Milano: quasi una settimana da “appestati"
Una mascherina chirurgica e una mascherina FFP3
Dalla “zona rossa ” non si entra e non si esce. Di loro si sa solo il numero di contagi e di vittime. Ogni giorno sembra quasi un bollettino di guerra.
Le corsie dei reparti sono stranamente vuote , i parenti non possono entrare. Qualcuno esulta. Sì, lo so, non si dovrebbe dire, perché il caregiver è importante e bisogna coinvolgerlo, però che piacere lavorare con questo silenzio.
Nell’armadio della terapia gli scaffali pieni, sia mai che domani non ci possano consegnare le cose. Gli infermieri che chiedono di togliere le ferie perché tanto non possono più partire. E poi, insieme al gel per le mani, ci sono loro: le mascherine . Chiuse a chiave come cimeli da custodire dall’invasione barbarica.
Belle: verdi, gialle, bianche, con valvola, senza valvola… un sogno! E proprio come un sogno finiscono o, peggio, tentano di rubartele in ogni modo. Le maschere: così belle da essere diventate “l’indumento” più indossato per la settimana della moda milanese. È così che scopri che se hai una scatola di mascherine puoi piegare al tuo volere anche il Trump di turno.
Ti svegli e pensi al coronavirus, ti addormenti e pensi al coronavirus. Cerchi subito il numero di contagi aggiornato , poi tutto il giorno fino a sera non parli d’altro. In metropolitana tutti con la mascherina, in reparto no. Ma dopo giorni decidi di regalarti un momento solo per te, per riconoscerti davanti allo specchio.
Magicamente riesci a fissare l’appuntamento dal parrucchiere. Negozio deserto . E finalmente dici “oh, mi posso rilassare!” Chiudi gli occhi mentre ti massaggia la testa, quasi ti sembra di aver vissuto solo un brutto incubo e poi arriva la fatidica domanda: “ma questo coronavirus?”
Insomma, il Globo - è il caso di dirlo - è proprio impazzito
Tutti vogliono sapere del coronavirus : mamma, papà, fratello sorella, amici, zii, portiere del condominio, vicini di casa. Tutti un unico interesse: coronavirus . Tutti con una propria idea , una propria visione del futuro più o meno catastrofica, tutti con la propria soluzione.
E non ti resta che ascoltarle tutte, se no sei antipatica. Gli scaffali dell’Esselunga sono vuoti, la mamma direttamente dalla Puglia tiene a ricordarmelo ogni sera. Un altro bollettino di guerra. La rassicuro, nei supermercati bio difficile che svuotino gli scaffali. Insomma, non moriremo di fame neppure stavolta .
Il 118 usato come numero centro di ascolto, tipo come facevano un tempo quando si sentivano soli e chiamavano gli operatori dei call center. E intanto i casi veri aspettano. Perché il coronavirus non ha cancellato gli infarti, gli ictus, gli incidenti stradali , ma la gente sembra averlo dimenticato.
Vaglielo a dire all’infermiere del triage che ha la laurea triennalina e che ha fatto un corsino che può fare pure Carmen Di Pietro . Insomma, il Globo - è il caso di dirlo - è proprio impazzito .
Quasi una settimana di coronavirus . Sto guardando il mio cane, mi chiedo come mai in questi giorni non abbia imparato a parlare per chiedermi del coronavirus. Mi aspetto che da un momento all’altro mi offra qualsiasi cosa pur di avere una mascherina, meglio se con valvola.
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