Sono tre milioni le persone che in Italia non si sentono bene nel proprio corpo. Che non lo amano e non lo rispettano, dimenticando la sua bellezza, unicità e funzionalità al di là del suo aspetto fisico. Sono bambini e adolescenti. Rappresentano il 5% della popolazione, ne è colpita soprattutto quella femminile con un rapporto di 9 a 1. Si tratta generalmente di una ragazza, una su dieci. Sono gli ultimi dati emersi dalla survey epidemiologica dell'Istituto Superiore di Sanità sulle persone che soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione che, se non identificati e trattati adeguatamente, possono portare alla morte.
Disturbi alimentari, l’Iss aggiorna la mappa dei centri di cura
Soltanto nel 2023 si sono registrati 3780 decessi legati ai disturbi alimentari. Si muore soprattutto per anoressia, per bulimia nervosa e per Binge Eating Disorder, l'altro disturbo spesso dimenticato e mal-trattato.
Queste patologie, che rispetto al 2019 sono aumentate del 40%, sono riconosciute come un problema di sanità pubblica e sono pertanto oggetto di grande attenzione sanitaria e sociale non solo per la loro diffusione ma anche per l'esordio sempre più precoce e per l'eziologia multifattoriale complessa.
Non mangiare, mangiare troppo e male e abbuffarsi incontrollatamente sono tre comportamenti alimentari disturbati che ogni anno, il 15 marzo, in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, si cerca di raccontare per sensibilizzare, in un'ottica di prevenzione, diagnosi e cura.
Per celebrare questa tradizione nata in America circa 30 anni fa, sono state organizzate in numerose città italiane varie iniziative gratuite rivolte alla cittadinanza, alle famiglie, alle scuole nonché ai professionisti della salute mentale.
Durante la settimana 2024, che quest anno si tinge del colore del lillà dal 9 al 16 marzo, saranno illuminati di viola anche molti monumenti. Il fiocchetto è simbolo di aggregazione per unire chi ha vissuto nell'isolamento della malattia, di rispetto verso chi ne soffre ancora, di speranza da restituire per chi per troppo tempo è rimasto in silenzio costretto dalla sofferenza, di ricordo per non dimenticare chi purtroppo non è riuscito ad uscire dal disturbo, perdendo drammaticamente la vita.
In un mondo invaso da stereotipi di bellezza irrealistici, diventa ogni giorno più difficile guardarsi allo specchio e piacersi. I pensieri sconvolti si riflettono nell'immagine e si fanno distorti, suscitando emozioni negative che generano inconsapevolmente comportamenti disturbati sino ad essere autodistruttivi. Il cibo, fonte di piacere e di salute, si fa nemico.
L'atto naturale di nutrirsi diventa colpa, fragilità per cui non ci si perdona il cedimento. Altre volte diventa invece sostanza in cui affogarsi per farsi ripetutamente del male. Il cibo diventa ossessione e il suo controllo domina ogni aspetto della vita.
Per non cadere nell'inganno dello specchio occorre conoscere la storia del proprio corpo, accettarlo ed abitarlo, come fosse una casa. Occorre riservargli un atto di gentilezza, anche quando nonostante gli sforzi non si allinea agli standard culturali e le sue forme rifiutano di conformarsi.
Bisogna volersi bene il doppio quando non si riesce a cambiarlo, nonostante i grandi inganni delle diete e gli affanni dei digiuni, intermittenti o prolungati. Eppure ci sono persone che soffrono tanto dentro ad un corpo che non corrisponde ai canoni imposti dalla società, altre vi si scagliano contro come fosse un capro espiatorio esprimendo così sofferenze e disagi psicologici profondi, che hanno origini lontane e mettono radici.
Non basta dire che il problema della percezione alterata della propria immagine corporea è solo dentro alla testa. Sono persone che non hanno bisogno di essere giudicate ma riconosciute e capite e di essere poi sostenute nel corso di un trattamento qualificato, seguito da professionisti esperti.
Dopo aver recuperato ed accettato la propria immagine reale, hanno bisogno di essere accompagnate nel reintegro familiare e sociale, sia scolastico che lavorativo. Curare chi soffre di disturbi alimentari significa far riscoprire il valore e la bellezza dell'esistenza attraverso il recupero del valore del cibo. È un percorso lungo e delicato.
Il fenomeno è talmente diffuso e peggiorato dopo la pandemia che è urgente informare la comunità per prenderne maggiore consapevolezza e far conoscere i luoghi di cura in cui è possibile rivolgersi. Con l'obiettivo di indirizzare verso le strutture più idonee ed orientare il paziente nel suo percorso assistenziale, l'Istituto Superiore di Sanità ha creato, proprio in occasione della giornata nazionale una mappa interattiva costantemente aggiornata delle strutture dedicate ai Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.
Redatta dal Centro Nazionale dipendenze e doping dell'ISS in collaborazione con il Ministero della Salute, offre una panoramica dei 135 centri di cura, sia pubblici che privati accreditati, sparsi su tutto il territorio nazionale in cui prestano servizio complessivamente 1652 professionisti sanitari tra psicologici, specialisti in psichiatria e neuropsichiatria infantile, infermieri e nutrizionisti.
La distribuzione non risulta tuttavia omogenea, concentrandosi soprattutto in Emilia Romagna, Lombardia, Campania e Lazio. Vi sono prese in carico persone di varie fasce d'età - l'85% di età pari o superiore ai 18 anni, l'83% di età compresa tra i 15 e i 17 anni e il 47% di minori fino ai 14 anni – che nella maggior parte dei casi accedono direttamente alle strutture individuate mediante pagamento di un ticket sanitario (67%) oppure in modalità gratuita (33%) e in regime di intramoenia (11%).
Gli esperti evidenziano l'importanza di intervenire precocemente, in maniera strutturata e multidisciplinare, su tali disturbi perchè, se non trattati in modo appropriato, aumentano il rischio di danni permanenti sino, nei casi più severi, alla morte. Comportano infatti complicanze organiche a carico di tutti gli organi ed apparati con rischio di cronicizzazione.
Un vademecum realizzato dalle associazioni promotrici della Giornata, tratto dallo Scoff Questionnaire (Luck et al, 2022), fornisce un rapido screening che i professionisti della salute mentale possono eseguire rivolgendo cinque domande semplici e pertinenti. Il colloquio è volto ad individuare le persone che hanno sviluppato o sono a rischio di sviluppare uno dei tre disturbi alimentari.
Sebbene le domande siano declinate al femminile a sottolineare che i disturbi alimentari riguardano soprattutto il genere femminile, ci sono casi in aumento anche tra i maschi, sempre più giovani.
Così oggi mi appunto sul bavero della giacca un Fiocchetto Lilla. Per ricordarmi di avere cura anche domani del mio corpo così imperfetto, eppure così bello perchè è sano ed è soltanto mio. Non c'è posto più adatto in cui vorrei mettermi, anche se l'ho capito a distanza di anni.
Ci ho messo una vita per stare bene nella mia pelle, talvolta magra talvolta più grassa. Mi sono ristretta e mi sono allargata. Sono cambiata nel tempo a seconda dell'età e dell'umore. Ora accetto le fattezze che la natura mi ha dato. Amo i chili di troppo e quelli di meno, li tratto con benevolenza, talvolta con indulgenza.
Mi rimetto in riga e poi mangio di nuovo con più gusto, tengo fame ma senza ansia. Ho smesso di scrutarmi per cercarmi difetti, mancanze ed abbondanze. Di criticarmi. Ho dimenticato le bilance e affronto gli specchi con noncuranza.
Per tre cose ancora proprio non resisto a guardarmi con interesse. Per cogliere il riflesso del sorriso, scorgere la bellezza di un vestito vestito ed acciuffare un pensiero che, dalla testa spettinata, fa capolino.
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