A Verbier, località sciistica ad una quarantina di chilometri in linea d’aria da Aosta, ma posta oltre confine, nel Cantone svizzero del Vallese, la foto di molte persone ammassate agli impianti di risalita, in molti casi prive di mascherina, ha suscitato, giorni fa, vari commenti da parte dei media. Commenti in linea con quelli fatti dagli esperti che hanno posto, a più riprese, l’accento sul necessario rigore da tenersi durante le festività, in vista di una preannunciata, drammatica quanto certa, terza ondata a gennaio. Il rischio di superare il picco dei 993 decessi in un giorno è reale e la media di circa 600 morti quotidiani è il dato più immediato di come non sta andando affatto bene.
Pandemia figlia dell’azione e omissione umana, politica e istituzionale
Nei fatti l’Italia è la seconda per morti in Europa (la quinta nel mondo) con un totale, al 17 dicembre, di 67.220 vittime e con un rapporto, rispetto ai dati cumulativi di mortalità, dall’inizio della pandemia, che la pone in testa con valore di 107,5 decessi ogni 100mila abitanti (dati OMS).
L’Istat ha rilevato inoltre un'importante sovramortalità, registrata in questo 2020, considerato anche il calo dei mesi di gennaio e di febbraio; un dato che può solo rendere ancora più nitido il quadro sanitario in cui stiamo vivendo.
La seconda fase si mostra in tutta la sua gravità, preannunciandone una terza di cui si teme una continuità lineare senza alcuna linea di decremento possibile. Ed in questo la foto di Verbier riecheggia ancor più in un ammonimento che rimanda alle responsabilità istituzionali e politiche precise nella gestione della pandemia. Una sottolineatura, questa, che oltre all’amaro e beffardo sapore del ve l’avevo detto
, diventa chiave interpretativa della realtà, resa ancor più autentica dai bollettini che, ai drammi causati dal Covid-19, affiancano quelli legati al peggioramento delle condizioni climatiche.
Sono ancora sotto gli occhi di molti le drammatiche immagine dell’onda di fango che ha travolto il paesino di Butti in Sardegna, mentre ulteriori notizie di allagamenti hanno riguardato tutto il paese e continueranno, vista la brutta stagione, ancora per diverse settimane. Purtroppo. I danni ambientali e sociali della cattiva stagione vengono riassunti poi da qualche minuto di commenti e video sui notiziari, mentre nella realtà permarranno nelle vite delle persone e delle comunità per anni.
In provincia di Potenza, a Pignola, un operaio di 51 anni è morto annegato da un’onda di piena mentre stava facendo un sopralluogo per conto del Comune. L’uomo era in servizio all’interno di un progetto legato all’utilizzo dei percettori del reddito di cittadinanza. Ecco, in questa tragica vicenda c’è tutta la fotografia di questo paese. L’operaio non è morto a causa di una fatalità. È morto di lavoro, è morto di povertà. Vittima di una cattiva gestione ed organizzazione di chi dovrebbe gestire ed organizzare. Lui come le vittime nelle RSA, nelle corsie o a casa. Fra essi, ultimo, in ordine di tempo, va ricordato un collega infermiere di 58 anni di Ravenna. Cui si deve aggiungere anche la “contabilità” di un altro suicidio registrato giorni fa, di un infermiere di 37 anni.
A questo punto quindi bisogna ritornare alle piogge e alle nevicate dei giorni scorsi e ai danni causati. In piccola parte sono ascrivibili a fenomeni naturali, ai cicli di cambiamento delle stagioni che si susseguono nei secoli, ma in larga parte riguardano l’operato umano. Il cambiamento climatico causato da un’impronta antropologica devastante ed inquinante, figlia di un’economia legata unicamente alla corsa al profitto e alla competizione, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Non c’era bisogno né di Greta né dei movimenti correlati per capirlo.
In più c’è anche un’azione omissiva da parte dell’uomo stesso che non ha provveduto ha mettere in sicurezza strade, ponti, argini, alvei di fiumi e interi quartieri di tante città. Ecco il maltempo riassume in tutto ciò la stessa vicenda della pandemia in atto. È stato più volte detto che era attesa da tempo e che ogni pandemia porta con sé lutti e fragilità, ma questa ha trovato le debolezze di un paese e di un sistema sanitario che in termini di morti e contagi rimane nei posti alti delle statistiche sanitarie.
Quella in corso dunque è una pandemia figlia dell’azione e dell’omissione umana, politica, e istituzionale. Mentre c’è chi si preoccupa delle lancette dell’orologio legate ai festeggiamenti della messa di Natale o alla possibilità di aprire tutto ciò che si possa aprire per passare le feste tutti assieme, le cronache ancora una volta consegnano inchieste, scandali, episodi che pongono in rilievo una classe politica e dirigenziale cui, nel lungo periodo, si dovranno rimproverare le responsabilità degli smottamenti delle nostre città e delle nostre vite.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?