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Endometriosi, una patologia difficile per tutti

di Silvia Stabellini

L’endometriosi è una condizione clinica in cui l’endometrio, ovvero la mucosa che riveste la cavità uterina, si trova anche all’esterno dell’utero. Solitamente l’endometriosi coinvolge le ovaie, le tube e altri organi e tessuti presenti nella pelvi. Raramente questa patologia può coinvolgere anche gli ureteri, la pleura e il pericardio.

Cos'è l'endometriosi

Endometriosi

Tra le malattie femminili, l’endometriosi è forse una tra le più temute e al contempo sconosciute, complice anche la difficoltà nella diagnosi che spesso viene formulata dopo un lungo e dispendioso percorso, con possibili gravi conseguenze fisiche e psicologiche sulla donna.

L’endometriosi è una condizione clinica in cui l’endometrio, ovvero la mucosa che riveste la cavità uterina, si trova anche all’esterno dell’utero. Solitamente l’endometriosi coinvolge le ovaie, le tube e altri organi e tessuti presenti nella pelvi. Raramente questa patologia può coinvolgere anche gli ureteri, la pleura e il pericardio.

L’eziologia dell’endometriosi non è nota, ma l’ipotesi più accreditata è che le cellule endometriali, tramite mestruazione retrograda, migrino, si impiantino e proliferino nei tessuti limitrofi.

Questo significa che continuano a svolgere la loro normale attività anche se si trovano all’esterno della cavità uterina: si ispessiscono, si rompono e sanguinano ad ogni ciclo mestruale provocando infiammazioni croniche agli organi coinvolti e causando spesso infertilità nella donna (circa il 30-40% delle donne affette è sterile).

Anche se non è ancora presente un registro nazionale per l’endometriosi, si stima che in Italia il 10% delle donne in età fertile sia affetto da questa malattia, in una fascia di età che va dai 15 ai 49 anni.

Sintomi dell’endometriosi

I sintomi principali dell’endometriosi sono molto generici:

  • dolore durante il ciclo mestruale (dismenorrea) e durante rapporti sessuali (dispareunia)
  • dolore pelvico cronico
  • sintomi gastrointestinali durante il ciclo mestruale con peristalsi dolorosa
  • sintomi urologici come ematuria o stranguria.

Tutti sintomi che possono essere imputabili a tantissime altre cause come cisti ovariche (che spesso si formano in presenza di endometriosi ovarica), sindrome dell’intestino irritabile o patologie infiammatorie della pelvi.

Questo rende difficile la formulazione della diagnosi che, in base a studi osservazionali di piccole dimensioni, si è stimato arrivi con un ritardo di 4 -10 anni, con un conseguente peggioramento dello stadio della malattia e della qualità della vita della paziente.

Endometriosi e assistenza alla donna

Non essendoci ancora percorsi diagnostici multidisciplinari standardizzati, l’assistenza alle pazienti affette da endometriosi risulta difficoltosa e frammentaria. Non c’è integrazione fra cure primarie e assistenza specialistica, quindi gli approcci sono molto variabili e ciò genera inevitabilmente sprechi in termini di test diagnostici sovra o sotto-utilizzati.

Recentemente l’endometriosi è stata inserita nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV grado") riconoscendo a queste pazienti il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo, mentre le terapie efficaci per il controllo del dolore (trattamenti ormonali e analgesici) restano a carico delle pazienti.

Linee guida su trattamento endometriosi

Esistono delle linee guida per la diagnosi e trattamento dell’endometriosi emesse dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE – UK) nel settembre 2017, dove viene indicato che “le raccomandazioni sono basate sulle migliori evidenze disponibili, spesso di qualità molto bassa e raramente di qualità moderata o alta e sull’esplicita considerazione costo-efficacia.

Quando le evidenze sono limitate, le raccomandazioni sono basate sull’esperienza e l’opinione del gruppo che ha prodotto le linee guida – Guidelines Development Group (GDG). La linea guida ha l’obiettivo generale di migliorare la diagnosi e il trattamento dell’endometriosi da parte del medico di medicina generale, a livello dei consultori, dei servizi ambulatoriali e ospedalieri di ginecologia, oltre che dei centri specializzati per l’endometriosi” (Evidence novembre 2017: volume 9, issue 9).

Il trattamento di questa patologia è diverso a seconda dello stadio della malattia e del soggetto che ne è affetto: terapia analgesica con FANS o paracetamolo, terapia ormonale sempre per la gestione del dolore, approccio chirurgico.

Quest’ultimo dovrebbe essere preso in considerazione solo se la terapia conservativa fallisce o se la donna presenta segni di endometriosi profonda con coinvolgimento dell’intestino, vescica, ureteri.

Più la diagnosi viene fatta con ritardo, più la patologia progredisce e maggiori saranno le probabilità che la donna debba sottoporsi ad un intervento chirurgico, spesso demolitivo (asportazione utero, ovaie, segmenti di intestino, vescica…) che comporta altissimi costi economici, ma soprattutto una difficile gestione dal punto di vista psicologico.

Gli interventi chirurgici in caso di endometriosi avanzata possono anche essere ripetuti nel tempo, poiché non sempre si riesce ad asportare tutti i focolai e possono avere conseguenze importanti sulla qualità di vita della donna in quanto si arriva a dover stomizzare sia l’intestino che gli ureteri.

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