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rischio infettivo

Impatto del contatto mani-viso su trasmissione microrganismi

di Daniela Accorgi

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente standardizzato la terminologia utilizzata per descrivere la diffusione di microrganismi patogeni nell’aria. Le precedenti definizioni di trasmissione aerea e per droplet dovranno essere sostituite con termini più accurati come trasmissione/inalazione aerea e deposizione diretta. Il documento dell’Oms enfatizza anche l’importanza del contatto come via di trasmissione nelle malattie infettive respiratorie. Si sottolinea che per alcune di queste malattie, la trasmissione può avvenire non solo attraverso l’aria, ma anche tramite contatto diretto e indiretto con le mucose di bocca, naso e occhi.

Togli le mani dal viso!

Nella trasmissione da contatto diretto, le mani contaminate entrano in contatto immediato con la bocca, il naso e gli occhi. Per quanto riguarda il contatto indiretto, le mani toccano prima un oggetto contaminato e successivamente entrano in contatto con la bocca, il naso e gli occhi.

Questo tipo di trasmissione può essere descritto come una forma di “autoinoculazione”, in cui le mani contaminate di un individuo entrano in contatto con altre parti del proprio corpo, che possono fungere da porta di ingresso dei microrganismi come lo sono appunto naso, bocca e occhi.

L’autoinoculazione può rappresentare un’importante modalità di trasmissione per le malattie infettive comunitarie, ad esempio durante il periodo influenzale o nella diffusione dello staphylococcus aureus.

Nell’ambito dell’assistenza sanitaria e delle attività svolte dagli operatori sanitari, la mancata adesione all’igiene delle mani, in particolare al terzo, quarto e quinto momento dei “5 momenti per l’igiene delle mani” indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, può creare una situazione che favorisce l’autoinoculazione.

Cinque momenti dell’igiene delle mani

1 Prima del contatto con il paziente
Per proteggere il paziente nei confronti di germi patogeni presenti sulle tue mani
2 Immediatamente prima di una manovra pulita/asettica
Per proteggere il paziente nei confronti di germi patogeni inclusi quelli appartenenti al paziente stesso
3 Immediatamente dopo esposizione ad un fluido biologico e dopo aver rimosso i guanti
Per proteggere te stesso (operatore sanitario) e l'ambiente nei confronti di germi patogeni
4 Dopo del contatto con il paziente
Per proteggere te stesso e l'ambiente nei confronti di germi patogeni
5 Dopo del contatto con tutto ciò che sta intorno al paziente (anche senza il contatto con il paziente mentre ti allontani dal punto di assistenza)
Per proteggere te stesso e l'ambiente nei confronti di germi patogeni

Questo può accadere se l’operatore, dopo aver toccato il paziente o tutto ciò che è intorno al paziente, entra in contatto con le membrane mucose del volto con le mani contaminate. In questo modo, i microrganismi possono raggiungere i siti bersaglio nella zona orale e naso-faringea.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che l’obiettivo principale degli ultimi tre momenti dell’igiene delle mani è la “protezione” dell’operatore e dell’ambiente dal rischio di infezione.

Il rischio di contrarre un’infezione delle vie respiratorie a causa del contatto delle mani con le aree sensibili del viso (come le congiuntive oculari, le labbra e le mucose nasali) dipende parzialmente da quante volte si ripete questo contatto e da altri fattori quali: la frequenza con cui le mani entrano in contatto con le superfici ambientali, il livello di contaminazione delle superfici toccate, l’efficacia del trasferimento al contatto e la virulenza del patogeno.

Lo studio di Kwok et al. (2015) ha coinvolto 26 studenti di Medicina, osservati durante una lezione in aula. In media ogni studente si è toccato il viso 23 volte in un’ora. Pensiamoci: se restiamo svegli per 16 ore, in un giorno ci tocchiamo il viso in media 368 volte.

Lo studio riporta in dettaglio le sedi del contatto:

  • il 44% (1.204/2.346) ha riguardato le membrane mucose e di questi il 36 % (372) ha interessato la bocca, il 31% (318) il naso, il 27 % (273) gli occhi e il 6% (61) era una combinazione di più membrane mucose del volto

Nello studio di Oh et al. (2021) si sono osservati 30 partecipanti per due ore e sono stati rilevati 3007 contatti mani-volto; di questi, il 43% ha interessato le mucose. Nella parte descrittiva dello stesso studio si riporta anche una sintesi del numero di contatti rilevati da altre pubblicazioni, in media in numero rimane sempre elevato: si passa da 9,5 contatti/persona /ora ai 15,7 fino ad un massimo di 27,7 contatti/persona ora. Solo uno studio descrive 2,6 contatti/persone/ora.

Da non sottovalutare in ambito sanitario un ulteriore meccanismo di contaminazione e autoinoculazione rappresentato da tutti quei dispositivi personali e non che contaminiamo e poi avviciniamo al nostro volto come i nostri cellulari o gli stetoscopi.

Sfortunatamente, interrompere l’abitudine di toccarsi il viso non è semplice, poiché è un gesto spesso inconsapevole, legato a diverse motivazioni. Alcuni autori sostengono che in situazioni di stress, toccarsi il viso può aiutare a mitigare tale condizione.

È importante aumentare la consapevolezza che le nostre mani entrano frequentemente in contatto con il nostro volto, causando potenzialmente il rischio di autoinoculazione di microrganismi patogeni presenti sulle nostre mani.

Questa consapevolezza potrebbe fungere da stimolo per migliorare l’adesione all’igiene delle mani, proteggendo così noi stessi e i pazienti. I programmi di formazione e sensibilizzazione sull’igiene delle mani, volti a migliorare l’aderenza a queste pratiche prima e dopo il contatto con il paziente, dovrebbero affrontare questi aspetti.

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