo di imputazione, i dieci dipendenti si sarebbero riforniti gratuitamente nel magazzino di reparto prelevando vario genere di presidi - come aghi, flebo, deflussori e siringhe - utili ad eseguire prelievi e somministrare terapie e li avrebbero utilizzati in casa dei pazienti per svolgere, dietro pagamento, un'attività illecita.

In cambio avrebbero infatti percepito denaro, tra i 10 e i 15 euro a prestazione, o altri regali e, in alcuni casi, anche un caffè e una bottiglia di vino. I fatti sono emersi dalle intercettazioni disposte dagli inquirenti che hanno permesso di individuare i responsabili, accertando sia le prestazioni svolte impropriamente sia i pagamenti ricevuti.

Il caso denunciato non è purtroppo isolato. Gli inquirenti denunciano che la situazione sarebbe radicata nella sanità barese. Una vicenda analoga era emersa anche nel settembre 2023 quando, in seguito ad una denuncia di una dipendente dell'Ospedale Giovanni Paolo II, era partita un'accurata inchiesta della polizia che aveva portato ad iscrivere nel registro degli indagati per peculato, ricettazione ed autoriciclaggio ben 12 dipendenti dell'Istituto oncologico di Bari, tra infermieri, operatori sanitari e un medico. Anche in quell'occasione i sanitari erano stati accusati di aver usato farmaci e dispositivi medici dell'azienda per svolgere visite in nero e sono andati a processo.

La vicenda dell'istituto oncologico, relativa al 2023, è già stata definita in primo grado con il rinvio a giudizio di due infermiere e dell'ex primario di Oncologia medica, che era già in carcere per un patteggiamento a 5 anni per aver chiesto soldi in nero ai suoi pazienti ed era stato altresì coinvolto nel 2019 in un'inchiesta sullo scambio elettorale politico-mafioso.

Altri sette dipendenti hanno patteggiato pene da un anno e quattro mesi a due anni ed un infermiere è stato condannato con rito abbreviato ad un anno e quattro mesi con pena sospesa. Soltanto un infermiere è stato assolto. Si attendono ora gli esiti giudiziari della nuova inchiesta.

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