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Area chirurgica

Infezioni sito chirurgico, Ecdc chiede più sorveglianza

di Monica Vaccaretti

Le infezioni del sito chirurgico, le più comuni infezioni correlate all'assistenza sanitaria (ICA), rappresentano ancora oggi uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in quanto influenzano in maniera significativa la qualità e la sicurezza dell'assistenza sanitaria nonché gli esiti dei pazienti, incidendo altresì sugli oneri economici sociali. Le Surgical Site Infection (SSI) sono associate infatti a ricoveri ospedalieri post-operatori più lunghi, procedure chirurgiche aggiuntive, trattamenti in unità di terapia intensiva e mortalità più elevata. È quanto emerge dal rapporto epidemiologico annuale dell'Ecdc, l'European Centre for Disease Prevention and Control, che ha indagato sulla loro incidenza nel periodo 2021-2022 in 12 Paesi dell'Unione Europea (Italia esclusa) che hanno partecipato all'indagine inviando i dati aggiornati al sistema di sorveglianza. Sebbene il quadro complessivo sui tassi di infezione sia fortemente limitato perché non tutti i paesi europei aderiscono all'iniziativa così che i risultati del report non possono essere considerati rappresentativi della reale situazione, si stima che la loro incidenza sia elevata.

SSI, Ecdc: in corso primo aggiornamento del protocollo di sorveglianza

chirurgia ferri

L'Ecdc ritiene che la sorveglianza sia una componente chiave nella prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza sanitaria.

Dal rapporto “Healthcare-associated infections: surgical site infections Annual Epidemiological Report for 2021-2022”, pubblicato il 19 febbraio, risulta infatti che i casi registrati sono stati 10.193 su 662.309 procedure chirurgiche, di cui 300.908 nel 2021 e 361.401 nel 2022, eseguite in 1638 ospedali europei.

Sono state prese in considerazione 9 tipi di procedure: bypass aorto-coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo, protesi dell'anca, protesi del ginocchio e laminectomia.

Considerando che il rischio di sviluppare una infezione del sito chirurgico dipende dalla specialità chirurgica e dal tipo di intervento, è stata rilevata una percentuale variabile, dallo 0,6% nelle laminectomie al 9,6% nella chirurgia del colon a cielo aperto.

Anche la densità di incidenza delle SSI ospedaliere varia a seconda del tipo di procedura chirurgica, da 0,1 a 5,3 per mille giorni/paziente post-operatori. Il report ha confermato inoltre che l'incidenza è inferiore nelle procedure laparoscopiche rispetto a quelle a cielo aperto, sia nelle operazioni di colecistectomia che in quelle del colon.

Tali infezioni, che insorgono nella parte del corpo sottoposta ad intervento chirurgico, possono essere superficiali interessando soltanto la cute oppure possono manifestarsi con forme più gravi coinvolgendo i tessuti sottocutanei sino a colpire gli organi o dispositivi permanenti impiantati. Nel report si evidenzia che il 38% delle infezioni segnalate sono superficiali e il 28% profonde. Le infezioni organo/spazio, ossia quelle che si manifestano in qualsiasi altro sito anatomico che sia stato aperto o manipolato nel corso dell'intervento chirurgico, rappresentano il 34% dei casi.

L'Ecdc sottolinea di aver osservato variazioni tra i Paesi. Ritiene che il tasso registrato di infezioni superficiali sia influenzato dalla durata della degenza ospedaliera post-operatoria e dalle differenze nei metodi di sorveglianza post-dimissione.

Gli esperti spiegano che le infezioni superficiali, che vengono generalmente diagnosticate già in ospedale, possono spesso essere trascurate e pertanto non segnalate dopo la dimissione dall'ospedale. Il fatto che una grande percentuale di SSI profonde e/o organo/spazio abbia un riscontro microbiologico positivo, quando segnalate, indica che anche le SSI superficiali sono probabilmente diagnosticate e segnalate con sensibilità variabile da diverse reti partecipanti.

Alla luce dei dati disponibili l'Ecdc ritiene sia necessario potenziare il sistema di sorveglianza, coinvolgendo un numero maggiore di Paesi. Le informazioni raccolte sinora sono ancora poche ed occorre altresì perfezionare la loro qualità. Confrontando il 2022 con il 2021, emerge tuttavia che altri due Paesi hanno segnalato dati all'Ecdc: la Francia, che ha ripreso dopo una pausa, e per la prima volta, il Belgio. Nel complesso c'è stato anche un aumento del numero di procedure chirurgiche segnalate, in particolare per la protesi dell'anca e del ginocchio e le procedure di laminectomia.

L'Ecdc ritiene che la sorveglianza sia una componente chiave nella prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza sanitaria nonché uno strumento importante per monitorare l'efficacia delle misure di prevenzione e di controllo.

Ed annuncia che è già in corso un aggiornamento del protocollo di sorveglianza, che includerà uno specifico indicatore per le infezioni al sito chirurgico con riscontri microbiologici positivi. Ciò potrebbe consentire una sorveglianza più automatizzata, soprattutto per le infezioni profonde e di organo/spazio, conclude auspicando un'implementazione del sistema.

Infermiere

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