Un recente articolo pubblicato sulla rivista di ricerca italiana “Professioni Infermieristiche” ha analizzato il punto di vista degli infermieri riguardo l’eutanasia e il suicidio assistito . Cosa ne pensano? Sono favorevoli o contrari? Sarebbero disposti a lavorare in un contesto dove viene attuato il suicidio assistito?
Il fine vita è un’urgenza che non può essere ignorata
Cosa ne pensano gli infermieri dell'eutanasia e del suicidio assistito?
A queste domande hanno risposto 430 infermieri , di cui il 60% donne e il 30% nella fascia d’età tra i 21 e i 30 anni. L’esperienza degli infermieri intervistati deriva da reparti di tipo medico, chirurgico, terapia intensiva, pronto soccorso, oncologico e pediatrico. Un questionario di 11 domande , elaborato da alcuni tutor di un Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano , indagava le opinioni degli infermieri e la loro propensione a lavorare in contesti dove venissero lecitamente attuati l’eutanasia e il suicidio assistito .
Le prime 8 domande del questionario esploravano il grado di accordo degli infermieri riguardo:
la richiesta di un paziente di non attuare o interrompere i trattamenti di sostegno vitale
il coinvolgimento dei parenti in caso l’assistito non sia più in grado di intendere e di volere
l’uso di farmaci in dose letali, su richiesta del paziente terminale, per porre fine ad una sofferenza incontrollabile (qualora tutte le altre terapie non avessero sortito effetto)
l’accesso a procedure atte a porre fine alla propria vita
l’eventuale coinvolgimento dei familiari del paziente che accede a procedure di fine vita
il diritto di scelta di interrompere la propria vita qualora si versi in condizioni di sofferenza incontrollabile con altre terapie
la nomina di un tutore legale in caso di incapacità di intendere e di volere
la facoltà di decisione del tutore legale nominato dal paziente
A queste domande il personale si è dichiarato maggiormente d’accordo (con una percentuale sempre superiore al 60% per ognuna) nel sostenere il diritto alla scelta di fine vita , anche prematura, dei propri pazienti, qualora il ricorso ad ulteriori terapie per lenire le sofferenze non riscontrasse l’effetto desiderato.
Lavoreresti in un servizio che si occupa di eutanasia e suicidio assistito?
A questa domanda circa il 40% ha risposto positivamente, un 30% era indeciso e un restante 25% in disaccordo.
Per quanto riguarda la somministrazione di un farmaco volto al suicidio assistito, quindi ad opera del paziente, o all’ eutanasia, ovvero con l’erogazione diretta da parte di un sanitario, i pareri sono stati simili, circa il 35% era in accordo, un 30% indeciso, mentre i restanti non avrebbero voluto svolgere la propria attività lavorativa in tale contesto.
In questo panorama, emerge un coinvolgimento molto importante degli infermieri sulle tematiche di fine vita, con particolare attenzione e rispetto alle scelte dei propri pazienti. Questo dato non sorprende dal momento che gli infermieri sono i professionisti sanitari più vicini ai pazienti e con una forte esposizione al fenomeno della morte.
Quanto spesso gli infermieri si interrogano sul fine vita e su cosa sia più giusto fare per il proprio paziente? Il pensiero degli infermieri corre più velocemente della Legislazione Italiana, dove la legge 219 del 2017 (“Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”) ha aperto una strada, continuando ad accendere dibattito bioetico. Il fine vita è un’urgenza che non può essere ignorata e il sistema sanitario continua a muoversi in un terreno instabile, guidato da una politica incerta. Di eutanasia e suicidio assistito in Italia si parla, ma ancora sottovoce, gli infermieri però questi interrogativi continuano a porseli.
Bibliografia
Parozzi M, Ferrara P, Granata C, Di Prisco L, Celeri G, Destrebecq A, Terzoni S. Eutanasia e Suicidio assistito: indagine sulla percezione del personale infermieristico [Euthanasia and Assisted Suicide: nursing perceptions survey]. Prof Inferm. 2021;74(3):160-165
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