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Il bello di essere un’infermiera

di Redazione

Mi sono domandata a lungo quale sia il bello di essere un’infermiera, da quando mi son ritrovata in questo corso di laurea un po’ per caso… La mia strada era tutt’altra, eppure mi sono ritrovata qui, e senza troppo indugiare ho cominciato passo dopo passo a scoprire questa dimensione.

Infermiere, in questa professione ci devi stare con tutto te stesso

Altalenavo - anzi altaleno ancora - tra momenti in cui vorrei altro nel mio futuro, ma mi rendo conto che col tempo in questa dimensione ci sono in pieno, la vivo a 360°, come parte attiva e non mi va poi così male.

E non parlo di risultati di carriera universitaria, parlo di quando i pazienti mi guardano con quegli occhi dolci e impauriti, quando al mio sorriso vedo finalmente accendersi in loro una luce, come per dirgli “lascia fuori il resto, per adesso ci prendiamo cura noi di te”.

E al di là del prendersi cura, dell’assistenza, del considerare il paziente “in maniera olistica” di cui tutti gli autori, i professori, tutti i perbenisti del campo ripetono alla nausea, in questa professione ci devi stare e ci devi stare con tutto te stesso.

Non si può essere superficiali, disattenti e concentrati su di sé; devi essere pronto a comprendere l’esigenza che chi hai davanti non riesce ad esprimere, devi essere accorto e accogliente, amare gli altri amando te stesso. E bisogna essere preparati caspita, e tanto!

E questo sottolinea il fatto che spesso non viene considerata la nostra preparazione, quanto noi studiamo per fare quello che facciamo e quanto sia importante che ciò avvenga, perché tra le nostre mani, nel nostro lavoro, ci sono sempre vite che hanno bisogno di noi prima che cadano a terra per uno svenimento e non soltanto dopo, quando stanno già a terra.

Tutto questo per dire che anche noi possiamo riconoscere segni e sintomi, prevedere le possibili conseguenze e adoperarci per quanto nelle nostre possibilità a ridurre complicanze e fare in modo che un qualsiasi stato di malattia - che può colpire chiunque e che chiunque prima o poi colpirà - non diventi una fossa buia da cui non poter riemergere, ma solo uno degli eventi della vita che richiede di mettere bene in caldo i motori, di accompagnarsi da persone disposte ad esserci, ed investire del buon carburante per arrivare alla stazione successiva della vita.

E al di là del prendersi cura, dell’assistenza, del considerare il paziente “in maniera olistica” di cui tutti gli autori, i professori, tutti i perbenisti del campo ripetono alla nausea, in questa professione ci devi stare e ci devi stare con tutto te stesso

Ecco io voglio esserci, per tutti coloro che vorranno. Mi spiace soltanto che non tutti gli studenti che vedo aggirarsi nel corso di laurea in Infermieristica la pensino allo stesso modo, che non si curino di quanto sia importante sapere, ma solo di arrivare, e così non riusciremo a fare la differenza.

Perché io ci credo, in fondo, che la classe degli infermieri troverà il giusto riconoscimento, ma dovrà meritarlo… io intanto continuo il mio percorso, sperando di trovare il posto giusto, anche in questa stessa dimensione, per poter rendere il meglio di me, per me e per gli altri, perché la vita è una sola e nonostante tutto è bella e non possiamo essere gelosi del nostro meglio non condividendolo.

Celeste Zerbo, Studentessa Infermiera

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