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Patologia

Sindrome post-terapia intensiva pediatrica (PICS-p)

di Chiara Vannini

Le innovazioni tecnologiche e l’evoluzione in medicina pediatrica degli ultimi anni hanno permesso di ridurre in maniera significativa il tasso di mortalità nelle terapie intensive pediatriche. Tuttavia, poiché la sopravvivenza non può essere l’unico parametro da valutare, si sono cominciati a misurare gli outcome sui bambini, ovvero gli effetti sullo stato di salute, dal punto di vista neurologico, respiratorio, cardiologico e di crescita, che si manifestano dopo l’esperienza in terapia intensiva. In particolare, si è andati a misurare e valutare la comorbidità post dimissione. Come per gli adulti, alcuni fattori che caratterizzano la degenza in terapia intensiva, hanno effetti negativi sul bambino. In particolare, i farmaci, come gli oppioidi o i sedativi, la malattia acuta, gli interventi invasivi per il supporto delle funzioni vitali, la durata della degenza e l’isolamento sociale, costituiscono dei fattori di rischio per lo sviluppo della sindrome post–terapia intensiva pediatrica.

Cos’è la sindrome post–traumatica intensiva pediatrica

terapia intensiva pediatrica

La sindrome post–terapia intensiva pediatrica ha diversi effetti collaterali, che coinvolgono il bambino, la famiglia e il sistema ospedale.

La sindrome post intensiva pediatrica (PICS-p) viene definita come un “disturbo nuovo e in peggioramento dello stato di salute cognitivo, mentale e fisico, che si evidenzia nel bambino dopo la dimissione dalla terapia intensiva, e che potrebbe perdurare per mesi o anni”.

Il deterioramento e il peggioramento di salute post ricovero possono manifestarsi a livello neurologico, cardiaco o respiratorio, e si possono avere effetti negativi sulla qualità della vita. Il ricovero in terapia intensiva è una situazione stressante e impegnativa.

Spesso gli interventi a cui vengono sottoposti i pazienti sono necessari per la sopravvivenza, e possono comprendere terapie come la ventilazione meccanica, il posizionamento di device vascolari per il monitoraggio emodinamico, o per l’infusione di farmaci.

Ad aggravare l’esperienza del ricovero in terapia intensiva vi sono fattori come l’ambiente rumoroso e con luci artificiali, che danno luogo a paura e ansia e da cui ne possono scaturire complicanze come il delirium.

Ovviamente, tutti gli effetti sopracitati possono riguardare qualsiasi paziente ricoverato in terapia intensiva, ma nel paziente pediatrico gli effetti spesso si acutizzato e si amplificano e si possono manifestare conseguenze a lungo termine anche correlate all’immaturità degli organi a seconda della fascia di età.

La PICS–p non è associata ad una diagnosi specifica e non colpisce uno o più organi in maniera selettiva. Inoltre, non è possibile al momento del ricovero, o durante la degenza, identificare quelli che potrebbero essere i pazienti a rischio di sviluppare la sindrome.

Tutte queste variabili rendono ovviamente più complessa la gestione della problematica, sia a breve che a medio o lungo termine. Tuttavia, vi sono delle scale di valutazione in grado di valutare alcuni aspetti importanti durante la degenza.

Le scale prevedono:

  • La valutazione del rischio di mortalità, andando ad includere i parametri vitali, lo stato neurologico, gli esami ematici ed emogasanalitici
  • La valutazione degli esiti dopo il ricovero

Valutare questi due aspetti permette di pianificare al meglio il post dimissione; in particolare, con questi punteggi è possibile meglio identificare i pazienti che possono aver bisogno di un programma riabilitativo o di follow–up.

Gli effetti sui genitori e caregiver

Gli studi hanno indagato anche gli effetti del ricovero in terapia intensiva sui genitori e caregiver dei bambini ospedalizzati in terapia intensiva. I famigliari/caregiver hanno sviluppato problematiche psichiche ed emotive, fra cui:

  • Ansia
  • Depressione
  • Sintomi riconducibili al disturbo da stress post–traumatico
  • Affaticamento

Alcuni studi hanno messo in luce un aumento dell’assunzione di farmaci antidepressivi e ansiolitici; alcuni famigliari hanno visto un peggioramento del loro stato di salute fisico, un peggioramento della qualità di vita e maggiori difficoltà sul lavoro.

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