Parla una tirocinante in una struttura del Nord Italia e racconta a Nurse24.it come ha scelto di diventare Infermiera e quali difficoltà incontra giorno dopo giorno nelle corsie dei reparti in cui è stata assegnata. Non risparmia frecciatine ai docenti universitari e ai tutor didattici e clinici: "sono spesso troppo distanti dalla realtà e dai pazienti; basterebbe un sorriso e una stretta di mano per ridare dignità a chi soffre, ma nessuno lo fa a dimostrazione che gli Infermieri Italiani hanno dimenticato quale sia la loro missione; davanti alla morte e alla sofferenza io non so stare in silenzio e spesso mi vergogno per quello che potrei diventare, giammai come loro!".
REDAZIONE. Anna ha 21 anni e sogna di fare l'Infermiera. Anna, partita l'anno scorso dal piccolo Molise in cerca di fortuna in realtà più evolute della sua, ha ancora 21 anni e adora fare l'Infermiera. Anna ha soli 21 anni e non vuole morire dentro come le sue tutor e i suoi docenti. Anna, che a 21 anni si dedica anima e corpo ai suoi pazienti quella notte ha sognato di essere Florence. Anna e Nightingale, Anna è Nightingale.
L'abbiamo cercata, l'abbiamo incontrata dopo aver letto una sua missiva inviata a Nurse24.it e siamo rimasti colpiti da Anna, che a 21 anni vuole per forza fare l'Infermiera e stupire e cambiare e imbellire e barattare il mondo.
Anna è in regola con gli esami, passerà l'estate a prepararsi nelle materie del secondo anno.
Anna non vuole rimanere indietro con gli esami.
Anna vuole laurearsi nei tempi stabiliti.
Anna vive con la borsa di studio e lavora come cameriera in un noto locale dell'Emilia Romagna.
Anna mette da parte tutti i giorni i soldi che può perché vuole partire per l'Inghilterra alla scoperta/riscoperta delle gesta e degli insegnamenti di Florence.
Nella sia breve intervista non risparmia frecciatine nei confronti dei suoi docenti universitari e dei suoi tutor didattici e clinici: «sono spesso troppo distanti dalla realtà e dai pazienti; basterebbe un sorriso e una stretta di mano per ridare dignità a chi soffre, ma nessuno lo fa a dimostrazione che gli Infermieri Italiani hanno dimenticato quale sia la loro missione - commenta scura in volto la Studentessa in Infermieristica - davanti alla morte e alla sofferenza io non so stare in silenzio e spesso mi vergogno per quello che potrei diventare, giammai come loro! Non voglio diventare come quelle due Infermiere che ieri sera attendevano la dipartita di un paziente giocando su Facebook o peggio rovistando tra gli averi e i ricordi personali del trapassante».
«Quando ho cominciato con il Corso di Laurea in Infermieristica ero un po' impaurita, non sapevo se avevo fatto la scelta giusta - spiega Anna a Nurse24.it - poi con il passare del temo, dopo i primi esami e soprattutto dopo quanto accadutomi nella prima mezzora di tirocinio in Medicina ho capito che il mio futuro era ed è quello di assistere chi è in difficoltà».
Cosa ti è successo di così grave?
«Quella mattina mi ero vestita di tutto punto, divisa perfetta, ciabatte impeccabili, nel taschino il mio immancabile kit formato da orologio digitale, forbici, carnet per gli appunti, matita, penna, pennarello - aggiunge Anna - mi sono presentata in reparto assieme a un collega alle 6.45. L'impatto è stato emotivamente violento. Infermiere e OSS, tra montanti e smontanti, spaparanzate su poltrone, sedie e tavolini. Tutte parlavano con tutte e di tutto. Tutte riferivano di parenti e amici dei ricoverati, commentando sulla gonna di quella, sulle tette di quell'altra, sull'antipatia del compagno di lei, sull'omosessualità presunta di un altro e via discorrendo. In un angolo in piedi l'unico Infermiere di sesso maschile, muto, immobile, predisposto all'ascolto e probabilmente inorridito per cotanto vaccume. Alle 7.15 nessuno aveva dato le consegne. All'Università ci avevano preparati su questo momento importantissimo per lo scambio di informazioni e la programmazione assistenziale. Alle 7.20 le smontanti salutano e tornano a casa. Io e il collega rimaniamo basiti. Che stava accadendo? E le nozioni dei prof? E gli insegnamenti della Nightingale? Tutta aria fritta? No per fortuna. L'Infermiere di sesso maschile in piedi sull'uscio, visibilmente spazientito, è corso in corridoio e ha richiamato le colleghe smontanti, invitandole a ritornare sul luogo di lavoro e a dare le proprie consegne».
Sono tornate indietro?
«Sì, e di gran lena. Ma a mio avviso hanno reso ancora più ridicole le consegne, che sono durate appena due minuti. Nei giorni successivi e per tutto il mese di tirocinio la scena si è ripetuta altre volte, con l'Infermiere di sesso maschile costretto a inseguire questa o quell'altra nel tentativo spesso vano di ricevere informazioni su quanto accaduto in reparto nel turno precedente - continua amareggiata Anna - da quel futuro collega ho imparato tanto in quella occasione e nelle occasioni successive. Con il collega facevamo a gara a chi doveva stare in turno con lui, perché alla fine sapeva molte cose ed era soprattutto umano. È grazie a lui che ho capito l'importanza di porgere un sorriso a chi sta male, di tenerlo/a per mano, di sorreggerlo/a nelle sue mancanze e nelle sue paure. È a lui che mi ispiro, è in lui che rivedo la mia Nightingale».
Notiamo una certa disarmonia tra quello che dici e quello che tu stessa dici di studiare all'Università. Come te lo spieghi?
«La realtà è una sola. Alcuni docenti, tutor didattici e tutor clinici non sono all'altezza del loro ruolo e sono anni luce distanti dalla realtà contingente. Il Sistema Sanitario Nazionale è molto complesso nel suo insieme, lo capiamo, ma non è possibile assistere impassibili di fronte alla disumanizzazione delle cure e a quella che io definisco disinformazione didattica - conclude Anna - l'Università ci racconta frottole e ci prepara a un mondo del lavoro che è completamente diverso da quello reale. Invito chi è deputato a formarci a ritornare nei reparti e nei corridoi degli ospedali e a verificare se quanto dico è vero o meno. Inoltre, noi studenti non siamo bagagli da abbandonare o buttare a destra e a manca. Chi dà il diritto ad alcune Infermiere di dire in pubblico 'questo Studente mi piace e me lo gestisco io, quello te lo gestisci tu, quell'altra è una deficiente e quindi la lasciamo da sola'? Alcune dovrebbero vergognarsi. Non penso di essere l'unica delusa perché sento i commenti quotidiani dei miei colleghi Studenti, però non mi tiro indietro e perché non voglio offrire il mio contributo per cercare di cambiare questo sistema dal basso. Le rivoluzioni sono lente, ma se non si inizia non si arriverà mai alla meta».
Molto preparata e grintosa la nostra Anna e voi amici Studenti in Infermieristica cosa ne pensate del suo racconto?
Scriveteci a direttore@nurse24.it o su Whatsapp al numero 347/4376756, aspettiamo le vostre segnalazioni.
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