Sembrerebbe quasi uno slogan tratto da un noto spot pubblicitario anni '80 che reclamizzava l'amore degli Italiani per una nota marca di cucine, e invece questa volta ci ritroviamo a dover assistere sgomenti all'ennesimo oltraggio che la politica, in nome di un risparmio di risorse discutibilissimo, fa della professione infermieristica.
Questa volta il riferimento è alla delibera della Regione Toscana datata 30 Giugno 2014, la quale esclude la presenza degli infermieri sui mezzi di soccorso 118, automediche e ambulanze.
La delibera in questione mira a sostituire i professionisti infermieri che prestano servizio nel 118 con volontari del soccorso afferenti ad associazioni di volontariato che gestiscono il sistema delle ambulanze nella regione in questione.
Così, dopo una legge che permette alle "infermiere volontarie" (che in realtà infermiere non sono) di espletare funzioni proprie della professione infermieristica in "situazioni di emergenza" (anche se poi come è ben noto sono sorti vari ambulatori della Croce Rossa che effettuano prestazioni infermieristiche con tanto di tariffario, in barba all'emergenza), dopo la tentata "riconversione" delle badanti in infermiere, ora viene ritenuta superflua la presenza dei professionisti infermieri anche nel Servizio di Emergenza Territoriale 118.
Che questa decisione possa essere ricondotta a un risparmio economico o ad altri imprecisati benefici poco importa: oltre a mettere in serio rischio la salute dei pazienti, questa delibera offre un assist per l'esercizio abusivo della professione infermieristica contrastando palesemente con il Codice Penale.
Non basta aver seguito un corso di BlsD o altro per poter prestare il proprio servizio su un'ambulanza (parlo per esperienza diretta), poiché ad esempio il reperimento di un accesso venoso, la somministrazione di farmaci, l'effettuazione di medicazioni ecc... sono compiti attribuibili esclusivamente a infermieri abilitati alla professione, non delegabili ad altre figure, siano essi volontari o meno.
Se un servizio di emergenza territoriale non dovesse erogare prestazioni come quelle illustrate a scopo esemplificativo poco sopra, non vedo quale beneficio potrebbe trarne un paziente colpito da arresto cardiocircolatorio che venisse soccorso da un mezzo privo della presenza di infermieri.
Val bene la pena di sottolineare quella che sarebbe la carenza di qualità che si verificherebbe all'interno di un servizio di vitale importanza qualora dovesse venir meno la presenza di un tassello fondamentale del servizio stesso.
L'Aniarti e la SIS 118 nonché i collegi Ipasvi delle province di Firenze e Arezzo hanno espresso il loro dissenso verso tale delibera che potremmo definire scellerata e inappropriata, anche se in rete qualcuno, forse in preda a delirio di onnipotenza dopo la visione di qualche puntata di troppo di E.R. o del Dottor House, comincia a percepire la giusta presa di posizione dell'Ipasvi di Firenze e di Arezzo come una "difesa lobbistica della categoria" sostenendo che le associazioni siano piene di persone in grado di poter gestire tutto al meglio, anche se a un qualsiasi lettore verrebbe subito da domandarsi in quale modo, data l'impossibilità normativa (e supponiamo anche l'assenza di formazione universitaria) all'effettuazione di medicazioni, somministrazioni di terapie, reperimento di accessi vascolari, cateterizzazioni ecc.
Se l'interesse della politica dovesse essere quello di ottenere un risparmio economico, sarebbe bene che gli stessi promotori di tale proposta si facciano due conti sugli esborsi cui le aziende andrebbero incontro qualora i pazienti "vittime" di prestazioni scadenti dovessero denunciare disservizi derivanti dall'impossibilità di ricevere terapie dovute all'assenza di infermieri senza dimenticare le migliaia di denunce per abuso di professione che gli infermieri presenteranno alle autorità competenti qualora tale delibera cominciasse a produrre i suoi frutti "malati".
E lor signori stiano pur certi che questa volta gli infermieri italiani, stanchi di essere vessati e defraudati, non rimarranno inermi a guardare l'ennesimo scempio prodotto ai loro danni.
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