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Dirigenza infermieristica

Presa in carico e nuove responsabilità: Il convegno Cid Lombardia

di Mimma Sternativo

Il dirigente delle professioni sanitarie e sociali nel nuovo scenario lombardo: dalla presa in carico alle nuove responsabilità. Questo il tema del Convegno CID Lombardia che si è tenuto a Milano venerdì 19 gennaio. Tanti gli spunti di riflessione, a partire dal tema dello spostamento delle cure dall'ospedale al territorio e del ruolo cruciale degli infermieri e della dirigenza infermieristica per dare una risposta efficace ed efficiente ai bisogni di salute del cittadino.

Convegno Cid Lombardia: Infermieri, ruolo strategico nella presa in carico

Tanti gli interventi che si sono susseguiti. Ad aprire le danze il Direttore Generale welfare Daverio: Il tema dello spostamento delle cure dall'ospedale al territorio, il passaggio dal curare al prendersi cura nell'ambito di un sistema molto complesso non può non tener conto della crescita dei livelli professionali.

Gli ha fatto eco Zoppini: Il peso delle malattie croniche ha cambiato il ruolo del paziente che da soggetto passivo è e deve diventare protagonista attivo assumendo stili di vita adeguati e ha modificato anche il ruolo del medico che da unico protagonista della cura, diventa membro di un team multidisciplinare in grado di elaborare il piano di cura che tenga conto della molteplicità dei bisogni. Sono gli infermieri ad avere il ruolo strategico nella presa in carico e nella continuità dell'assistenza.

Marino dell'Acqua, presentando un'indagine condotta dal CID, ha affermato: I vecchi paradigmi sono obsoleti e forse noi infermieri - ma anche le altre professioni sanitarie - possiamo dare un valore aggiunto. Noi possiamo fare la differenza, riusciamo a coprire qualunque ambito perché siamo abituati al cambiamento, noi non abbiamo paura.

Qualcuno dice che se aumentassimo i dirigenti – ha continuato - andremmo ad impattare sulla mancanza di fondi contrattuali capienti. Il problema è capire se il dirigente infermiere serve o non serve; se serve proprio come altre categorie professionali si possono aumentare i fondi. Tra 5 anni, in regione Lombardia 9 infermieri dirigenti su 32 andranno in pensione, il rischio è non fare programmazione e perdere quanto finora fatto per crescere una dirigenza concreta.

Ma se le parole non bastano, è stata Trinchero, ricercatrice dell'Università Bocconi, a portare i numeri del rapporto OASI 2017: Colmiamo quel gap che porta ad avere più medici e meno infermieri. La crescita a valenza gestionale mono professionale è stata sino ad ora la carriera prevalente utile per la crescita professionale, ma secondo i nostri dati gli infermieri del futuro dovranno avere un terreno professionale diverso: specializzazione come elemento iniziale.

Attenzione però – ha proseguito - analizzando anche la letteratura internazionale abbiamo visto che la specializzazione porta a status, ma divide la professione e crea dei vincoli alla gestione delle risorse umane.

Ad aprire la seconda sessione della mattinata è stata la Presidente Barbara Mangiacavalli: Andiamo verso la chiusura di un triennio intenso, che ha tentato di coniugare il punto di vista dell'infermieristica a tutti i livelli, con il contesto sanitario nel suo insieme. Per costruire un percorso, affinché gli infermieri vengano riconosciuti come figure istituzionali all'interno del sistema salute, ci deve essere il lavoro di tutti noi, perché ognuno di noi nel proprio ruolo porta questo tipo di contributo. È importante costruire i percorsi istituzionali, dall'altra però è fondamentale la sinergia continua e costante col mondo professionale, con le società scientifiche, con le organizzazioni sanitarie, con la nostra accademia di professori ordinari.

Su quali professionisti dobbiamo lavorare? - ha proseguito - È importante capirlo per la creazione di professionisti specializzati. La funzione manageriale organizzativa e di coordinamento è sicuramente una delle funzioni strategiche in tutto il nostro sistema sanitario, pubblico e privato. Le capacità distintive del management della nostra professione sono quelle di lavorare sulla conduzione di processi trasversali.

Le sfide che abbiamo di fronte sono tante; se le delibere regionali attuative parlano di ruoli e funzioni, parlano di prese in carico e non c'è scritta la parola “infermiere” non vuol dire che gli infermieri non ci siano, ma vuol dire che i ruoli sono trasversali, da riconfigurare sulla base delle competenze esibite dal professionista più che dal profilo professionale. Il problema è lavorare sulle competenze per gestire certi processi.

Dobbiamo essere in grado di cambiare il nostro abito e vedere nel nostro zaino quello che abbiamo. Dobbiamo saper riorganizzare il nostro contesto, al cittadino non interessa sapere chi fa che cosa, ma interessa che la risposta ai bisogni di salute sia efficace ed efficiente.

Sperimentiamo, innoviamo, proviamo a immaginarci dentro a percorsi innovativi. Il futuro non è già più la gestione della cronicità ma è lasciare la persona al domicilio. Alziamo lo sguardo e guardiamo il futuro che in tempi rapidi potrebbe diventare situazione presente. Questo è il mio augurio

E se la passione, la Federazione, i dati e i numeri non bastano in difesa degli infermieri e della sanità di Regione Lombardia, è intervenuto anche Giulio Gallera, assessore alla sanità: Vivo la frustrazione di non riuscire a mettervi nella posizione di lavorare al meglio. Se la sanità lombarda è un'eccellenza è anche grazie a voi. Non ci danno la possibilità di assumere, di darvi una boccata d'ossigeno, ma sappiamo che così non si può andare avanti perché altrimenti il sistema crollerà.

Il convegno si è poi concluso con la presentazione di Umberto Genovesi sulla responsabilità professionale dopo la Legge Gelli, accompagnata da una vezzosa presentazione della street art di Bansky.

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