Infermiere deriva da infermo, noi ci prendiamo cura di chi, per qualsiasi ragione si trova in difficoltà e lo supportiamo. Non lo leghiamo, non lo rinchiudiamo, ma siamo al suo fianco perché ciò non accada mai. Il manifesto per la vita libera delle persone con disturbi mentali e disabilità intellettiva
FIRENZE. “E ora non mi rinchiudere” il manifesto per la vita libera delle persone con disturbi mentali e disabilità intellettiva
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller - (Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)
Empoli. Lo scorso 27 febbraio è stato presentato il Manifesto per la vita libera delle persone con disturbi mentali e disabilità intellettiva, contro il rischio di una nuova istituzionalizzazione realizzato dal Comitato "E ora non mi rinchiudere". Il Manifesto nasce dalla volontà di esprimere la preoccupazione ed il dissenso al fatto che in Toscana stia riemergendo lo spettro di una nuova istituzionalizzazione, di questo ne sono prova il centro per 100 persone in costruzione a San Giuliano Terme e il progetto di costruirne uno per 70 persone a Empoli.
Il manifesto si compone di sei articoli in cui i concetti di libertà e di autodeterminazione vengono esplosi in modo chiaro e potente. Ciascun articolo è dettagliato nei contenuti ed ha una forza etica indiscutibile.
Durante la presentazione il manifesto è stato letto da parte di Firenza Guidi, regista scrittrice e autore di performance, e gli interventi di Don Andrea Cristiani, consultore del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, della psichiatra dr.ssa Giovanna del Giudice, presidente della Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo F. Basaglia, e di Massimo Toschi, consigliere per la disabilità della presidenza della Regione Toscana, che ha portato al Convegno una lettera di apprezzamento del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi indirizzata all' associazione.
Si è tenuta poi, una tavola rotonda coordinata da Donata Vivanti, presidente della F.I. S.H. Toscana, con gli interventi di Adriano Amadei, segretario generale di Cittadinanzattiva Toscana, dr.ssa Daniela Bolelli, della Società italiana psicoterapia psicoanalitica e Adriano Turi, responsabile coordinamento H CGIL Toscana.
Erano presenti al Convegno, tra le numerose personalità, anche Brenda Barnini, sindaco di Empoli, Nedo Mennuti, direttore, e Rossella Boldrini, responsabile dei servizi sociali della Società della salute.
E’ piuttosto difficile sintetizzare i contenuti degli interventi che sono stati esposti durante la presentazione, per la loro complessità. Non commento il manifesto perché non ne ha bisogno, basta leggerlo per comprenderne la potenza, ma vorrei condividere alcune riflessioni da Infermiera.
Come ha ben sostenuto Don Andrea Cristiani, siamo tutti padri e madri di ogni creatura si affacci su questo mondo, ed di questa responsabilità che la comunità politica si deve fare carico. Ognuno di noi con le proprie caratteristiche e potenzialità deve essere messo nelle condizioni di vivere liberamente la propria esistenza. Non dentro una struttura ma all’interno della società, con la dignità di un lavoro e di un ruolo sociale.
Credo che questa sia una delle essenze della nostra professione: essere portatori di sostegno alla persona, a prescindere da tutte le possibili definizioni che altri attribuiscono, disabili, disabili fisici, disabili mentali e poi ancora autistici, schizzofrenici e così all’infinito. Per noi l’essere umano è uno, un unico valore.
“Infermiere” deriva da infermo, noi ci prendiamo cura di chi, per qualsiasi ragione si trova in difficoltà e lo supportiamo. Non lo leghiamo, non lo rinchiudiamo, ma siamo al suo fianco perché ciò non accada mai.
Dal rifiuto del ritorno all’istituzionalizzazione, nasce il dictat “E ora non mi rinchiudere”. Per quanto queste nuove strutture abbiamo la pretesa di accogliere, allontanano intere “categorie” di esseri umani dalla comunità. La presenza all’interno di infrastrutture come il teatro dedicato, campo di calcio dedicato etc…non costituiscono un valore aggiunto me un ulteriore conferma della volontà di separazione.
Credo che questa battaglia sociale ci appartenga profondamente, perché siamo direttamente coinvolti.
La dr.ssa Giovanna del Giudice ha esplorato il concetto di istutizionalizzazione in maniera ampia, includendo realtà quali le residenze per anziani. La segregazione, contiene di per sé il seme del sopruso autorizzato, ma non legittimo, della società sul singolo debole e incapace di autodeterminarsi, e di fatto costruisce il presupposto per gli episodi di maltrattamenti che sempre più spesso vengono scoperti e denunciati. Senza alleggerire la responsabilità individuale gravissima, occorre riflettere su quale sia la pietra miliare della degenerazione dei comportamenti: come direbbe Tom Kitwood la psicologia sociale maligna che giustifica come benevola la “deportazione” istituzionale.
E’ perciò l’istituzionalizzazione a permettere la degenerazione dei comportamenti. Prima di tutto come esseri umani e poi come infermieri cogliamo l’opportunità che questo manifesto ci offre per prendere un’altra via, al fianco dei fragili, dei deboli, degli infermi.
Proporrei a tutti gli infermieri di sottoscrivere il manifesto e di unirsi al coro. Stretti in libera sorte, un mondo migliore è possibile.
(*) Cristina Banchi - Infermiera responsabile sistemi qualità in RSA
Ecco il manifesto da scaricare e condividere con tutti: Manifesto "E ora non mi rinchiudere"
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