Essere coordinatore infermieristico non è facile, provo a spiegarvi perché
Infermiera coordinatrice
Io sono ambiziosa . Mio padre non si è ancora arreso: Sei tanto brava, sei ambiziosa, ma allora fai medicina, no?!
Lui non si arrende, io neppure . Sono a metà tra l’essere una donna e l’essere ancora una ragazzetta. Ho 32 anni, piccola per la carriera, già troppo grande per non avere ancora avuto un figlio o un marito.
Ho 32 anni e sono un coordinatore infermieristico . Sono ambiziosa, ho 32 anni, sono una giovane infermiera e sono una coordinatrice.
Di già? Non mi spiego ancora come mai in una professione fatta per lo più al femminile, siano così presenti stereotipi maschilisti che se sei giovane donna non importa se tu sia realmente competente o meno, chissà cos’hai fatto per essere lì (…).
Sono una coordinatrice e non lo so cosa fanno i coordinatori. La teoria dice una cosa, la realtà un’altra e le voci di corridoio altre ancora
E ho preso appunti per tutte le volte che ho sbagliato e per tutte le volte che han sbagliato “loro” e allora spero di essere già a buon punto.
Essere coordinatrice è un mondo a sé, un mondo difficilmente interpretabile visto da fuori. O forse semplicemente dipende da come uno lo fa o lo è. Non lo so.
È senza dubbio un ruolo, un posto che ti accende i riflettori contro: c’è la Direzione che ti guarda, ci sono quelli che aspettano l’errore, ci sono i medici, i primari, i pazienti stessi e poi c’è il tuo gruppo.
Il gruppo : l’ambizione più grande è riuscire a crearne uno vero e continuare a mantenerlo tale, che la logica del “dividi et impera” non mi ha mai convinto e forse è fin troppo facile e non si addice ad un’ambiziosa.
Tutti si aspettano qualcosa da te e la prima a farlo sei tu. Tutti devono parlare con te e non puoi ovviamente non ascoltare. Tutti devono avere informazioni da te e non puoi esimerti dal dargliele.
Tutti devono essere misurati e valutati , qualcuno lo sta facendo anche con te. Tutti sbagliamo, ma qualcuno si aspetta da te che tu non faccia sbagliare gli altri.
Tutti hanno pregi difetti e giornate storte, ma tu non puoi, altrimenti perdi quello che hai costruito fino al giorno prima. Tutti hanno una vita sociale, ma tu anche se sei a cena con amici devi rispondere a quel dannato telefono e coprire quel benedetto turno, altrimenti chi ci va in reparto?
Tutti odiano i turni, tu pagheresti per tornare a fare le notti, ma non puoi dirlo, anzi non pensarlo che è meglio, si sa mai che qualcuno sappia leggere la mente: Sei matta? Hai dimenticato che significa fare i turni? Certo, ora che non fai un biiip ti mancano i turni. Io pagherei per fare da lunedì al venerdì, con tutte le feste a casa .
Ricapitolando: sono ambiziosa, sono una giovane infermiera, sono coordinatore e mi mancano i turni
Sono ambiziosa, nulla mi vieta di pensare che un giorno inventerò un nuovo modello organizzativo che vieti ai coordinatori di fare il turno del mattino e di fare tutta quella maledetta burocrazia.
Quando diventi coordinatrice è un po’ come quando diventi mamma, tutti fanno a gara nel darti consigli ma in verità tu fai come meglio ti viene e non lo sai poi se hai fatto realmente la cosa giusta, nella tua testa lo era e serviva a far star meglio tutti.
Mi raccomando: il coordinatore deve essere clinico ma non troppo . Che significa? Che posso mettere un agocannula al giorno? Posso almeno ancora usare l’ecografo? No, troppo. Il coordinatore deve essere manager, ma non troppo .
Insomma se il ruolo di infermiere è ancora poco conosciuto agli occhi di un estraneo quello del coordinatore è una specie di Sudoku.
I tuoi racconti sono certamente meno interessanti rispetto a quelli di un infermiere di pronto soccorso. Ora è difficile intrattenere le cene con gli amici. Di cosa vuoi parlare? di come stai cercando di misurare un esito, della nuova procedura che tutti devono leggere? O del ragazzo dell’ufficio tecnico che oramai ti chiama “stress”? Un reparto di medicina poi chi vuoi che conquisti?
Un anno e… Ci sono lividi di cui andare fiero, altri meno…E tutti gli schiaffi presi in piazza.
E l’inchiostro sulle braccia… il primo giorno in prova, il primo amore, il primo errore… E ho preso appunti per tutte le volte che ho sbagliato…E tu sei il primo posto in questa vita che mi sembra nuova. Prima di ogni cosa… (Fedez è tropo poco da manager?)
Che da quando coordino, da quando ho loro, tutto è passato in secondo piano. E non lo so se ne sarò capace, ma spero di riuscire a raccontarvi il mondo di questo manager clinico solitario
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