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Patologia

West Nile virus: prevenzione, diagnosi e trattamento

di Giacomo Sebastiano Canova

La febbre West Nile è una malattia provocata da un virus che può essere trasmesso all'uomo tramite la puntura di una zanzara. Attualmente in Italia è presente uno stato di allerta dovuto all'aumento dei casi che possono avere conseguenze per l'uomo molto serie.

West Nile il virus della zanzara 

Per febbre West Nile si intende una malattia provocata dal West Nile virus, un virus della famiglia dei Flaviviridae diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Questo virus prende il nome dall'omonimo distretto in cui venne isolato per la prima volta in Uganda nel 1937.

Serbatoio, ciclo vitale e specie colpite

I serbatoi del virus sono rappresentati dagli uccelli selvatici e dalle zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all'uomo. Ulteriori mezzi di infezione, sebbene molto rari, possono essere il trapianto di organi, le trasfusioni ematiche o la trasmissione dalla madre al feto durante la gravidanza.

Nella zanzara, in particolare, il virus si mantiene nelle ghiandole salivari e viene dunque inoculato nell'uomo nel momento in cui quest'ultimo viene punto. Una volta entrato nell'organismo, il virus si replica nelle cellule di Langerhans presenti nel derma, migrando dunque nella rete linfatica e, dunque, verso il circolo sanguigno. Questa fase rappresenta la prima viremia, durante la quale tale virus si distribuisce in tutti gli organi del sistema linfatico; successivamente avviene una seconda gittata viremica, che corrisponde alla seconda viremia.

Il virus può essere isolato nel sangue dopo 1-2 giorni dalla puntura fino a poco più di una settimana. È importante tenere in considerazione come la viremia da West Nile Virus sia assente nel momento in cui compaiono i primi sintomi.

Da un punto di vista infettivo, a causa della sua ridotta viremia, la febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus, inoltre, può infettare oltre all'uomo anche diversi mammiferi: gli equini rappresentano la specie più colpita, cui seguono cani, gatti e conigli. Così come avviene da uomo a uomo, nemmeno il contatto con uno di questi animali infetti può portare al contagio.

Periodo di incubazione

Il periodo di incubazione inizia nel momento dell'inoculazione da parte della zanzara infetta e varia da 2 a 14 giorni. Nei soggetti immunodepressi questo periodo può prolungarsi fino a raggiungere i 21 giorni.

Sintomi febbre West Nile

Nella maggior parte dei casi il virus West Nile è asintomatico. Qualora sintomatica, l'infezione si manifesta con i seguenti sintomi:

  • Sintomi leggeri (20% dei casi): febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, eruzione cutanea. La durata di questi sintomi è di qualche giorno (solamente in qualche raro caso è segnalata una durata superiore alla settimana). La sintomatologia inoltre differisce a seconda dell'età della persona: nei bambini è più frequente una febbre leggera; nei giovani la febbre è mediamente alta e si accompagna da un'iperemia oculare, cefalea e dolori muscolari; negli anziani e nelle persone particolarmente debilitate, invece, la sintomatologia può essere più severa e comprendere sintomi gravi.
  • Sintomi gravi (1 su 150): febbre alta, importante cefalea, debolezza muscolare, disorientamento, tremore, disturbi visivi, torpore, convulsioni. Tale sintomatologia può condurre alla paralisi e al coma, con conseguenti danni neurologici permanenti. I sintomi sono dunque quelli di una vera e propria malattia neuro-invasiva, la quale può portare in circa un caso su mille al decesso per un'encefalite letale. È importante sottolineare come il rischio di contrarre questa forma neurologica della malattia aumenta all'aumentare dell'età, raggiungendo l'apice nei soggetti di età superiore a 60 anni.

Diagnosi

La diagnosi è prevalentemente di natura laboratoristica mediante test Elisa o Immunofluorescenza effettuati su siero e, laddove indicato, sul liquor. Tale analisi è volta alla ricerca degli anticorpi del tipo IgM; questi anticorpi, però, possono essere presenti fino a 12 mesi successivamente all'infezione, motivo per il quale la positività a questi test può indicare anche un'infezione pregressa.

Come detto anticipatamente, se effettuati con troppa precocità (entro i primi 8 giorni) i test possono risultare negativi e pertanto necessitano di essere ripetuti a distanza di tempo prima di poter escludere con certezza la malattia. In alternativa, la diagnosi può essere effettuata attraverso una coltura virale effettuata su campioni di siero e fluido cerebrospinale entro 7 giorni dall'inizio della sintomatologia acuta; in questo caso va però tenuto in considerazione il fatto che la viremia sia relativamente di breve durata e di basso titolo.

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