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Management

Infermiere coordinatore nei reparti di emergenza/urgenza

di Marco Previdi

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Il Coordinatore Infermieristico è un professionista capace di gestire attività complesse dal punto di vista manageriale, tecnico e assistenziale. Coordinare un reparto di emergenza/urgenza, in particolare, implica un’ottima conoscenza del settore e una perfetta padronanza, di sé stessi e dell’équipe.

Luca Gelati

Luca Gelati, coordinatore infermieristico

Coordinatore in Pronto Soccorso presso l'Ospedale di Mirandola (MO)

L’Infermiere con funzioni di coordinamento rappresenta, da anni, una possibile progressione verticale per la figura professionale infermieristica, contrattualmente prevista sia nel sistema pubblico che in quello privato. Tale funzione si vede applicare ancora oggi (e ancora troppo spesso) l’appellativo “Caposala”; tale etichetta ricorda un ambiente gerarchico-militare, che nonostante le normative, la formazione universitaria e l’evoluzione del pensiero infermieristico, pare riecheggiare ancora con vigore nelle corsie e degli ambienti sanitari.

Il Coordinatore Infermieristico entra nel ruolo con competenze cliniche e deve immediatamente diventare un pianificatore strategico di risorse umane, economiche e di risk-management (Crowther 2004). Non c'è da stupirsi che le competenze del tradizionale “Caposala” siano fuori contesto nelle organizzazioni sanitarie attuali in cui i manager sono tenuti ad essere leader.

Nella realtà italiana odierna chi è il Coordinatore Infermieristico, al di là delle definizioni accademiche? Un manager? Un professionista tra i professionisti? Un prolungamento dell’organizzazione? E quanto è differente esserlo in un settore piuttosto che in un altro?

Per avere un'idea di cosa significhi essere un Coordinatore Infermieristico dell'Emergenza/Urgenza abbiamo intervistato chi ricopre questo ruolo da anni, Luca Gelati.

Luca raccontaci la tua storia, da quanto tempo sei Coordinatore?

Da circa sette anni sono Coordinatore del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Mirandola (Modena) dove da sempre ho svolto l’attività infermieristica, precisamente a partire dal 1990. Quindi ho sempre avuto una grande passione verso i temi dell’emergenza/urgenza che poi è sfociata nella volontà di provare a gestire anche le situazioni da un nuovo punto di vista. Il bisogno di nuovi obiettivi, fra cui la volontà di poter migliorare alcuni aspetti della professionalità infermieristica e di una nuova visione dell’Infermiere di emergenza/urgenza, mi hanno portato ad intraprendere questa nuova strada.

Qual è la peculiarità di svolgere questa funzione in emergenza/urgenza?

Questo è un tema controverso, perché vi sono due scuole di pensiero che si confrontano da qualche anno su quello che debba essere il ruolo del coordinatore Infermieristico. Un ruolo “gestional”, molto improntato alle questioni del management, oppure un ruolo “professional”, che oltre alla gestione debba avere anche dei contenuti professionali. Credo che tutte le nicchie e le specializzazioni abbiano necessità di una conoscenza dei processi clinico assistenziali, ma non nascondo che la maggior parte delle attività che mi vedo chiamato a svolgere come coordinatore di un Pronto Soccorso sono sostanzialmente di tipo gestionale.

Quali difficoltà hai incontrato nel tuo percorso?

Hai avuto conflitti con i medici di emergenza/urgenza? Mancanza di supporto?

Le difficoltà sono legate al fatto che ho svolto sempre la professione infermieristica nella stessa unità operativa; se da un lato ne conoscevo tutti i meccanismi e questo è un fattore positivo, dall'altro lato i legami affettivi instaurati dopo anni di lavoro avrebbero potuto rappresentare un limite. Conoscendone i risvolti potenzialmente negativi, ho cercato di "utilizzarili" in maniera costruttiva.

Gli ostacoli maggiori sono quelli legati al servizio che il Pronto Soccorso svolge e al dialogo con tanti altri settori specialistici; in questa realtà non è richiesto solo di rispondere bene all’emergenza/urgenza, ma anche di fare da filtro alle richieste e ai bisogni dei cittadini, cosa estremamente complessa. A volte, oltre ad impostare l’attività gestionale, occorre puntualizzare i percorsi e l’appropriatezza degli invii, creando dei momenti di confronto con i coordinatori delle altre Unità Operative.

Per quanto riguarda i rapporti con i medici devo dire che, complice forse il tema dell’emergenza/urgenza che “costringe” i professionisti a operare alla pari, dei grossi scontri od opposizioni non ci sono stati. Naturalmente gioca molto l’avere una visione comune degli obiettivi con il direttore dell’Unità Operativa e credo di essere stato molto fortunato da questo punto di vista. In sostanza non vi sono stati conflitti nella mia esperienza.

Sei riuscito ad applicare le nozioni universitarie di management?

Il mio percorso di Master in Management mi ha dato tutti gli strumenti di cui necessito. Volendo usare un parallelismo tipico dell'emergenza/urgenza, ovvero pensando ad un paziente in arresto cardiaco che necessita di essere ventilato e massaggiato, la formazione manageriale mi ha fornito le conoscenze per “ventilare” un gruppo di persone che ero chiamato a condurre verso il raggiungimento di determinati obiettivi. Mi sono sforzato di applicare al meglio strumenti quali la turnistica, la gestione e la valorizzazione del capitale umano. Non credo abbia raggion d'essere un coordinatore che non acquisisca gli strumenti di base del management durante l'apposito percorso formativo.

Il tuo carico di lavoro è misurabile? Come lo percepisci?

Il carico di lavoro credo sia assolutamente misurabile in termini precisi e puntuali. Sarebbe opportuno, poi, collegare ai carichi di lavoro gli esiti. Ci sono attività che richiedono una quota di tempo misurabile; esiste poi una quota di impegno (intangibile) che continua anche dopo aver smarcato il cartellino. Una certa tensione o pulsione viene mantenuta anche dopo il lavoro.

Cosa pensi delle competenze avanzate dei coordinatori nell’area emergenza?

Per definizione il coordinamento Infermieristico dovrebbe essere già un ruolo avanzato, di una delicatezza assoluta. Questo perché si pone l’obiettivo di trasformare la mission e la vision di un'azienda sanitaria in qualcosa che si produce sul cittadino. Quindi credo che questa figura di snodo del coordinatore, definita di "middle management", sia fondamentale per tradurre questa idea. Credo anche che vi sia poca attenzione nella valorizzazione della figura del Coordinatore, il quale deve possedere capacità, conoscenze e motivazioni che possono (e devono) essere definite "avanzate" senza il minimo dubbio.

Quale futuro per l'Infermiere coordinatore in emergenza?

Questo ruolo, soprattutto in emergenza/urgenza, è fondamentale se si accetta l'idea che il pronto soccorso non ha più solo una funzione sanitaria, ma anche sociale all’interno del territorio. È per questo che l’attività di network dei pronto soccorso rispetto al sociale, all’area fragilità e alla prevenzione rappresenta uno snodo cruciale sia in termini comunicativi, che in termini relazionali e di immagine.

Come ti vedi fra 10 anni?

Io ho puntato molto sul mio lavoro, quindi mi auguro di avere l’opportunità di lasciare un'impronta rispetto a come vedo io la figura dell’Infermiere all’interno del SSN.

Un messaggio per i nuovi coordinatori nell’area emergenza urgenza?

Il messaggio è di affrontare l’incarico con grande passione e motivazione, tenendo presente che il ruolo prevede una certa preparazione, strumenti specifici e un'ottima padronanza dell'etica. Senza queste non vi sarà soddisfazione per chi sceglierà di muovere questo passo, né per l'utente finale del sistema sanità.

È chiaro che si tratta di un ruolo di prima linea e, come si sa, in prima linea volano un sacco di proiettili.

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