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COVID-19

Casi fatali post somministrazione dei vaccini

di Daniela Berardinelli

Il 16 aprile 2021 AIFA ha pubblicato il terzo report sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19. Nelle varie sezioni illustrative una è dedicata ai casi con esito fatale dopo vaccinazione Covid-19. I dati inseriti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza fino al 26 marzo 2021 sono 102, ma l’analisi si basa su 100 poiché due sono dei duplicati di segnalazioni già pervenute. 76 di queste sono post somministrazione di Comirnaty (Pfizer), 12 Moderna e 12 Vaxzevria (Astrazeneca).

Eventi avversi dopo l’inoculazione del vaccino AstraZeneca

Il tasso di segnalazione è di 1,1 su 100.000 dosi somministrate, il 53,9% dei casi riguarda soggetti di sesso femminile e nell’80% dei casi l’esito fatale si è verificato in soggetti con età superiore ai 75 anni. In 74 di questi casi il decesso è avvenuto dopo la prima dose, in 25 dopo la seconda (manca l’informazione inerente il restante caso).

I decessi segnalati non sono a seguito di reazioni anafilattiche importanti, ma spesso associate ad eventi cardiovascolari in pazienti con anamnesi patologica pregressa o presenza di fattori di rischio cardiovascolari.

Nonostante l’attribuzione del nesso di causalità sia estremamente complessa e non sia sta ancora confermata, sono stati oggetto di grande attenzione mediatica e discussione scientifica i casi avvenuti post vaccino AstraZeneca. Tale vaccino potrebbe infatti essere associato a rari ma gravi eventi avversi scatenando una trombosi, primariamente a livello venoso cerebrale con un concomitante quadro di trombocitopenia. Oltre a questa sede anatomica, sono state riscontrate delle trombosi anche a livello del distretto arterioso e dei fenomeni embolici polmonari.

Alcuni recenti articoli pubblicati sul New England Journal of Medicine hanno trattato questi casi, descrivendone le caratteristiche e i decorsi clinici dei singoli pazienti coinvolti. Le complicanze trombotiche e il quadro di trombocitopenia associato, illustrati negli articoli scientifici, interessano sedi anatomiche non comuni, quali il distretto cerebrale e addominale, con comparsa tra una e due settimane post vaccinazione con ChAdOX 1 nCoV-19 (AstraZeneca) e suggeriscono la presenza di un disordine clinicamente simile, nella forma e manifestazione, alla trombocitopenia indotta da eparina (HIT), noto disturbo a carattere protrombotico causato dalla produzione di anticorpi con azione contro una proteina prodotta dalle piastrine, il fattore piastrinico 4 (PF4) e l’eparina esogena.

Diversamente però dalla trombocitopenia indotta dall’eparina, i pazienti vaccinati non avevano ricevuto alcuna somministrazione di quest’ultima, che potesse spiegarne la conseguente condizione patologica di trombosi e trombocitopenia. Se la produzione di questi anticorpi sia innescata dal forte stimolo infiammatorio indotto dal vaccino o se siano anticorpi indotti dal vaccino che reagiscono in modo crociato con il PF4 e le piastrine non è ad oggi ancora chiaro.

Quali indicazioni per i clinici

Si rende indispensabile porre attenzione alla possibilità che si verifichino fenomeni di trombosi venose o arteriose, sospette, a siti inusuali come il cervello, l’addome, circa 5-20 giorni post vaccinazione. Se questa reazione è in più accompagnata da una trombocitopenia, con valori di D-dimero molto elevati, potrebbe rappresentare un effetto avverso della vaccinazione Covid-19.

Dovrebbe poi essere effettuato il test ELISA per identificare la presenza di anticorpi anti-complesso PF4/eparina (generalmente utilizzato nei casi di trombocitopenia eparina-indotta) anche nei casi di sospetta trombocitopenia o trombosi associati ad anticorpi anti PF4 post vaccinazione, per confermare la diagnosi di trombocitopenia trombotica immmunitaria vaccino indotta (vaccine-induced immune thrombotic thrombocytopenia, VITT).

La terapia consigliata

Oltre all’esecuzione di test di laboratorio volti ad identificare la presenza di questi inusuali anticorpi contro il PF4, il trattamento consigliato prevede la rapida somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa e la somministrazione di una terapia anticoagulante non eparinica (come l’argatroban, danaparoid, fondaparinux, o anticoagulanti orali diretti.) Ad oggi sono comunque strettamente necessari ulteriori dati che indaghino la patogenesi di questo fenomeno e la possibile funzione “trigger”, ovvero scatenante, del vaccino.

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