Si moltiplicano le manifestazioni dei negazionisti anti-mask: Londra, Berlino, varie negli USA, Madrid. Ultima, solo in ordine di tempo, quella di Roma, annunciata per sabato prossimo, vedrà una galassia eterogenea di anime marciare sulla capitale contro quella che, loro stessi hanno definito, una dittatura sanitaria. Peccato che non potranno parteciparvi due big dell’economia e della politica del Bel Paese, limitati nella loro libertà da una obbligata quarantena – causa positività virale – secondo le indicazioni date dal loro medico di fiducia, nonostante la pandemia non esista e il virus sia clinicamente morto.
La politica della paura e del capro espiatorio paga, ha sempre pagato
Uno dei più accaniti sostenitori dell’iniziativa del 5 settembre, Vittorio Sgarbi, come sindaco della città di Sutri, nel viterbese, forse già per i prossimi giorni potrebbe emanare un’ordinanza – il cui testo dovrebbe essere concordato addirittura con il Ministro Lamorgese – che vieterebbe l’uso in pubblico delle mascherine senza giustificato motivo. In merito si resta in attesa dei prossimi sviluppi, con un occhio di attenzione ai cugini francesi che in molte città, visto l’aumento importante dei contagi, hanno reso obbligatorio l’uso delle mascherine anche all’aperto.
In questi giorni inoltre, rivolta proprio ai negazionisti, ha fatto sentire con forza la sua voce un’infermiera che si è resa protagonista nelle giornate più dure della pandemia: Elena Pagliarini, premiata da Mattarella con il titolo di Cavaliere della Repubblica. È l’infermiera della fotografia che ha fatto il giro del mondo che la ritrae, sfinita, crollata sulla scrivania in una notte in cui, all’ospedale di Cremona, accadde di tutto.
Elena ha detto, a commento delle ultime notizie: Vorrei che i negazionisti provassero ciò che ho provato io
. Intanto in Trentino e a Carrara sono risultati positivi, rispettivamente, 24 addetti in un’azienda di lavorazione delle carni e 15 cavatori. Viene voglia di riandare a tutti coloro che, in seri ed argomentati dibattiti televisivi, confronti elettorali, interviste varie, consideravano importante però prendere in considerazione, assieme alle misure per fronteggiare l’epidemia, quelle per sostenere di non “chiudere” l’economia.
Cosa abbia significato questa visione econimicistica della pandemia, purtroppo, lo si è visto bene nelle aree dove la percentuale delle vittime (morti, malati e contagiati) ha raggiunto livelli tragici. Se ciò non bastasse a far capire qualcosa ai beoni da tastiera (termine diverso da leoni: questi si bevono di tutto), pronti a marciare su Roma, allora si può gettare uno sguardo alla Svezia.
Paese avanzato, ricco e unico fra quelli europei ad aver scelto di non seguire alcuna misura di lockdown. Risultato? Da più parti la strategia svedese è stata definita un sacrificio umano inutile, con un tasso di decessi del 40% superiore a quello degli Stati Uniti, che sono il primo paese per numero di morti (185.744) e contagi (6.114.406).
La Svezia ha avuto, sino ad oggi, 5.820 decessi, su una popolazione di 10.302.984 abitanti, in una situazione economica destinata a peggiorare, con una disoccupazione, a maggio, salita al 9%, ed una contrazione dell’economia di circa 4,5 punti percentuali. Tutto questo per non chiudere o mettere una mascherina? C’è di peggio.
Negli Stati Uniti, dove è iniziata una campagna elettorale che probabilmente vedrà riconfermata la presidenza Trump, nella scorsa primavera 5,4 milioni di lavoratori hanno perso la copertura sanitaria, secondo quanto riportato dal New York Times.
Un fatto che avrà ripercussioni negative, considerando i nuclei familiari correlati alle coperture mancate, che potranno interessare tra i 10,1 (secondo l’Urban Institute e la Robert Johnson Foundation) e i 27 milioni (Kaiser Family Foundation) di uomini e donne si ritroveranno, in quelli che potranno essere i mesi peggiori della pandemia, privi di sostegno economico e sanitario.
Un quadro tragico che è esacerbato da un crescere delle proteste per i vari omicidi a carico dei neri. Un quadro che si riproduce nei pricipali paesi colpiti dalla pandemia: Brasile, Regno Unito, India, fino ai più piccoli, come la Serbia in cui a Belgrado è stato contestato il Presidente Vucic, conservatore e populista, per una gestione elettoralistica delle aperture post-lockdown.
Il tutto appare come un monito, che cadrà sicuramente nel vuoto, per i chiacchieroni nostrani, che sembrano essersi dimenticati di cosa sia accaduto la scorsa primavera e soprattutto negano ogni responsabilità politica alla base degli alti numeri di decessi italiani.
Tutto questo alle porte della riapertura delle scuole, dove le polemiche inutili e privi di argomentazioni – fatta eccezione per quelle dei lavoratori e degli addetti in relazione alle loro condizioni di lavoro – risultano solo fini a se stesse. Ma si sa, la politica della paura e del capro espiatorio paga, ha sempre pagato.
Manterrà Trump sul suo seggio milionario, aprirà l’assalto a molte amministrazioni locali e regionali all’inizio di un autunno dove, molto probabilmente, il coronavirus se ne infischierà di chiacchiere e chiacchieroni di vario tipo e tornerà probabilmente a far sentire la sua cattiveria, in un paese dove qualcuno pensa che, essendo sindaco, può fare quello vuole, magari sostenuto anche da tanti infermieri che, risentiti per le mancate assunzioni, i mancati aumenti, le tante mancate promesse, pensano che la miglior strategia sia non avere strategia.
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