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La flessibilità del sistema infermieristico tedesco offre molti sviluppi professionali

di Gregorio Viscomi

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BadenWuttemberg. Il primo luglio 2014, dopo aver vinto una borsa di studio “Erasmus Placement” è iniziata la mia esperienza di tirocinio all’estero di tre mesi da studente in infermieristica presso la clinica “Diakonie” di Stoccarda. Questa è molto conosciuta per via della sua ortopedia che vanta di essere la più antica al mondo e la sua antica formazione infermieristica.

P-42 è il nome del reparto in cui ho vissuto questa esperienza. Reparto ortopedico specializzato nel trattamento chirurgico delle patologie della spalla, del ginocchio e del piede. Il mio primo giorno è stato incredibile, poiché essendo abituato agli ospedali calabresi, una infinità di cose che per i miei colleghi tedeschi sono la normalità, per me sono stati un qualcosa che nemmeno avrei potuto immaginare.

 

Le cose che hanno catturato subito la mia attenzione sono state l’organizzazione e le moderne tecnologie che si trovano all’interno di questa clinica. Appena entrato il primo giorno mi ha accolto il direttore infermieristico “PflegeDienstLeitung” che mi ha fatto vedere i locali della clinica e mi ha portato a provare le taglie della divisa.

 

Appena scelte le taglie mi viene registrato un chip elettronico, che mi servirà per il ritiro e la consegna giornaliera della divisa da un macchinario “supertecnologico”, e in più mi ha consegnato le chiavi di tutti i locali, consegnandomi una fiducia e responsabilità inaspettata.

Ciò che mi ha colpito ancor di più del sistema lavanderia e del macchinario automatizzato è stata la cordialità e l’assente trattamento gerarchico con cui un direttore infermieristico mi ha accolto e con la disponibilità nello spiegarmi tutto nonostante il mio tedesco inesistente e un suo inglese arrugginito.

 

La struttura dell’ospedale è molto moderna e l’aiuto che danno le nuove tecnologie allo svolgimento di attività infermieristiche è enorme, e per parlarne dettagliatamente dovrei scrivere un libro intero.

 

Messo il primo piede nel reparto, attraversando una porta ad apertura automatica, tutto quello che vedevo mi sembrava tutt’altro che un reparto ospedaliero al quale ero abituato. Accogliente, luminoso, moderno, silenzioso, pulito e spazioso sono gli aggettivi che descrivono la mia prima impressione nel P-42.

 

Organizzazione ed efficienza sono le due parole che meglio descrivono l’ambiente ospedaliero tedesco. Tutto è organizzato nei minimi dettagli e niente è lasciato al caso.

 

Gesundheits und Krankenpfleger” (salute e infermiere) questa è la nostra qualifica tedesca, che si ottiene seguendo un corso professionale triennale, un po’ come era da noi prima dell’introduzione del corso universitario infermieristico nelle università italiane.

 

Nel mio reparto ci sono infermieri, aiuto infermieri, e coordinatori degli infermieri.

 

Il coordinatore infermieristico (“ex-caposala”) fa lo stesso lavoro degli infermieri assunti normalmente e in più si occupa dell’organizzazione dei turni.

 

Allora la domanda che risulta spontanea è: cosa fa un normale infermiere nella pratica quotidiana?

La risposta è semplice ed è: tutto! L’infermiere tedesco passa dalle usuali pratiche infermieristiche come il prelievo, ossigenoterapia e preparazione e somministrazione della terapia, a servire te e caffè ai pazienti ad occuparsi dell’igiene totale dei pazienti, a disinfettare qualsiasi cosa e a essere a disposizione di tutti.

 

Paradossalmente nonostante io penso e sostengo che in Germania l’infermiere abbia un carico di lavoro maggiore in confronto a un collega italiano, il lavoro lo si sente di meno, perché è tutto organizzato e vige un rispetto ineguagliabile nei confronti della nostra professione, sia da parte dei pazienti, che da parte del restante personale sanitario con cui c’è una collaborazione diretta e bilaterale e uno stesso livello comunicativo, non come in Italia dove si sente il peso di una gerarchia vecchia e incomprensibile che va bene a tutti, non va bene a nessuno, e credo non faccia bene soprattutto ai pazienti coloro al quale bisogna rivolgere un livello di attenzione primaria.

 

Il sistema infermieristico tedesco è un sistema flessibile che offre varie possibilità lavorative, molte possibilità di carriera, e possibilità di specializzarsi in diversi ambiti con corsi di formazione successivi al diploma chiamati “weiterbildung”.

 

Il paragone con il sistema italiano nasce spontaneo ed è molto triste, poiché ciò che è la realtà in Italia rappresenta un sistema bloccato e chiuso dove a stenti si ha possibilità di lavorare e si hanno pressoché nulle possibilità di carriera. Questo porta indubbiamente a non avere sufficienti gratificazioni e stimoli dal lavoro che si svolge.

 

Questa mancanza di gratificazioni è dovuta anche al fatto che dopo una laurea sudata che dà conoscenze e competenze importanti, non ve ne è riscontro in una realtà favorevole alla crescita professionale e a un migliore servizio sanitario maggiormente concentrato sulla salute del paziente.

 

Per far capire meglio ciò che voglio far intendere ho deciso di raccontare genericamente qualcosa che mi ha colpito di un normale turno di un infermiere della P-42.

 

Il turno lavorativo inizia con un incontro chiamato “ubergabe” nel quale gli infermieri del turno precedente prendono la cartella infermieristica di ogni paziente e iniziano a descriverne le patologie, i bisogni infermieristici, e problematiche varie paziente per paziente.

 

Successivamente a ogni infermiere si assegnano delle stanze di cui lui dovrà prendere in cura i pazienti, e a un infermiere si assegna la presa in carico e monitoraggio continuo dei pazienti operati nello stesso giorno. Quindi si parte e ognuno fa il suo senza interferire l’uno con l’altro.

 

Una cosa molto importante è la disinfezione, alla quale si presta una particolare attenzione, in quanto tutto viene disinfettato a partire dagli impacchi di ghiaccio usati a finire alle aste delle flebo e alle sedie a rotelle, un po' tutto viene disinfettato.

 

Ho avuto modo di capire che la prevenzione delle malattie ospedaliere viene presa sul serio, forse anche un po’ troppo!

 

Qui in questa clinica ho potuto osservare e mettere in pratica tutto ciò che prima era solo qualcosa di astratto e che era rimasto tra le aule dei banchi all’università, e che effettivamente non veniva quasi mai applicato negli ospedali in cui sono stato.

 

Un esempio sono: “l’NRS”, “la anamnesi infermieristica”, la “cartella infermieristica”, ecc.

 

Mi ha colpito molto l’NRS ovvero la scala di rilevazione del dolore, cosa molto importante e usata qui e che ho anche trovato molto utile. Secondo questa scala noi infermieri possiamo somministrare antidolorifici morfinici in casi di dolore acuto senza il bisogno di contattare un medico, poiché il medico ha già prescritto quel farmaco, che in base all’NRS è a nostra discrezione somministrare.

 

L’anamnesi infermieristica invece è molto utile per rilevare il grado di autosufficienza del paziente e di conseguenza i suoi bisogni infermieristici, che poi verranno presi in carico e gestiti con professionalità dal “Krankenpfleger”(infermiere).

 

Questo è solo un assaggio di un mondo che ho scoperto grazie all’esperienza “Erasmus Placement”.

 

Dopo essermi sentito parte di questo sistema così efficiente come quello tedesco, credo che in Italia ci siano molte cose che devono cambiare, e credo che per farlo c’è bisogno di aprire gli occhi e di intervenire soprattutto a livello politico organizzando meglio e rendendo più efficiente un sistema sanitario decadente e anacronistico a ciò che è l’assistenza medico infermieristica del ventunesimo secolo.

 

Gregorio Viscomi

Studente Infermieristica

 

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