Alla Città della salute e della scienza apriranno divisioni dedicate alla preparazione degli studenti del corso di Laurea in Infermieristica, ma anche integrati con l'attività degli ospedali, dove i futuri operatori sanitari avranno l’opportunità di formarsi facendo esperienza sul campo, guidati da tutor. È un progetto condiviso su cui stanno lavorando per farlo diventare realtà, insieme, l’Ordine delle professioni infermieristiche, l’Università degli Studi e l’Azienda ospedaliero-universitaria Città della salute.
Il progetto mira a valorizzare la formazione, avvicinandola al mondo dell’assistenza

Città della Salute di Torino
Prende forma a Torino il progetto dei reparti integrati
ovvero reparti ospedalieri dedicati alla formazione degli studenti del corso di Laurea in Infermieristica, ma integrati completamente con l’attività clinica e assistenziale degli istituti ospedalieri. Ovvero, all’interno degli stessi saranno create divisioni in cui i futuri operatori sanitari potranno sviluppare competenze direttamente sul campo, in modo progressivo, guidati da professionisti-tutor.
Il progetto è stato al centro di un recente incontro tenuto nella sede dell’Ordine delle professioni infermieristiche, tra il Commissario della Città della Salute, Thomas Schael, e il Presidente di Opi Torino, Ivan Bufalo. Ad affiancare Opi della progettazione è lo stesso Ateneo torinese.
Alcune sperimentazioni sono già avviate
Dei precedenti in questa direzione sono già presenti in alcune realtà torinesi: all’ospedale San Luigi di Orbassano e al Mauriziano, così come in due dei 4 ospedali della Città della Salute, il Centro traumatologico ortopedico e alle Molinette, dove l’esperienza sta prendendo avvio.
Pur non trattandosi ancora di veri e propri reparti dedicati esclusivamente alla formazione universitaria
- spiegano da Opi - questi percorsi rappresentano un primo passo concreto verso un modello integrato
. Ora l’obiettivo è dare a queste esperienze tra loro separate una forma più strutturata e sistemica, anche attraverso un coordinamento condiviso tra università, Ordine e aziende ospedaliere
.
Per portarle a compimento, è necessario il coinvolgimento attivo della Direzione delle Professioni Sanitarie e dell’intera filiera dell’organizzazione ospedaliera
, sottolinea infine il Presidente di Opi Torino, Ivan Bufalo. Inoltre, un’esperienza di questo tipo rappresenterebbe anche un’occasione concreta per valorizzare tutti quei professionisti che, nel corso degli anni, hanno maturato competenze nella formazione e nel tutoraggio clinico, spesso senza un riconoscimento adeguato. Immagino reparti in cui ogni infermiere coinvolto sia parte integrante del percorso di apprendimento, con un ruolo pienamente riconosciuto e condiviso
.
Massimo.Fabris
2 commenti
L'invenzione dell'acqua calda
#1
Sinceramente questo articolo mi fa sorridere, essendo un infermiere con 33 anni di servizio ed essendo tutor da tanti anni mi accorgo che la preparazione degli studenti è sempre più bassa,le ore di tirocinio sono sempre più ridotte, di almeno 1000 ore in meno di quelle che dovevamo svolgere noi con il corso professionale. L'esperienza di cui si parla nell'articolo noi lo svolgevamo regolarmente durante l'estate di ogni anno scolastico, quindi nel 1990 a Venezia già gli allievi "gestivano" un reparto affiancati dagli infermieri di turno ed era una cosa assodata e regolare, tanto che quando si terminava il ciclo di studi eravamo già "pronti" per lavorare in reparti e ospedali in tutto il Veneto. Mi sembra che si stia celebrando una metodica che già precedentemente veniva regolarmente eseguita, il concetto però era che durante i miei anni di Scuola Infermieri, erano così tante le ore di tirocinio che eravamo regolarmente in reparto 5/6 giorni la settimana per 3 anni consecutivi, non c'erano pause né interruzioni....io da quando ho iniziato la scuola a quando sono diventato infermiere e ho cominciato a lavorare sono passati 12 giorni di interruzione solo per espletare pure faccende burocratiche.