Un primario, 2 infermieri e un informatore sanitario sono stati arrestati a Palermo per truffa nell'ambito di un'indagine dei carabinieri del Nas. Per loro sono stati disposti i domiciliari. L'indagine riguarda l'utilizzo di protesi mediche e di ricoveri in ospedale. Complessivamente nell'inchiesta sono coinvolti 15 indagati tra medici e infermieri.
Palermo, dichiaravano più protesi di quante ne usasessero: 4 arresti
I Carabinieri del Nas di Palermo hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di un direttore di Unità Operativa Complessa, di un coordinatore infermieristico e di un infermiere, tutti dipendenti dell'ospedale Civico di Palermo, nonché di un agente di commercio di protesi sanitarie.
I quattro - ma nell'inchiesta, riporta l'Ansa, sono coinvolti 15 indagati tra medici e infermieri - sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in reato continuato di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, falsità ideologica aggravata commessa dal P.U. in atti pubblici, abuso d’ufficio.
Le indagini, grazie a pedinamenti, ispezioni e intercettazioni, hanno permesso di scoprire un'articolata organizzazione finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale, mediante la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico utilizzato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale, in particolare dichiarando l'uso di dispositivi medici in numero notevolmente superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici.
Inoltre, il direttore, con la collaborazione di altri medici ed infermieri della sua Unità Operativa, faceva bypassare ai propri pazienti privati, paganti, le liste d'attesa per gli interventi chirurgici, facendoli figurare come se avessero seguito le normali procedure istituzionali di ricovero.
Con la stessa ordinanza il gip ha anche disposto il sequestro preventivo, per equivalente, della somma di 43.724 euro, quale profitto di reato, da eseguirsi, oltre che nei confronti degli arrestati, anche nei confronti di altri due soggetti non colpiti da provvedimento restrittivo: rispettivamente un infermiere dello stesso ospedale e l'amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici.
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