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salute mentale

Disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo - ARFID

di Monica Vaccaretti

Noto come ARFID - “avoidant-restrictive food intake disorder” - il disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo è un disturbo dell'Alimentazione e della Nutrizione classificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM5). Si tratta di un disturbo del comportamento alimentare che comporta un estremo rifiuto o una limitata assunzione di cibo e che può causare pertanto seri problemi alla salute, anche gravi.

Che cos’è il disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo

arfid

Il disturbo-evitante restrittivo dell'assunzione di cibo porta chi ne soffre a rifiutare cibo in modo estremo.

L’ARFID è caratterizzato da un livello elevato di disagio fisico e mentale provocato dall'alimentazione. Si manifesta con una persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche.

Tale incapacità deve essere associata, ai fini diagnostici, ad uno o più dei seguenti criteri:

  • Significativa perdita di peso o mancato raggiungimento dell'aumento ponderale previsto o una crescita discontinua nei bambini
  • Significativo deficit nutrizionale
  • Dipendenza dall'alimentazione parenterale oppure da supplementi nutrizionali orali
  • Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale

Il disturbo, caratterizzato da un importante compromissione nutrizionale, implica la presenza di un disagio psicologico e relazionale sottostante. Consiste nella paura e nel conseguente evitamento del cibo o delle situazioni ad esso collegate come il consumo sociale.

Tale disturbo non è meglio spiegato da una mancata disponibilità di cibo o da una imposizione sociale, culturale o religiosa. Non si verifica esclusivamente durante il decorso dell'anoressia e della bulimia nervosa e non vi è alcuna evidenza di un disturbo nel modo in cui vengono vissuti il peso o la forma del proprio corpo.

Tale disturbo alimentare non è inoltre attribuibile ad una specifica condizione medica concomitante e non può essere meglio spiegato da un altro disturbo mentale. Quando il disturbo alimentare si verifica nel contesto di un'altra condizione medica, la gravità del disturbo eccede quella normalmente associata aa tale condizione.

Sintomi ARFID

Sebbene il disturbo possa comparire a qualsiasi età, con una incidenza prevalente nel sesso maschile, esordisce generalmente nell'infanzia entro i primi dieci anni di vita, ma può persistere in età adulta qualora i disturbi sensoriali che caratterizzano il disturbo siano stabili e di lunga durata.

I sintomi includono un generalizzato stato di ansia e una compromissione delle attività sociali. Il paziente, che non ha alcun interesse di perdere peso o di avere un bel fisico e non ha alcuna paura di ingrassare, può provare avversione verso un particolare cibo, può avere paura di soffocare, vomitare o sentirsi male dopo aver mangiato o se prova a mangiare qualcosa che scatena alti livelli di ansia.

Può avere difficoltà a masticare o a deglutire. Può altresì vivere il momento del pasto come un evento socialmente ed emotivamente stressante.

Esistono segnali d'allarme psicologici e fisici, che fanno sospettare l'ARFID. Tra i segnali psicologici si osservano paura di soffocare e vomitare, mancanza di interesse per il cibo e di appetito, diventare sempre più schizzinoso, limitare l'assunzione di cibo a consistenze particolari, lamentare mal di stomaco o sensazione di pienezza durante i pasti.

Tra i segnali fisici si osservano disturbi gastrointestinali, crampi allo stomaco, insofferenza al freddo, irregolarità del ciclo mestruale, difficoltà a concentrarsi, vertigini o svenimento, insonnia(LINK), fatica.

Diagnosi e trattamento

La valutazione è clinica attraverso l'esame fisico ed esami di laboratorio ed indaga sull'assunzione dietetica.

Il trattamento consiste nella riabilitazione nutrizionale iniziando dal recupero del peso ponderale. Per normalizzare lo stile alimentare la terapia cognitivo-comportamentale è risultata efficace.

La psicoterapia è risultata adeguata per aiutare il paziente ad imparare ad affrontare il problema per ottenere una guarigione a lungo termine. Talvolta è necessario associare al trattamento psicologico anche una terapia farmacologica (lorazepam, midrazapina, elonzapina).

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