Sebbene l'infermieristica sia una professione dominata dalle donne in quanto esse costituiscono la maggioranza della forza lavoro sanitaria globale, le infermiere sono sottorappresentate nella leadership sanitaria ed hanno opportunità limitate e limitanti di procedere nell'avanzamento di carriera. Le donne che lavorano in ambito infermieristico e che aspirano a ricoprire ruoli di guida sono infatti soltanto il 25%, perché incontrano ancora barriere che impediscono loro di fare carriera, sia nell'assistenza sanitaria che nel mondo accademico. Gli ostacoli sostanziali che limitano tale avanzamento sono rappresentati soprattutto dalla convinzione prevalente che l'assistenza sia un'occupazione femminile e dalle aspettative sociali sulla posizione subordinata delle donne.
Perché le infermiere sono sottorappresentate nella leadership sanitaria?
Le infermiere sono sottorappresentate nella leadership sanitaria ed hanno poche opportunità di procedere nell'avanzamento di carriera.
È quanto emerge dai risultati di uno studio australiano, finanziato dal Consiglio nazionale per la salute e la ricerca medica, che per la prima volta ha fornito in maniera esaustiva approfondimenti sui molteplici impedimenti, sfide e barriere che le singole donne incontrano in tutti gli ambienti sanitari del mondo quando aspirano a ruoli di leadership.
Si tratta di barriere, presenti diffusamente nei sistemi sanitari e in diversi contesti organizzativi, che non consentono alle donne infermiere di sapere come guidare, voler guidare e di guidare sebbene esse vogliano e sappiano essere dei leader.
Tuttavia, per esserlo, hanno generalmente bisogno di un sostegno familiare da parte del partner per conciliare i doveri domestici con l'avanzamento professionale. Questo supporto organizzativo all'integrazione lavoro-famiglia spesso però viene a mancare. Per essere una infermiera leader servono, quindi, anche strategie personali che promuovano l'auto-emancipazione, l'autostima e la sicurezza finanziaria.
Le principali barriere - evidenziate da una revisione sistematica e da una meta-sintesi condotta nel 2024 su un campione che includeva infermieri diplomati, laureati, dirigenti e leader – riguardano sostanzialmente la capacità, la motivazione e le opportunità.
Sono correlate, oltre al role modeling e allo sviluppo della capacità di leadership, anche a molteplici fattori complessi ed interagenti tra cui convinzioni e stereotipi sociali di genere, percezione della professionalità, leadership gerarchica maschile, politiche sulle risorse umane, politiche sanitarie vincolate dai costi, pregiudizi professionali, discriminazioni e questioni più generali come il contesto organizzativo e strutturale nonché il supporto dato alle opportunità.
Diventano barriere anche la mancanza di formazione alla leadership , nonché un supporto e un tutoraggio organizzativo limitato e problemi di equilibrio tra lavoro e vita privata. I percorsi di avanzamento di carriera risultano spesso ristretti o poco chiari per le infermiere e, laddove esistano, vengono segnalate selezioni o assegnazioni inique di posizioni di leadership in base all'età o alla durata del servizio piuttosto che alle reali capacità di leader.
Squilibri di potere e privilegi, norme culturali che stigmatizzano il lavoro di infermiere come “da donna” e la visione sociale dell'assistenza come ruolo femminile contribuiscono alla divisione della leadership tra uomini e donne e, di conseguenza, a svalutare le infermiere.
Esiste purtroppo ancora una visione patriarcale della leadership che contribuisce a generare pregiudizi di genere inconsci ma ben radicati. Sono pertanto i pregiudizi e le barriere ad incidere sulla credibilità, capacità ed abilità delle infermiere contribuendo ad una loro scarsa soddisfazione lavorativa e all'abbandono della professione.
Questi fattori demotivano le donne dal cercare opportunità di leadership a causa di sentimenti di inadeguatezza e trascurano per ruoli di guida anche le infermiere più qualificate .
Dallo studio emerge che sono soprattutto le infermiere a metà carriera, quelle che rientrano dal congedo parentale e quelle che lavorano part-time, a riferire di ricevere un supporto inadeguato e uno scarso riconoscimento e di avere limitate opportunità di avanzamento di carriera.
Anche le interruzioni di carriera, per quelle infermiere che erano riuscite a conquistare la leadership, si sono dimostrate dannose per la progressione, soprattutto per i gradi dirigenziali più alti.
È stato dimostrato che generalmente i ruoli di cura genitoriale aggravano le altre barriere alle opportunità. Ridurre le ore lavorative e prendersi delle pause di carriera non aiuta quindi ad ottenere posti di leadership dalle amministrazioni, perché i dirigenti presumono un disinteresse per l'avanzamento.
Risulta inoltre che le infermiere che lavorano nelle cliniche comunitarie e nei contesti subacuti hanno meno opportunità di progressione rispetto a quelle che lavorano negli ospedali sebbene le amministrazioni ospedaliere, gestite principalmente da medici, abbiano storicamente limitato le opportunità di amministrazione infermieristica.
Sono altresì penalizzate le infermiere di età superiore ai 40 anni, considerate non abbastanza competenti per ruoli impegnativi. Si evidenzia infine che la maggior parte delle infermiere del campione ha riferito di aver dovuto lavorare di più per dimostrare il proprio lavoro nel momento in cui hanno aspirato a posizioni di leadership.
Nonostante l'impegno si sentivano, tuttavia, sottovalutate o addirittura invisibili nei loro luoghi di lavoro. Erano altresì tenute a rispettare standard più elevati rispetto ai colleghi uomini . Ciò ha portato le donne a sentirsi frustrate, emarginate, scoraggiate ed impotenti.
Secondo gli autori dello studio, è essenziale comprendere ed affrontare queste barriere per poter davvero promuovere la diversità di genere nella leadership sanitaria infermieristica, migliorare le opportunità di carriera per le donne infermiere e migliorare l'equità complessiva dell'assistenza e dei risultati sanitari attesi.
Poiché sinora le soluzioni adottate per superare tali ostacoli si sono dimostrate inefficaci, gli esperti suggeriscono di cambiare paradigma passando dalla necessità di “sistemare le donne” alla necessità di attuare interventi a livello organizzativo pensati per le donne come accordare un orario di lavoro flessibile, promuovere politiche a favore della famiglia e garantire trasparenti processi di selezione alla leadership. Affrontare queste barriere potrebbe altresì portare ad accettare aspetti più femminili dello stile di leadership e ad utilizzarli all'interno di ruoli dominati dagli uomini.
Gli autori auspicano che i risultati della revisione possano servire come base per la ricerca sull'implementazione, la progettazione e l'adattamento di strategie efficaci a livello organizzativo e di sistema, specificatamente adattate alle esigenze delle donne in ambito infermieristico, con l'obiettivo di superare tali ostacoli attraverso politiche sul posto di lavoro.
Poiché è stato ampiamente riconosciuto che il rafforzamento della professione infermieristica risulta fondamentale per fornire un'assistenza sanitaria accessibile e conveniente e che le pratiche efficaci di leadership infermieristica hanno implicazioni importanti per il miglioramento della qualità assistenziale e dei risultati ottenuti dai pazienti, gli esperti ritengono che occorra consentire agli infermieri, comprese le donne, di esercitare la professione al massimo della loro formazione e delle loro competenze e conoscenze.
Occorre dunque investire sulla leadership infermieristica, senza lasciare indietro nessuno . Il contributo di ogni infermiere deve essere massimizzato per ottimizzare l'assistenza, promuovendo la diversità di genere e l'uguaglianza nella leadership sanitaria così da eliminare ogni forma di disparità.
Questa revisione sistematica rivela come la mancanza di infermieri leader che fungano da modelli di ruolo abbia sinora influenzato la crescita dei futuri infermieri leader. I risultati dello studio evidenziano quindi la necessità di dare maggiori opportunità per colmare questa lacuna e sviluppare così la prossima generazione di infermieri leader.
Occorre superare infine la concezione che gli infermieri in posizione di leadership siano ex infermieri che hanno abbandonato la clinica. Progredire verso ruoli di guida non significa rinunciare a quei ruoli clinici che le organizzazioni sanitarie hanno da sempre storicamente considerato prioritari.
Significa piuttosto integrare le competenze e le esperienze infermieristiche maturate con quelle dirigenziali. Come avviene per i percorsi medici verso la leadership, sarebbe possibile mantenere entrambi i ruoli anche per gli infermieri se si raggiungesse una maggiore consapevolezza della natura della leader infermieristica considerandola non disgiunta dalla professionalità nell'assistenza più diretta.
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