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Ancora pochi gli studi su efficacia cure infermieristiche

di Daniela Berardinelli

L’orientamento della ricerca condotta dagli infermieri italiani è prevalentemente a carattere tecnico, poco si parla dell’efficacia delle cure infermieristiche e degli inquadramenti filosofici di riferimento. A dirlo è una recente revisione pubblicata sulla rivista Professioni Infermieristiche. Gli oggetti di studio riguardano prevalentemente l’implementazione di nuove tecniche, procedure o interventi educativi. È maggiore lo studio della fase acuta delle patologie e la contestualizzazione in realtà ospedaliere. Pochi sono gli studi che indagano soggetti affetti da patologie croniche, anziani o portati avanti in realtà assistenziali non ospedaliere, come le case di riposo.

Ricerca infermieristica, in Italia c'è ancora molto da fare

Dall’analisi della letteratura che hanno compiuto gli autori si evince una prevalenza di studi quantitativi, per lo più descrittivi, condotti tramite l’utilizzo di questionari, creati spesso ad hoc, e su campioni di convenienza in aree chirurgiche, cardiologiche e mediche.

Se pensiamo alla natura tecnico-preventiva della professione infermieristica l’attenzione degli infermieri si concentra soprattutto sullo studio di attività procedurali come il posizionamento di un catetere venoso periferico e il suo monitoraggio nel tempo o l’utilizzo di dispositivi per l’incontinenza urinaria.

Sono studiate anche la gestione di patologie come l’asma ed elaborati progetti volti al miglioramento della qualità di vita (ad esempio in pazienti affetti da osteoporosi).

Altri oggetti di studio riguardano poi la rilevazione del dolore, della fatigue nei pazienti neoplastici, la mobilizzazione precoce nel post-intervento chirurgico, la qualità del sonno durante un ricovero e problematiche di natura sessuale.

Per quanto riguarda l’essenza educativa-relazionale gli studi selezionati in questa revisione trattano per lo più interventi infermieristici educativi personalizzati di promozione della salute, della cura di sé, come la gestione di device o trattamenti farmacologici. Altri studi esplorano, invece, la percezione dei pazienti rispetto alle consegne infermieristiche condotte al letto del paziente, la qualità di vita e la difesa della dignità degli assistiti.

Quello che manca in questo scenario è un inquadramento teorico/filosofico dell’assistenza infermieristica. Da questa revisione emerge che l’assistenza infermieristica non viene quasi mai definita o concettualizzata. L'infemiere di ricerca è ancora uno sconosciuto.

Ad oggi l’infermieristica appare evolversi in direzione evidence based, ovvero sulla base delle migliori evidenze disponibili. Nonostante si stia assistendo ad un notevole incremento, soprattutto nell’ultimo decennio, delle pubblicazioni infermieristiche, in Italia sono ancora troppo pochi gli studi finalizzati a dimostrare l’efficacia delle cure infermieristiche e i loro effetti sui pazienti nei contesti assistenziali italiani.

Altra pecca è che molti studi non seguono dei filoni di ricerca già esistenti, ovvero non si inseriscono in progetti più ampi o in studi internazionali. Negli studi analizzati non sempre risulta riconoscibile il processo decisionale adottato dagli infermieri nel proprio agire professionale. Alcuni hanno prediletto la sicurezza del paziente, altri il pensiero critico, altri ancora scale di valutazione e la volontà del paziente.

A livello internazionale (soprattutto in Canada ed in Inghilterra) la ricerca infermieristica ha raggiunto standard di elevata qualità ed è riconosciuta come elemento fondamentale in grado di impattare sulla salute e sulla qualità di vita dei propri assistiti.

In Italia dobbiamo ancora fare qualche sforzo e continuare a migliorarci e a indirizzare il tiro della ricerca. Forse siamo ancora troppo legati alle procedure, all’assistenza tecnica, che volgarmente viene definita “per compiti” nel gergo professionale comune.

Crediamo ancora troppo poco nello studio della natura infermieristica, tanto da non sbilanciarci abbastanza nell’esplorare questo territorio, non così conosciuto se non per i grandi nomi come quelli di Nightingale, Henderson, Orem, Gordon, Peplau ed altri ancora.

Da questa revisione emerge la necessità di rivedere gli orientamenti della ricerca infermieristica italiana, che idealmente potrebbe mirare contemporaneamente al soddisfacimento delle conoscenze degli infermieri e a curare i bisogni assistenziali dei pazienti.

Potrebbe essere utile anche “contaminarsi” di più con l’ambito filosofico e cercare di indagare maggiormente la natura del nursing e le sue possibili evoluzioni per i professionisti e per i pazienti.

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