Comunità terapeutica assistita, la mia visione di infermiera
Ruolo dell'infermiere in comunità terapeutica assistita
La lotta alla segregazione dei pazienti psicotici ha avuto inizio in tempi lontani. Già nel 1968 cortei di operatori e pazienti per le strade erano all’ordine del giorno. I “pazzi”, così venivano chiamati, ricoverati negli OOPP, costituivano un peso e un pericolo per la società.
Gli ospedali psichiatrici svolgevano un’enorme mole di lavoro, ma i risultati non erano apprezzati. Gli ambienti chiusi per psicotici erano considerati come un carcere a vita. I pazienti, invece, avevano bisogno di socializzare e di vivere in un ambiente piuttosto familiare, che li facesse sentire a casa.
Gli Ospedali Psichiatrici in Italia sono stati chiusi dalla legge Basaglia , successivamente venne compresa nella riforma sanitaria del dicembre 1978. In Sicilia, i cosiddetti “manicomi”, sono stati chiusi nel 2000, cioè da 19 anni.
Nonostante siano trascorsi 40 anni dall’entrata in vigore della legge Basaglia, i pazienti con disturbi mentali continuano a rappresentare, nell’immaginario comune, un fardello insuperabile per la società.
Talvolta è presente, erroneamente, l’idea che le strutture residenziali siano delle strutture subentrate ai manicomi, in cui i pazienti psichiatrici, non vengono considerati delle persone, ma soltanto come dei “malati” o “cause perse”, che non necessitano di una pianificazione assistenziale personalizzata, poiché non sono capaci di raggiungere nessun obiettivo prefissato.
Però non si può sostenere che il paziente psichiatrico non meriti un’assistenza mirata ad un miglioramento del sef-care e delle sue abitudini di vita, perché ciò comporterebbe la morte della professione.
I pazienti psichiatrici sono classificati come “pazienti difficili” da assistere, che necessitano di una riabilitazione psichiatrica per un possibile reinserimento nella società.
Chi è realmente il paziente psichiatrico
Il paziente psichiatrico - quello che troppo spesso ancora oggi la società civile, i cosiddetti “sani”, definiscono “matto” - è un essere umano, una persona che, per motivi spesso sconosciuti, soffre di un disagio psichico che lo porta ad un rapporto alterato e distorto con sé stesso, con gli altri e con il mondo. Ognuno manifesta questo malessere in modo differente, perché ognuno è unico e singolare.
Attualmente i pazienti psichiatrici vengono presi in carico dal Dipartimento di Salute Mentale , attraverso un contatto ambulatoriale presso il Centro di salute mentale o con un ricovero ospedaliero per le situazioni di acuzie.
La Mission istituzionale del DSM consiste nella Prevenzione, Cura e Riabilitazione delle malattie mentali.
La Riabilitazione viene realizzata a livello territoriale, a livello semiresidenziale (Centri Diurni-CD) e residenziale (Comunità Terapeutiche Assistite - CTA ). Nell’immaginario comune della società dei “sani”, le CTA vengono considerate come la mera sostituzione degli Ospedali Psichiatrici, in quanto luoghi deputati al ricovero, per lunghi anni, di persone con disturbi mentali, che favoriscono la desocializzazione e l’intrattenimento dei pazienti “complessi” nella struttura, per mantenere sia all’interno che all’esterno un clima di tranquillità e sicurezza.
In realtà il ruolo svolto dalle comunità terapeutiche assistite si discosta molto dall’immaginario comune.
Come sono organizzate le comunità terapeutiche assistite
Le comunità terapeutiche assistite hanno una struttura organizzativa composta da varie figure professionali qualificate. Di norma, prevede:
2 Medici Specialisti, di cui uno che assolve le funzioni di direttore sanitario; il Direttore sanitario ed il medico sono presenti nelle ore antimeridiane e pomeridiane
2 psicologi
1 pedagogista clinico
1 assistente sociale
5 tecnici della riabilitazione psichiatrica strutturati
6 infermieri strutturati che si alternano nelle 24 ore
6 ausiliari strutturati che si alternano nelle 24 ore
1 assistente amministrativo
La struttura può accogliere un numero massimo di circa 20 pazienti , di età compresa tra i 18 e i 65 anni.
Ciascun ospite della CTA gode dell’assistenza del medico di base dell’ASP per quanto concerne la salute fisica (visite mediche, consulenze programmate, accertamenti, farmaci), mentre tutto ciò che è di pertinenza psichiatrica resta a carico della CTA.
Alcuni infermieri tendono a non prendere in considerazione l’idea di lavorare in CTA, soprattutto perché:
viene considerato un luogo alquanto pericoloso
molte skill pratice (ad es. procedure invasive, infusioni ecc.) acquisite all’università non vengono messe in pratica
inesperienza nel gestire le criticità psichiatriche.
Ma quali devono essere i punti di forza dell’infermiere che lavora in ambito psichiatrico ?
L’infermiere che lavora in ambito psichiatrico dovrebbe possedere una certa predisposizione relazionale al paziente con disturbi mentali; lungi dal combattere il delirio di uno psicotico, si dovrebbe proporre di farglielo vivere nel modo meno conflittuale possibile. Fargli capire che il rifiuto della realtà vera, non lo porterà a niente di costruttivo .
Durante la crisi lo psicotico è privo del dono della ragione. Cessata la crisi rimane un uomo, al quale la malattia fa rifiutare la realtà che lo vorrebbe normale. L’infermiere deve aver chiari questi concetti, deve essere vigile e intuitivo.
L’infermiere che lavora in CTA , ogni giorno deve armarsi di tanta pazienza, comunicare in maniera empatica con il paziente, soprattutto quando manifesta una scarsa compliance alla terapia; è necessario che l’infermiere spieghi il motivo per il quale debba assumerla e i benefici che essa ne comporta.
Spesso il paziente psichiatrico ritiene di non essere compreso e ascoltato, soprattutto quando riferisce continuo malessere o effetti indesiderati dovuti ad uno o a più farmaci; sono proprio queste le barriere che gli operatori devono distruggere con professionalità.
La mancata compliance al trattamento farmacologico , in contrasto a ciò che spesso pensa il paziente psichiatrico, comporta delle conseguenze molto gravi, quali ad esempio un elevato tasso di ricadute, fenomeno che gli studiosi definiscono revolving door (porta girevole): i pazienti vengono dimessi dalla struttura dopo la stabilizzazione della malattia e, trascorso un breve periodo, vi ritornano perché hanno sospeso il trattamento, con conseguenti possibili ripercussioni a lungo termine sulla sfera intellettiva del paziente e aumento dei costi per il SSN.
L’infermiere di CTA , nell’esercizio delle sue funzioni, segue, assiste, scruta il paziente, interviene e si relaziona col medico e con i tecnici della riabilitazione psichiatrica ai quali propone, se necessario, ciò che potrebbe essere più utile al malato.
Già dalla formazione universitaria notavo come l’instaurarsi di una buona relazione d’aiuto, fondata sull’empatia, potesse migliorare il rapporto tra infermiere e paziente e di conseguenza l’implementazione della compliance da parte di quest’ultimo alle cure e all’assistenza.
Sicuramente in quegli anni non avrei mai immaginato di iniziare a lavorare in area psichiatrica e che l’interesse verso quest’area sarebbe cresciuto progressivamente. Oggi sono convinta che nella vita non si finisca mai di fare nuove esperienze.
Ad oggi leggo molti articoli di infermieri e operatori sanitari che faticano a presentarsi al lavoro, a causa dello stress correlato e del burnout .
Conseguenze non poco rilevanti per chi lavora in un ambiente psichiatrico, che possono essere evitate attuando delle strategie adeguate. Io mi ritengo ad oggi un’eccezione, poiché ho trovato sul posto di lavoro un’altra famiglia, che comprende operatori e pazienti, una casa in cui ognuno crede in ciò che vuole diventare.
Mariagiovanna Piccolo , Infermiera
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