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Appalti truccati per fornire infermieri e medici, tre arresti

di Redazione

Avrebbero truccato gli appalti per la fornitura di personale medico ed infermieristico a varie strutture ospedaliere ed aziende sanitarie pubbliche in otto regioni italiane le tre persone arrestate dalla Guardia di Finanza, al termine di un'indagine condotta dalla Procura di Modena. Sono accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture ed autoriciclaggio. I tre indagati avrebbero commesso gli illeciti partecipando ai bandi di gara non solo in Emilia-Romagna, ma anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Molise.

Modena: tre arresti e sequestri per 4 milioni di euro

guardia di finanza

Truccati appalti per la fornitura di personale medico e infermieristico a strutture ospedaliere e aziende sanitarie pubbliche, tre persone arrestate dalla Guardia di Finanza.

Dalle indagini è emerso che i tre, amministratori di tre distinte imprese con compagini sociali differenti e gestioni separate solo in apparenza, erano in realtà collegati in un unico centro decisionale e di interessi partecipando contemporaneamente ai bandi pubblici per la somministrazione di personale sanitario falsando la concorrenza nelle procedure.

Essi, infatti, presentavano offerte coordinate nei contenuti in modo da assicurarsi la vittoria, o quantomeno di aumentarne la probabilità. L'attività illecita era rappresentata anche dalla dissimulazione dell'assenza di una struttura idonea a garantire la gestione dei servizi richiesti.

Alla presentazione dell'offerta tecnica venivano infatti allegate liste di medici ed infermieri che in realtà non collaboravano nemmeno con tali società. È stato accertato addirittura che in alcuni casi i sanitari - di cui venivano presentati dettagliati curricula vitae, titoli e specializzazioni ai fini della vittoria del bando - non erano neppure a conoscenza di essere stati inseriti in un appalto specifico.

L'ulteriore gravità dell'illecito si manifestava allorché, in caso di aggiudicazione per l'effettuazione delle prestazioni sanitarie da parte di una delle tre imprese riconducibili agli indagati, essi non erano in grado di adempiere compiutamente agli obblighi garantendo il personale previsto dal contratto.

Le strutture sanitarie così ingannate erano lasciate pertanto nelle condizioni di non poter esercitare oppure erano costrette, contrariamente alle disposizioni normative vigenti, ad impiegare in più turni lavorativi consecutivi i pochi professionisti disponibili.

Dalla ricostruzione dei fatti è emerso inoltre che venivano anche inviati medici non in possesso dei requisiti richiesti, ossia delle necessarie specializzazioni per poter esercitare la professione in servizi ove era richiesta una elevata e specifica qualifica, come il Pronto soccorso, la guardia medica pediatrica e il supporto anestesiologico. Gli inquirenti hanno rilevato che tale condotta avrebbe altresì causato pericolose criticità alle strutture ospedaliere nonché situazioni di pericolo per i pazienti.

Oltre ad aver dato esecuzione alle misure cautelari personali disposte dalla Procura, la Guardia di Finanza ha sequestrato anche, secondo un decreto di sequestro preventivo d'urgenza, l'illecito profitto derivante dai reati contestati che è stato quantificato in circa 4milioni di euro.

Nell'importo del maxi-sequestro sono ricompresi anche 710 milioni di euro che i tre arrestati avrebbero riciclato ulteriormente, trasferendoli ad una altra società estranea al contesto degli appalti, ma di fatto amministrata dagli indagati. Le indagini finanziarie sinora condotte hanno evidenziato che tale società avrebbe provveduto a trasferire le somme di denaro su conti correnti esteri della repubblica lituana per non renderle rintracciabili.

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