Decorso del disturbo da deficit di attenzione/iperattività
Il DDAI si riscontra prevalentemente in bambini in età scolare è di circa il 3-6%, con maggior frequenza nel sesso maschile.
Solitamente il disturbo da deficit di attenzione/iperattività esordisce sin dall’infanzia con iperattività, per poi identificarsi maggiormente nel decorso della scuola elementare con maggiore difficoltà nella capacità di mantenere la concentrazione.
In età adolescenziale tende a stabilizzarsi la manifestazione di agitazione, nervosismo, impazienza e irrequietezza, anche se ci sono casi in cui, al contrario, può presentarsi un peggioramento importante, specialmente per quanto riguarda la socialità. Nell’adulto prevalgono l’impulsività, la disattenzione e l’irrequietezza.
Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM-5 (ultimo dell’evoluzione), rispetto a quelli precedenti aumenta il lasso temporale in cui poter fare diagnosi, cioè entro i 12 anni, distinguendo l’ADHD in tre forme distinte:
ADHD con disattenzione predominante
ADHD con iperattività/impulsività predominanti
ADHD combinato
Eziologia
Le cause del DDAI non sono note, vi sono però variabili ambientali e genetiche (ereditarie) che sono state ritrovate principalmente in presenza di sintomi di maggior gravità e altre di natura biologica che possono presentarsi in tre fasi: pre-natale, peri-natale, post-natale.
Pre-natale : gravidanza poco controllata con abuso di alcolici, fumo, sostanze stupefacenti , esposizione a infezioni virali, dieta povera di iodio
Peri-natale : parto prematuro , presentazione podalica, encefalopatie
Post-natale : meningite di diversa natura (spesso sviluppate dopo otite media con infiammazione della mastoide), ipoglicemia , mancanza di ferro
I fattori ambientali , che sembra siano più incidenti di quelli genetici, sono stati identificati in: famiglie, classi e ambienti sovraffollati, genitori con malattie psichiatriche, con storia di abuso di alcol, fumo e droghe.
Vi sono in corso diversi studi riguardo il DDAI, specialmente in paesi come USA e Francia, da parte di ricercatori come il Professor Samuele Cortese; in questi studi, ad esempio, vengono utilizzati strumenti di neuroimaging in grado di valutare il metabolismo cerebrale per studiare l’attività di determinate aree con specifiche funzioni.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi di DDAI viene fatta con l’osservazione del caso specifico e vengono valutati: frequenza e gravità dei segni dimostrati, ambiente di presentazione dei sintomi.
Non vi sono esami di laboratorio utili a fare diagnosi di DDAI, piuttosto vengono utilizzati per fare diagnosi differenziali con altre patologie a simile presentazione; vi sono diversi questionari e/o test che possono guidare il medico nella formulazione di una diagnosi.
Nel momento in cui viene fatta una diagnosi di DDAI risulta importante pianificare interventi e trattamenti adeguati in base alla personalità del bambino, alle relazioni familiari e con gli amici, evidenziando punti di forza e debolezza per poter comprendere le necessità educative più adeguate.
Il trattamento prevede interventi di tipo multimodale: farmacologico, psico-educativo e psicoterapeutico. Farmaci psicostimolanti sono ritenuti efficaci, con effetti positivi sul mantenimento dell’attenzione, controllo dell’impulsività e iperattività nel momento in cui, affinché durino nel tempo, vengano accompagnati da strategie cognitive e comportamentali per la gestione della patologia.
Sono imprescindibili gli interventi con i genitori e con l’ambiente scolastico, nello specifico gli insegnanti, per poter accrescere la consapevolezza del DDAI e sviluppare capacità di approccio, educative, comportamentali per la gestione migliore possibile del soggetto affetto.
Direttamente con il bambino va iniziato un percorso di terapia cognitivo-comportamentale , che lo aiuti a riconoscere e pianificare i propri comportamenti nei diversi setting di vita quotidiana, sviluppando capacità di autoregolazione dei sintomi manifestati, con particolare attenzione al rispetto delle regole e alla conoscenza dell’emotività altrui per far sì che il bambino possa imparare a relazionarsi in modo adeguato.
Il DDAI va trattato nell’infanzia per evitare peggioramento della sintomatologia in età adulta e rischio di manifestare comportamenti autolesivi (es. abuso di sostanze, alcol, suicidio). A lungo termine le persone affette da questo disturbo diventano sempre più consapevoli della propria situazione; ciò che tende a persistere, anche in età adulta, sono: disorganizzazione, bassa autostima, disturbi di ansia e comportamenti sociali inappropriati.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?