Ho sempre creduto che non mi sarei mai dato per sconfitto, ma quando alla domanda: "come stai?" rispondi "non lo so", ti rendi conto che qualcosa sta cambiando in te e ti sta segnando. In fondo siamo infermieri, ma anche persone: spesso ci paragonano ad angeli venuti a far solo del bene, non capendo quanto, alcuni di noi, soffrano internamente. Vi racconto in poche parole la mia esperienza in Rianimazione.
Io, studente di Infermieristica e il mio tirocinio in Rianimazione
Sono uno studente di infermieristica al terzo anno e come tale pensavo che tutto ciò che avessi fatto e avessi visto fosse il tutto della mia futura professione.
Invece, nel momento in cui sono entrato in quel reparto ho capito che quello era il tutto, era il limbo ma non quello di Dante tra Inferno e Paradiso, ma quello fra la vita e la morte.
La Rianimazione è come una stanza del tempo dove i minuti, le ore e i secondi rallentano e tutto ciò che fai può essere fondamentale o palliativo.
L'infermiere sa che quando entra nella stanza tutto ciò che è intorno a lui sembra rallentato al 120% compreso lui e l'unica cosa che sente veramente sono le macchine con i loro allarmi e i suoi battiti cardiaci che suonano come una grancassa dentro alla gabbia toracica.
La Rianimazione è come una stanza del tempo dove i minuti, le ore e i secondi rallentano e tutto ciò che fai può essere fondamentale o palliativo
Ho sempre creduto che non mi sarei mai dato per sconfitto, ma quando alla domanda: "come stai?" rispondi "non lo so", ti rendi conto che qualcosa sta cambiando in te, ti rendi conto che qualcosa ti sta segnando.
Potresti fare di meglio, ti ripeti, ma sai che più fai del tuo meglio e più allo stesso modo la ruota gira. Questi dubbi fanno sì che nel professionista si crei il Purgatorio, un luogo dal quale molti riescono ad uscire, alcuni si fanno assorbire dalla rabbia e tristezza e altri rimangono fermi e stabili senza cercare una soluzione per uscire da lì.
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