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Scoperta truffa all'Inps con falsi invalidi, 2 arresti a Palermo

di Redazione

Un invalido totalmente cieco che però è stato sorpreso a visionare la cassetta della posta fuori casa, altri che formalmente non erano in grado di deambulare autonomamente ma riuscivano a guidare l'auto o a recarsi al bar e nei negozi in assoluta autonomia. E ancora: un invalido con indennità di accompagnamento che era in grado però di impegnarsi in balli di gruppo. Sono alcuni dei casi smascherati dalla guardia di finanza di Palermo, che ha scoperto un sistema che consentiva il riconoscimento di false invalidità e truffe ai danni dell'Inps.

Operazione Igea: sequestrati centomila euro

Truffa falsi invalidi, due gli arresti e decine gli indagati a Palermo

L'operazione, denominata Igea dal nome della dea della salute venerata dai greci e dai romani, ha portato all'arresto di due persone: R.A. di Terrasini e A.F. di Camporeale.

I due sarebbero ai vertici del sistema di truffe ai danni dell'istituto di previdenza e a vantaggio di numerosi indagati che in cambio di cospicue somme in denaro hanno ottenuto indennità previdenziali o assistenziali indebitamente.

Agli arrestati vengono contestati i reati di concorso in truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, falsità ideologica e traffico di influenze illecite.

Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro di centomila euro, pari al profitto illecito al momento quantificato. I due si servivano di alcuni "procacciatori di pazienti" e di diversi altri complici: tra questi sono stati identificati e denunciati numerosi tra dipendenti pubblici, medici generici e specialisti, componenti delle commissioni mediche Asp e responsabili di Caf.

Gli accertamenti disposti dalla Procura di Palermo hanno consentito di individuare gli step che sarebbero stati seguiti degli indagati a partire dalla ricerca dei "potenziali clienti", individuando coloro che apparivano "bisognosi" e "disponibili" a richiedere un "aiuto" per ottenere riconoscimenti pensionistici o assistenziali.

Stabilito il contatto, gli indagati indirizzavano il candidato all'invalidità a medici compiacenti che avrebbero redatto i certificati necessari ad attestare la sussistenza delle patologie utili per l'ottenimento delle indennità.

Per evitare di sostenere la visita medica collegiale, in alcuni casi veniva attestata formalmente la cosiddetta "intrasportabilità": l'impossibilità del soggetto ad allontanarsi dal proprio domicilio, che in questo modo faceva scattare la visita domiciliare nel corso della quale medici compiacenti avrebbero espresso parere favorevole alla domanda di invalidità.

Gli indagati, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, avrebbero inoltre preparato i vari candidati su come poter superare agevolmente la visita di controllo: sarebbero stati suggeriti, infatti, alcuni accorgimenti come farsi trovare a letto, far aprire la porta da familiari, evidenziare incapacità a deambulare, lasciare luce e tv spente.

Alla liquidazione da parte dell'Inps, gli organizzatori del sistema passavano alla riscossione per il proprio lavoro svolto secondo un "tariffario prestabilito pari di solito - riferiscono le fiamme gialle - agli arretrati erogati dall'Inps, tendenzialmente corrispondenti a circa 12 mensilità".

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