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Integrazione Ospedale-Territorio: Infermieri sperimentano le Unità Complesse di Cure Primarie

di Rosario Scotto di Vetta

Cure Primarie

In provincia di Benevento, al Palazzo del Genio, si sono concentrati i risultati ottenuti dalla sperimentazione delle UCCP. Il 6 giugno, in occasione del convegno a Cerreto Sannita, si è cercato di portare a conoscenza della popolazione locale della valle telesina e di quella dell’intera provincia, nonché degli amministratori, degli enti locali, degli operatori sanitari e sociali del territorio, una delle prime Unità Complesse di Cure Primarie attive in Italia.

Asl Benevento

Asl Benevento

Le UCCP in Campania. In linea con quanto previsto dal PSR 2007/2013 della Regione Campania, Misura 321 “Servizi essenziali alle persone che vivono nei territori rurali – Progetto per il potenziamento dei servizi alla persona in aree rurali” la sperimentazione di Unità Complesse di Cure Primarie, consente di investire, attraverso la messa in opera di una “rete”, nelle aree meno fornite e che maggiormente hanno necessità di essere raggiunte da quei servizi che di solito sono dislocati in quelle geograficamente privilegiate. Una best practice che promuove la modifica dell’organizzazione quali-quantitativa del Servizio Sanitario Regionale per l’equilibrio economico-finanziario nel rispetto dei LEA.

Integrazione Ospedale-Territorio. “Il futuro è proiettato verso il territorio”: mai affermazione è stata più veritiera. Della sanità sul territorio se ne parla ormai da anni, come pilastro fondamentale da sviluppare per un sistema sanitario che sia efficiente e sostenibile, grazie a un’erogazione più appropriata dei servizi e più vicina a cittadini e ai loro bisogni. Un sistema ancora in gran parte da realizzare, ma per il quale tutti i modelli in campo riconoscono sempre più l’importanza di portare la professionalità sul territorio, infermieristica e non. Utopia o realtà? Con l’evolversi del sistema sanitario, si è compreso il valore della territorialità dell’assistenza, implementando i servizi già esistenti e creandone dei nuovi, di approccio multidisciplinare, che permettano al cittadino di avere sempre più facilmente risposte di salute fuori dagli ospedali. L’obiettivo di una sanità sempre meno ospedalocentrica è da anni al centro dei progetti di politica sanitaria, in quanto la popolazione italiana va verso la cronicità e la comorbilità , caratteristiche proprie di un’Italia sempre più anziana e sempre più bisognosa di assistenza.

Le Cure Primarie. Le cure primarie rientrano in un concetto tanto importante quanto ostico. Tuttavia, nonostante quello delle cure primarie sia un obiettivo condiviso da tutte le parti, sia politiche che professionali, la verità è che la sanità sul territorio stenta a decollare. Per la scarsità di risorse da investire, ma anche per la mancanza di un preciso modello di organizzazione che tenga conto dei bisogni e delle professionalità in gioco. Oggi, però, sembra chiarita almeno una cosa: se è vero che il sistema delle cure primarie deve avere un punto di riferimento importante nei medici di medicina generale, è altrettanto vero che non si può sottovalutare il ruolo delle altre professionalità, a partire dagli infermieri ( di riferimento non si può non nominare la figura dell’infermiere di famiglia).

Nuova sfida per gli infermieri. Tutto questo apre un nuovo mondo alla professione infermieristica, fino ad oggi quasi esclusivamente confinata tra le mura ospedaliere. Le cure primarie sono, nella realtà, il primo pilastro dell’assistenza sanitaria, affidate ai medici di famiglia, che hanno così, per esigenze di salute, un primo contatto diretto con i loro assistiti. Un rapporto quindi assolutamente fiduciario, che si instaura tra medico e paziente, e che serve a delineare il primo approccio ai sintomi che il paziente avverte con la possibile successiva formulazione di una diagnosi  e di una terapia; ma non si deve dimenticare che anche l’infermiere gioca un ruolo fondamentale in quella che è la necessaria compliance per la cosiddetta alleanza terapeutica che tanto facilita l’arrivo alla meta. L’assistenza domiciliare è senz’altro uno dei servizi in cui la presenza infermieristica deve essere implementata, ma il servizio stesso deve crescere per realizzare una medicina territoriale efficiente. Attivata già da alcuni anni per la popolazione anziana e i disabili, l’assistenza domiciliare va infatti estesa alla cura di altre patologie, quali l’Aids, l’Alzheimer, nonché all’assistenza ai pazienti in fase terminale, nell’ottica di orientare sempre più gli interventi verso forme non ospedalizzate di assistenza e più vicine alle esigenze di umanizzazione e di rispetto della qualità della vita. Ma l’area delle cure primarie va ben oltre.

L'esperienza in Puglia. Diversi progetti a livello regionale hanno dimostrato l’efficienza e l’efficacia delle cure territoriali: un esempio è dato dagli ottimi risultati ottenuti dal Progetto Nardino oggi chiamato CARE PUGLIA (sotto la Direzione e supervisione del Dott. Antonelli D., Direttore del Servizio SIOT e Responsabile del Care Puglia) nella ASL BAT: questo non è che l’inizio. Basti bensare che nel giro di un anno di lavoro, nella Asl Bat capofila del progetto cronicità si sono ridotti del 70% i ricoveri inappropriati, ridotti del 90% le visite extraregionali e si sono ridotti del 70% le liste di attesa, con un team formato da infermieri care-manager, MMG e medici specialistici. Le patologie che si trattano sono (BPCO, Ipertensione, Diabete, Scompenso Cardiaco). Vi rientrano ovviamente tutta la tematica della prevenzione, fortemente correlata con aspetti sociali ed economici dei diversi territori, ma anche i bisogni di salute di primo impatto, per i quali si sta pensando anche a strutture d’emergenza-urgenza extra-ospedaliere.

Dott. Antonelli

Dott. Antonelli

Come formarsi. E non ultimo vi rientra l’aggiornamento: la ASL BAT, in collaborazione con la LUM, ha indetto un Corso di Alta Formazione in “Management Sanitario delle Cure Primarie e Gestione dei Servizi Sanitari Territoriali” fortemente voluto dal dott. Antonelli – di cui ne è docente insieme al dott. Giovanni Gorgoni, Direttore Generale Asl Bat  – per assicurare una continuità assistenziale a livello territoriale e domiciliare, attraverso la deospedalizzazione, la presa in carico dell’assistito, l’integrazione socio-sanitaria e la rete dei servizi, rende necessario un percorso formativo di livello avanzato per la gestione dei problemi prioritari di salute della comunità attraverso la pianificazione, la realizzazione, il monitoraggio e la valutazione di strategie assistenziali globali, continue, tempestive e di elevata qualità a bassa, media o elevata complessità assistenziale. La formazione è alla base dell’evoluzione: non si possono apportare cambiamenti se non ci si mette in discussione e non si ha la mente aperta a nuove iniziative.

In questo ambito le diverse professionalità sono chiamate a ricoprire un ruolo attivo nei confronti della salute, intercettando i bisogni e valorizzando anche le risorse presenti nella persona stessa e nella sua rete di relazioni: sempre per e con il paziente.

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