Criticità, calo del numero dei dirigenti, addirittura eliminazione del dipartimento delle professioni sanitarie. La Campania non se la passa bene a livello di dirigenza infermieristica e anzi la coordinatrice regionale del comitato infermieri dirigenti della Asl Napoli 2 Nord, parla chiaramente di situazione drammatica
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Con Raffaella Piro alla scoperta del ruolo della dirigenza infermieristica
Insieme a Raffaella Piro andiamo alla scoperta del ruolo che la dirigenza infermieristica assume nel panorama sanitario regionale. La Regione Campania, tra le prime regioni a recepire la legge nazionale 251 del 2000, ha visto dapprima una diffusione di servizi delle professioni sanitarie a macchia di leopardo e, successivamente, un lento e costante ridimensionamento degli stessi.
La realtà della dirigenza infermieristica nella Regione Campania è abbastanza critica - spiega Raffaella Siro -. Il piano di rientro ha influito non poco sulla dotazione complessiva della dirigenza all’interno delle Asl e ad oggi c’è stato un decremento del numero dei dirigenti. Basti pensare alla Asl Napoli 2 Nord, che prevedeva addirittura il dipartimento delle professioni sanitarie con quattro servizi attivi. Oggi nella pratica c’è stato un vero e proprio colpo di spugna. È stato eliminato il dipartimento, insieme ai quattro servizi, e creata un'unica struttura complessa, sopprimendo così due strutture complesse e tre unità operative semplici. Un atteggiamento abbastanza grave in una Regione che dovrebbe attuare quello che resta inattuato da 16 anni
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Secondo Raffella Piro quello che manca è una corretta visione delle professioni sanitarie
. In Campania c’è una forte difficoltà nell’applicare i modelli assistenziali d’eccellenza, quelli normalmente utilizzati in aziende sanitarie avanzate, a causa delle scarse dotazioni organiche, considerando il piano di rientro a cui sono sottoposte le strutture ospedaliere e quelle territoriali. In mancanza del servizio delle professioni sanitarie, spiega ancora Piro, il reclutamento viene proposto direttamente dai direttori, che ricevono una serie di indicazioni, a loro volta, dai direttori di struttura complessa o dai direttori di dipartimento. Manca quella competenza specifica dei professionisti dirigenti delle professioni sanitarie. In questo modo viene meno l’apporto specifico e competente di quest’area dirigenziale che non viene presa affatto in considerazione
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Un atteggiamento che si ripercuote quotidianamente sugli infermieri, su tutto il personale tecnico e della riabilitazione con enormi criticità nell’erogazione dei servizi ai cittadini.
In Italia stanno avvenendo i primi accorpamenti di aziende, come l’Usl Romagna. Forse ci si lamenta di alcune condizioni avendo cinque volte il personale presente negli organici delle aziende sanitarie della Regione Campania. Il problema, dal nostro punto di vista, è drammatico.
La soluzione, secondo Piro, è che vengano presto valorizzate le professioni sanitarie, attraverso i loro dirigenti, e garantendo a quest’ultimi pari accesso ai concorsi pubblici per incarichi che, attualmente, sono ancora di esclusivo appannaggio delle altre professioni della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa, nonché, da sempre, della professione medica.
Noi ci aspettiamo personale dirigente scelto, selezionato e molto preparato - conclude la coordinatrice del comitato infermieri dirigenti - che sappia dare una lettura complessiva ai bisogni dei cittadini e poi, in base a questi, stabilire quali siano gli organici per realizzare quelli che sono i modelli organizzativi che noi oggi chiediamo. Modelli che fondamentalmente per noi infermieri vengono dalla lettura del bisogno complessivo della popolazione
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