Obesità, Oms: è una malattia cronica multifattoriale complessa
L'obesità è una malattia cronica multifattoriale ed è un fenomeno che sta aumentando a livello globale con dati preoccupanti.
La Globesity - come è stata chiamata dall'economista ed agronomo italiano Andrea Segrè (fondatore della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare) nel suo primo romanzo sul tema - presenta altresì un importante impatto economico. Si stima infatti che i costi globali del sovrappeso e dell'obesità raggiungeranno i 18 trilioni di dollari annui entro il 2060.
L'Oms definisce l'obesità una malattia cronica multifattoriale complessa caratterizzata da eccessivi depositi di grasso , che possono compromettere la salute, dovuta ad ambienti obesogeni, fattori psicosociali, variabili genetiche nonché da fattori eziologici maggiori come malattie, farmaci, immobilizzazione forzata, procedure iatrogene.
In un ambiente obesogeno è limitata a livello strutturale la disponibilità di cibo sano e sostenibile a prezzi localmente accessibili, manca una facile e sicura mobilità fisica nella vita quotidiana ed è assente un contesto giuridico e regolamentare adeguato.
L'Oms riconosce che la progressione verso l'obesità è aggravata dalla mancanza di una risposta efficace da parte del sistema sanitario che non riesce ad identificare precocemente nelle fasi iniziali l'aumento di peso in eccesso e la deposizione di grasso nelle persone che rischiano così maggiormente di ammalarsi.
Una persona obesa presenta infatti un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiache , diabete di tipo 2 , tumori. L'obesità influenza significativamente anche la salute delle ossa e la riproduzione ed impatta sulla qualità di vita, come muoversi e dormire bene.
Si fa diagnosi di sovrappeso ed obesità non solo misurando il peso e la circonferenza della vita di una persona, ma in relazione con l'altezza, calcolando l'indice di massa corporea (BMI) in metri quadrati, stabilito per categorie in base all'età e al sesso. Mentre un adulto è in sovrappeso se ha un indice maggiore o uguale a 25 ed è obeso se è uguale o superiore a 30, per i bambini le misurazioni sono correlate alla crescita.
Secondo i dati relativi al 2019, un BMI superiore a quello ottimale ha causato circa 5 milioni di decessi per malattie non trasmissibili ossia malattie cardiovascolari, diabete, tumori, disturbi neurologici, malattie respiratorie croniche e disturbi digestivi.
Obesità infantile
Oltre al rischio aumentato di malattie importanti come negli adulti, l'obesità infantile e adolescenziale comporta anche conseguenze psicosociali negative, da un minor rendimento scolastico al peggioramento della qualità di vita.
Tale condizione è generalmente aggravata dallo stigma, dalla discriminazione e da diffusi fenomeni di bullismo. Si deve tenere altresì in considerazione che i bambini obesi hanno maggiori probabilità di diventare adulti obesi e di sviluppare pertanto altre malattie in età adulta.
Come emerge da un recente studio pubblicato su The Lancet, i dati epidemiologici evidenziano che, rispetto al 1990, l'obesità è raddoppiata negli adulti ed è quadruplicata negli adolescenti . Risulta che nel 2022 una persona su 8 nel mondo conviveva con l'obesità: sono 890 milioni di persone (di età pari o superiore ai 18 anni), rappresentano il 16% della popolazione adulta. Altri 2 miliardi e mezzo di adulti sono in sovrappeso (43%). Sono in sovrappeso, ossia in una condizione di eccessivo deposito di grasso, anche 37 milioni di bambini sotto i 5 anni e 390 milioni di bambini e adolescenti dai 5 ai 19 anni. Convivono con l'obesità 160 milioni di minori .
Sembra un paradosso che nei paesi più poveri coesistano comunemente denutrizione, in tutte le sue forme, ed obesità. Si verifica un doppio carico di malnutrizione. I bambini, più vulnerabili ad una alimentazione inadeguata, sono maggiormente esposti a cibi ad alto contenuto energetico - ricchi di zuccheri, grassi e sale – ma poveri di micronutrienti, che costano meno ma hanno anche una qualità di nutrienti inferiore. L'Oms ritiene che questi modelli alimentari, associati a livelli ridotti di attività fisica, determinino un forte aumento di obesità infantile lasciando irrisolti i problemi della denutrizione.
Lo studio di The lancet sottolinea che l'obesità deve essere prevenuta e gestita dalla prima infanzia sino all'età adulta attraverso la dieta, l'attività fisica e cure adeguate. Sovrappeso ed obesità sono prevenibili e gestibili con specifiche misure adottabili dal singolo individuo, dai sistemi sanitari e dalle istituzioni.
Per ridurre il rischio le persone possono godere di una vita sana avendo maggiore cura della propria alimentazione, della durata e della qualità del sonno, dell'autoregolazione emotiva, evitando altresì tabacco ed alcol ed impegnandosi in una regolare attività fisica. Occorre inoltre fare attenzione a non aumentare troppo di peso durante la gravidanza, praticare allattamento esclusivo al seno anche prolungato e sostenere tutti i bambini, indipendentemente dallo stato di peso, per fare in modo che mangino sano, dormano bene, non siano sedentari.
Il contributo dei professionisti sanitari
Gli operatori sanitari possono fare molto , come valutare peso ed altezza delle persone che accedono alle strutture sanitarie e fornire consulenza su dieta e stili di vita sani, monitorare i fattori di rischio tramite la valutazione della glicemia e della pressione arteriosa e rilevare la presenza di comorbilità e disabilità, compresi i disturbi di salute mentale.
Se viene formulata una diagnosi di obesità attuano i pertinenti interventi sanitari sia nell'educazione terapeutica sia nella gestione delle misure mediche e chirurgiche. I Governi devono realizzare politiche alimentari, nutrizionali, fiscali, di etichettatura nutrizionale, campagne di educazione pubblica e di sensibilizzazione.
Si ritiene che l'obesità sia una responsabilità sociale piuttosto che individuale
Per affrontarla è necessario quindi creare, in un'ottica di azione collettiva, comunità in grado di promuovere e sostenere comportamenti individuali più accessibili, disponibili e convenienti nella vita quotidiana.
Servono azioni più ampie multisettoriali - anche fiscali e normative e che coinvolgano il settore privato rendendolo responsabile dei propri prodotti - che agiscano sui molteplici determinanti della salute come una produzione alimentare sana, un marketing che limiti la commercializzazione dannosa di cibi troppo trasformati, la riduzione della povertà e la pianificazione urbana e lavorativa così da favorire l'attività fisica in città e sul posto di lavoro. Nel settore sanitario occorre progettare e attrezzare risposte di assistenza primaria non solo per identificare il rischio ma anche per prevenire, curare e gestire la malattia.
L'Oms riconosce pertanto che serve un cambiamento urgente e sostenibile per affrontare questa crisi globale. Per far sì che non aumenti il sovrappeso infantile, ha pertanto stabilito un piano di accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi nutrizionali globali - che erano stati fissati ancora nel 2014 nel documento sulla nutrizione e la sicurezza alimentare – che, come è stato dimostrato. influiscono sulla crescita, l'anemia, il basso peso alla nascita, il sovrappeso infantile, l'allattamento al seno e il deperimento del bambino.
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