Fare quello che nessun altro farà, in un modo che nessun altro può fare, a dispetto di tutto ciò che si può pensare; questa è l’essenza di un infermiere (Rawsi Williams). Da neolaureata voglio esprimere quanto ho imparato e reso mio della figura infermieristica: la chiarezza è una priorità in diversi aspetti della vita ed in particolare è una necessità in questo periodo d’emergenza ed è in primo luogo un aspetto dell’infermiere nelle sue parole e nelle sue azioni.
Covid-19, un'emergenza che esalta il lavoro di squadra
A livello di riconoscimento sociale la figura professionale infermieristica ha avuto un’evoluzione e mai come adesso è sotto i riflettori per l’importanza che richiede l’assistenza ai pazienti affetti da Covid-19.
Ritengo che la differenza in un infermiere la facciano i gesti semplici, la comprensione delle priorità, l’osservazione ma soprattutto lo spirito critico. L’organizzazione ed un ordine di pensiero ed azione è ciò che è richiesto da un infermiere ed il fatto che vi sia una formazione triennale generica presuppone che si finisca pronti a tutti gli ambiti.
Se penso alla mia esperienza dico che ciò che sono dipende dagli sguardi delle persone che ho incontrato, alle parole scambiate quando c’era motivazione ma anche quando c’era vuoto. L’infermiere completa lo spazio che nessun altro potrebbe ricoprire e le parole non bastano a far comprendere questo concetto, questo periodo di coronavirus sta facendo emergere l’essenziale nella nostra vita di tutti i giorni e ci fa scoprire lati che non conoscevamo, di noi stessi e degli altri.
Quando la giornata di laurea si svolge a casa indossando le ciabatte e pensi a quanto questo periodo ti faccia riscoprire che l’importanza di quel momento è data da quello che provi, da chi ti è stato accanto c’è e ci sarà sempre, perché se c’è qualcosa che sta regalando questo Coronavirus è proprio questo messaggio.
D’altronde l’essenziale è poi quello che è richiesto da un infermiere in questa situazione: esserci e mostrare vicinanza in modo indistinto a chi si trova in una situazione di fragilità e magari la tua vicinanza non la vorrebbe neanche o ne ha paura o esternamente la allontana oppure a chi ti cerca di più, ogni paziente con le sue caratteristiche, esigenze ed i propri valori.
Il fatto che sia più in risalto il ruolo sociale dell’infermiere non preclude tutto ciò che i professionisti vivono ognuno a proprio modo e l’attenzione data dai media sicuramente è una spinta considerando che specificatamente nelle scienze infermieristiche più che in altri settori la conoscenza non finisce e quello che è richiesto varia continuamente e può spingere ben oltre i limiti che si pone.
Ciò che ho visto, praticato ed imparato nel mio percorso e ciò che a frammenti si vede in questi giorni nei telegiornali è che non sono necessarie barriere e divisioni per affrontare le difficoltà che questo Coronavirus impone, ma anzi risalta l’importanza del lavoro in team e dell’azione che ognuno a suo modo per quello che conosce può dare. Perché non prevalga il virus, la paura e la desolazione, ma invece l’affermazione di una responsabilità professionale che può crescere solo se ognuno apporta il proprio unendo chi ha più esperienza e chi meno con riferimenti basati scientificamente in un’unica direzione, cioè quella della salute.
- Benedetta Tocci, Infermiera
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