Una delle realtà che ha dovuto maggiormente riorganizzare l’attività assistenziale a causa dell’emergenza COVID-19 è quella dell’hospice, luogo in cui la presenza di famigliari e amici è parte integrante del processo di cura e dove l’accompagnamento del proprio caro in caso di fine vita assume un’importanza fondamentale. Per documentare il cambiamento messo in atto in queste strutture è stato recentemente pubblicato uno studio descrittivo dove, attraverso la compilazione di un questionario effettuato con un’intervista telefonica, si è cercato di capire come si sono organizzati gli hospice di Italia per far fronte all’epidemia.
Come sono cambiati gli hospice italiani ai tempi del Covid-19
Il COVID-19 ha comportato una riorganizzazione delle varie strutture ospedaliere per poter rispondere alla situazione di emergenza che si è venuta a creare. Si è infatti assistito ad un progressivo cambiamento delle attività degli ospedali, che hanno dovuto sospendere le attività routinarie ed in elezione e riorganizzare le varie unità operative, che da specialistiche sono diventate “COVID”.
Si è reso inoltre necessario lo spostamento del personale sanitario da reparti dove l’attività è stata sospesa, a reparti COVID ed è inoltre cambiata in maniera significativa la presenza di famigliari nelle varie unità operative. Se prima infatti la presenza e le visite di famigliari ed amici era una costante quotidiana, con l’arrivo del COVID gli ospedali sono stati chiusi agli accessi dall’esterno.
Una delle realtà che ha dovuto maggiormente riorganizzare l’attività assistenziale è quella dell’hospice, luogo in cui la presenza di famigliari e amici è parte integrante del processo di cura e dove l’accompagnamento del proprio caro in caso di fine vita assume un’importanza fondamentale.
Per documentare il cambiamento messo in atto in queste strutture è stato recentemente pubblicato uno studio descrittivo dove, attraverso la compilazione di un questionario effettuato con un’intervista telefonica, si è cercato di capire come si sono organizzati gli hospice di Italia per far fronte all’epidemia.
L’indagine ha coinvolto sedici hospice italiani suddivisi in base al rischio COVID-19 in regioni ad alto rischio (oltre 25 casi COVID-19 per 100.000 abitanti), a medio rischio (15-25 casi per 100.000) e a basso rischio (meno di 15 casi per 100.000).
Al momento dell’intervista - svolta a marzo 2020 - è emerso che tutti gli hospice avevano già messo in atto dei cambiamenti, come il trasferimento di personale, la modifica dei criteri di ammissione e avevano iniziato a fornire un supporto telefonico giornaliero alle famiglie che non potevano raggiungere la struttura ospedaliera.
La maggior parte degli hospice ha seguito procedure predefinite nel caso in cui pazienti, parenti o membri dello staff fossero risultati positivi per COVID-19 o fossero casi sospetti, e tutti gli hospice hanno seguito le linee guida nazionali e regionali.
Hospice e politiche di accesso ai visitatori in era Covid-19
Tutti gli hospice hanno modificato le politiche di accesso dei visitatori: dodici strutture hanno consentito l’accesso ad un solo parente per paziente, due hospice hanno concesso deroghe in caso di fine vita, altri hanno consentito l’accesso ai visitatori solo quando i pazienti stavano morendo. Un hospice (in area ad alto rischio) richiedeva che i visitatori rimanessero nella struttura giorno e notte, mentre due strutture erano completamente chiuse ai visitatori.
Anche in caso di decesso, gli hospice hanno attuato politiche differenti. Quattro strutture hanno limitato il numero di parenti che potevano vedere la persona deceduta; un hospice ha vietato a qualsiasi parente di vedere la salma e un altro permetteva ai parenti di vedere il corpo del defunto attraverso una finestra.
Criteri di ammissione in Hospice
La maggior parte degli hospice non ha apportato cambiamenti nei criteri di ammissione, mentre una struttura ha annullato i ricoveri di sollievo e chiuso gli accessi dagli ospedali.
In alcuni casi è stato attivato un sistema di triage telefonico prima dell'ammissione per valutare il rischio di positività COVID-19; due hospice hanno accettato pazienti affetti da COVID-19, isolandoli in aree specifiche, mentre uno degli hospice non ha ammesso pazienti con COVID-19.
Colloqui con i famigliari
Le cure olistiche nel contesto di una malattia infettiva si sono rese estremamente impegnative. Per questo motivo, gli hospice intervistati hanno dichiarato di aver effettuato rapidi cambiamenti anche nell’approccio con i famigliari.
Alcuni hospice hanno implementato le telefonate quotidiane ai parenti che non potevano accedere al reparto, mentre in un’altra realtà lo psicologo telefonava ogni giorno ai famigliari per aggiornarli e fornire supporto psicologico.
Sentimenti del personale
Gli intervistati hanno riportato livelli moderati di ansia da parte del personale in relazione alla necessità di doversi prendere cura al domicilio di bambini o di altri famigliari.
In diversi hospice il personale era preoccupato di andare al lavoro in relazione al rischio per sé stessi di contrarre il virus, ma nonostante questo sono rimasti bassi tassi di assenteismo.
Problematiche e proposte di miglioramento
Le interviste effettuate hanno permesso anche di far emergere problematiche ed elementi da implementare.
Come problematiche principali sono emerse la scarsità o l’utilizzo inadeguato dei DPI, la mancanza di linee guida specifiche per l’hospice per affrontare il COVID-19 e la difficoltà ad integrare le cure palliative.
Per quanto riguarda invece le proposte di miglioramento, sono emerse:
- L’implementazione di farmaci e attrezzature
- Una corretta educazione al personale in prima linea per la gestione dei sintomi e l’assistenza al fine vita, compreso lo sviluppo di protocolli standardizzati che comprendano anche il supporto psicologico e l’approccio in caso di lutto
- L’identificazione di reparti e letti adeguati per accogliere i pazienti al fine vita e strumenti per identificare i pazienti che necessitano di cure palliative
Gli hospice sono strutture in grado di sviluppare rapidamente competenze olistiche e lo stesso può essere fatto per le persone con COVID-19, in particolare riguardo alla cura diretta del fine vita e alla pianificazione dell'assistenza, prima del deterioramento clinico.
Il sondaggio ha messo in luce che, pur necessitando di migliorie e giusta formazione al personale sanitario, il settore ospedaliero si è mostrato in grado di rispondere in modo flessibile e rapido alla pandemia di COVID-19. Viene sottolineata l’importanza da parte delle istituzioni di riconoscere il contributo essenziale degli hospice e delle cure palliative nell’ambito del Covid e garantire questi servizi come integrazione del sistema sanitario.
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