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Patologia

Ascesso cerebrale, cos'è e come si tratta

di Sara Pieri

L’ascesso cerebrale si identifica come una raccolta di materiale purulento localizzato a livello dell’encefalo. L’infezione può derivare da un focolaio infettivo vicino, come ad esempio mastoiditi o sinusiti, da focolai lontani trasmessi per via ematogena, come endocarditi o dopo un traumatismo, per esempio una ferita penetrante.

Sintomi di ascesso cerebrale

La sintomatologia di ascesso cerebrale varia a seconda dell’estensione, della sede e della risposta immunitaria del paziente. Solitamente il quadro clinico si manifesta in modo sfumato: il paziente può presentare cefalea, febbre, astenia, che in un quadro iniziale possono essere sintomi molto generici.

Così come le formazioni tumorali cerebrali, gli ascessi sono delle “masse” che occupano uno spazio che va a premere sulle strutture cerebrali sino a far comparire sintomi che possono appunto essere riferibili a tumori cerebrali, come: segni di ipertensione endocranica come nausea e vomito, disturbi della coscienza, inappetenza, sintomi associati a uno stato flogistico (febbre, aumento globuli bianchi, aumento della VES).

Diagnosi di ascesso cerebrale

La diagnosi di ascesso cerebrale dal punto di vista clinico è di difficile interpretazione considerando la sfumatura dei sintomi che possono essere riferibili a diversi quadri patologici, a meno che non si conosca con certezza la presenza di un focolaio settico primario che possa far presupporre un ascesso cerebrale piuttosto che altro.

Per poter fare una diagnosi è necessario eseguire una Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica dell’encefalo che evidenziano la presenza della raccolta ascessuale.

In aggiunta, esami ematici per valutare stato infettivo, con annesse emocolture per isolare il microrganismo responsabile e analisi sul liquido cerebrospinale tramite rachicentesi (puntura lombare).

Come si tratta l’ascesso cerebrale

Il trattamento dell’ascesso cerebrale varia a seconda del momento in cui viene fatta una diagnosi; quanto prima si riesce a identificare il quadro infettivo, tanto più la terapia avrà effetto positivo.

In fase iniziale infatti, una massiva terapia antibiotica - inizialmente ad ampio spettro poi mirata per il microrganismo responsabile (una volta eseguiti esami colturali sulla lesione qualora fosse possibile farla) - può risultare efficace.

In caso la condizione sia avanzata e non trattabile con la sola terapia antibiotica, si passa al trattamento neurochirurgico che corrisponde al drenaggio dell’ascesso.

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