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Infermiere di famiglia, scoppia il caos sul progetto toscano

di Leila Ben Salah

È un vero e proprio polverone quello che si è sollevato intorno alla delibera toscana sull’infermiere di famiglia. E ancora una volta sul campo ci sono due figure professionali che dovrebbero lavorare in team e invece si trovano di nuovo l’una a dar battaglia all’altra: medici e infermieri.

La delibera che scotta. Sul piede di guerra i sindacati

Tutto nasce dalla delibera della Regione Toscana che ha fatto proprio il modello dell’infermiere di famiglia. Per la professione è stata una gran bella notizia. Finalmente una regione crea un gruppo di lavoro e un progetto per quello che sembra essere il futuro degli infermieri italiani. Anche perché le cronicità sono in aumento e quella delle cure territoriali sembra essere l’unica soluzione. Obiettivo: il paziente.

Ma non tutti la pensano così. La prima a saltare sulla sedia è stata la Fimmg, Federazione italiana medici di famiglia. Che ha lamentato l’assenza della regola che gli infermieri agiscono sì in massima autonomia e responsabilità, ma per i compiti che il team assistenziale assegna loro.

Nursing Up: Non dipendiamo dai medici

Immediata la risposta del Nursing Up, il sindacato degli infermieri, che per bocca del suo presidente Antonio De Palma ha ribadito: L'infermiere non svolge compiti, ma garantisce una funzione che si sostanzia nell'alveo delle competenze, delle abilità e delle conoscenze che lo stesso ha acquisito durante la sua formazione e che possono essere fondamento dei suoi interventi tecnico-assistenziali. Nella sostanza, quando si parla di assistenza infermieristica, si parla di un insieme di atti e competenze tecnico-scientifiche che il professionista infermiere decide e realizza in autonomia e, in questo senso, l'attività di équipe non è finalizzata a individuare i compiti dell'infermiere, ma invece ad integrare ed ottimizzare l’apporto soggettivo di ogni professionista coinvolto nel team, affinché tale apporto sia funzionale alle esigenze e ai bisogni dei pazienti.

Smi Toscana: Conflitti di competenza e disfunzioni

Ma i medici non sono disposti a cedere sulla questione scottante dell’infermiere di famiglia. Così anche lo Smi Toscana, l’ala regionale del sindacato medici italiani, prende carta e penna e scrive una nota per piantare bene i paletti. Vengono messi insieme piani diversi, operativi, diagnostici di fatto, organizzativi, di controllo e non vengono chiaramente distinti gli ambiti professionali, con rispettivi ruoli e funzioni, tra infermieri, medici di famiglia, medici di comunità, medici specialisti impegnati nel medesimo percorso assistenziale – scrive lo Smi Toscana -. Si parla solo in termini molto generici e, di conseguenza ambigui, di collaborazione, raccordo, interazione tra queste diverse figure. Secondo il sindacato tutto questo costituisce un quadro ben diverso dal team multi-professionale di quel piano nazionale della cronicità cui, pure, fa riferimento la delibera della Regione Toscana.

Questo modello organizzativo – conclude il sindacato dei medici - potrebbe portare, per la sua indeterminatezza e genericità a conflitti di competenza, incomprensioni, disfunzioni e costi, di cui i pazienti e le loro famiglie pagherebbero il prezzo, demolendo quell'ottimo principio della integrazione efficiente delle cure e della sinergia efficace di tutte le professioni coinvolte.

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