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Cardarelli, per i sanitari carico di lavoro insostenibile

di Redazione Roma

Infermieri e Oss sotto stress indicibile al Pronto soccorso dell’ospedale di Napoli. Costretti ad assistere anche i pazienti già dimessi, stesi sulle barelle in attesa del ricovero nei reparti. Sfiniti e sfiduciati, i sanitari hanno proclamato lo stato di agitazione e dichiarato l’assemblea permanente a partire da venerdì 10 giugno.

PS Cardarelli nel caos, infermieri e Oss proclamano stato d’agitazione

Non solo emergenza barelle al Cardarelli di Napoli. A fine maggio una delegazione di infermieri, medici e Oss del Pronto soccorso aveva incontrato a Roma il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il sottosegretario Pierpaolo Sileri, illustrando loro il grave disagio lavorativo nel quale versano nonché le criticità da affrontare per assicurare, ogni giorno, l’assistenza ai propri pazienti. Senza tirarsi mai indietro.

Ci rassicura sentire le istituzioni vicine e sapere che si sta lavorando a soluzioni strutturali, avevano dichiarato poi i sanitari. Ciononostante, le problematicità persistono e oggi gli infermieri e gli Oss faticano a gestire il troppo, estenuante lavoro.

Infermieri a rischio di ansia e depressione: basti pensare che il personale è giunto ad assistere anche i pazienti già dimessi dal Pronto soccorso che vengono trasferiti in Obi (Osservazione breve intensiva) sulle barelle, in attesa del ricovero all’interno dei reparti. Attese tutt’altro che brevi, che possono prolungarsi anche per giorni, riporta una nota inviata dai lavoratori al direttore sanitario dell’ospedale Cardarelli e alle Rsu aziendali. Ragione per cui, infermieri e Oss hanno proclamato lo stato di agitazione e dichiarato l’assemblea permanente dal prossimo 10 giugno.

Nel Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli, il più grande del mezzogiorno, si riversano – quotidianamente – centinaia di pazienti, mentre si continua a combattere contro gravi carenze di personale. Per tanti, troppi operatori la mole di lavoro è diventata insostenibile, e vengono richiesti a gran voce interventi strutturali, capaci di ridurre in particolare i tempi di attesa prima del ricovero. Così da arginare la questione dei pazienti in barella.

In relazione alle criticità del Pronto soccorso dell’ospedale partenopeo si è espresso più di un sindacato del comparto sanità, rilevando che con la riduzione delle unità in servizio e l’inevitabile inadeguatezza delle guardie, i codici verdi sono arrivati a tempi di attesa, dal triage alla visita, fino a dodici ore. Quelli gialli fino a cinque ore. Una condizione allarmante, hanno espresso i sindacati, considerando che i pazienti nell’estenuante attesa non vengono rivalutati né presi in carico (e che sovente tra i codici verdi si celano anche gravi patologie).

Oggi, attraverso una nota, gli infermieri del Cardarelli contestano apertamente le scelte di tipo manageriale e organizzativo, denunciando le proprie condizioni lavorative. Il personale sanitario, infatti, oltre a garantire il complesso processo assistenziale dell’emergenza, è tenuto ad assistere decine di pazienti con elevata intensità di cura – che stazionano per giorni nelle aree di Pronto Soccorso –, già inquadrati e in attesa di posto letto oppure di esito molecolare, per le aree di Osservazione breve intensiva. Pronto soccorso a rischio chiusura? Il pericolo purtroppo esiste, nel momento in cui – in Campania come nel resto del Paese – l’assistenza sanitaria versa in certe condizioni. E l’estate è praticamente iniziata.

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Commenti (1)

barsa78

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3 commenti

Carenze organizzative

#1

I colleghi sono stremati perché le carenze organizzative regionali si ripercuotono sul carico di lavoro degli infermieri e medici. Vi spiego, i trasferimenti per competenze, soprattutto dalle isole,per il proseguo diagnostico terapeutico, avvengono senza criterio e senza una programmazione che posso prevedere l’accesso diretto ai reparti appropriati. I trasferimenti per competenza ( provenienza altrO Po) devono seguire l’iter di triage come normale accesso di ps, per poi stanziare giorni in barella in Obi prima del ricovero. Una riorganizzazione di questa tipologia di trasferimenti non risolve il problema, ma potrebbe aiutare a ridurre i flussi di ps, quindi cercare di ridurre i carichi di lavoro.