Monitorare la percezione del rischio da parte della popolazione riguardo alle malattie infettive e ai vaccini, migliorare e adattare la comunicazione sanitaria in base a tale percezione, affrontare la disinformazione con interventi di prebunking e debunking, illustrare i fatti attraverso la visualizzazione dei dati fornendoli con trasparenza sono alcune buone pratiche, identificate nella letteratura internazionale, che l'Ecdc propone nel suo ultimo report tecnico sui vaccini.
Vaccini: rapporto ECDC su come comunicare meglio rapporto rischi/benefici
Condotto tra giugno e novembre 2023, lo studio è finalizzato ad aumentare le conoscenze delle persone sui vaccini e a renderle maggiormente consapevoli della loro importanza, sicurezza ed efficacia promuovendo e migliorandone così l'accettazione e l'adozione. Le buone pratiche suggerite sono accompagnate da considerazioni pratiche che possono influire sulla fattibilità dell'implementazione e sulla trasferibilità in contesti diversi.
Il lavoro dei ricercatori, che ha tenuto conto della lezione appresa dalle organizzazioni sanitarie pubbliche durante la pandemia, si è concentrato non solo sulla vaccinazione contro il Covid ma anche sulle campagne vaccinali contro l'influenza stagionale, il papilloma virus (Hpv) e il vaccino anti morbillo-parotite-rosolia-varicella.
Nello scenario attuale di scarsa adesione e diffidenza vaccinale promuovere la vaccinazione rappresenta pertanto una sfida per le autorità sanitarie pubbliche, soprattutto alla luce dei risultati di alcune recenti indagini condotte in Europa.
Sebbene le evidenze scientifiche abbiano dimostrato come la vaccinazione protegga da malattie infettive gravi e potenzialmente letali e prevenga ogni anno circa 3,5-5 milioni di decessi a livello globale (dati Oms), dai sondaggi emerge che le persone esprimono preoccupazione riguardo alla sicurezza dei vaccini ed hanno diffusamente la percezione che non siano efficaci.
Secondo l'Ecdc, per raggiungere gli obiettivi di aderenza alla vaccinazione le organizzazioni sanitarie devono imparare come comunicare, a pubblici diversi e in maniera efficace, in materia di sicurezza ed efficacia vaccinale, tenendo conto che alcuni gruppi di popolazione possono essere difficili da raggiungere attraverso i canali di comunicazione standard.
Gli operatori sanitari si dovrebbero concentrare sui benefici individuali e comunitari offerti dalla vaccinazione facendo capire che essi superano i rischi, sia quelli individuali di contrarre la malattia ed i suoi esiti sia quelli potenziali associati alla vaccinazione ossia gli effetti collaterali del vaccino.
I ricercatori spiegano che nella comunicazione occorre tenere conto che le percezioni individuali sui rischi e benefici sui vaccini variano ampiamente tra le persone e tra i diversi sottogruppi di popolazione. Queste variazioni possono potenzialmente aggravare le disuguaglianze sanitarie.
Laddove l'alfabetizzazione è più bassa, tali disparità sanitarie favoriscono una percezione negativa dei vaccini associata ad una minor fiducia nelle istituzioni sanitarie pubbliche, maggiormente evidente nelle popolazioni migranti e nelle minoranze etniche.
La decisione di un individuo di vaccinarsi comporta un processo complesso di valutazione di una serie di rischi e benefici, che può richiedere un grado relativamente elevato di alfabetizzazione sanitaria e di capacità di calcolo
, si specifica.
Considerando che le prove sui rischi e sui benefici dei vaccini si evolvono rapidamente nel caso di nuovi vaccini, le autorità sanitarie pubbliche devono poter avere accesso ai dati emergenti così da poterli esaminare e comunicare le incertezze che si dovessero rilevare. Questa trasparenza è fondamentale tenendo conto che la disinformazione e l'errata informazione sui vaccini, molto diffuse, sono in competizione con la comunicazione istituzionale e delle autorità pubbliche sanitarie competenti.
q>C'è ancora molto da imparare sui processi psicologici che operano quando gli individui accedono a più fonti di informazione e soppesano rischi e benefici della vaccinazione, si sottolinea. Per arginare la disinformazione è efficace mettere in atto tecniche di contrasto preventivo delle fake news, sia nei mezzi di informazione tradizionale che nei social media: il pre-bunking consiste nell'esporre le persone a esempi di disinformazione per aiutarli a riconoscerli e respingerli in futuro.
Si tratta di una tecnica che adotta lo stesso meccanismo di un vaccino (teoria dell'inoculazione). Con il debunking, invece, si demistificano e si confutano notizie o affermazioni false o antiscientifiche, che risultano spesso essere generate da ipotesi, convinzioni e teorie ricevute e trasmesse in modo acritico.
Le organizzazioni sanitarie si trovano tuttavia ad affrontare sfide operative in termini di competenze disponibili nella comunicazione del rischio sulle vaccinazioni e di risorse umane e finanziarie purtroppo insufficienti. Questo aspetto potrebbe pertanto influire sulla loro capacità di garantire una comunicazione efficace che permetta di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Usare narrazioni e trasmettere valori emotivi attraverso la diffusione di storie personali, esplorare i potenziali usi di tecnologie innovative (chatbot, realtà virtuale, gamification) nonché fornire materiale di supporto e formazione agli operatori impegnati nelle conversazioni sui vaccini sono considerate altre buone pratiche intese come strategie per migliorare la comunicazione sanitaria che, nella sua complessità, può essere supportata dall'uso di diverse tecniche comunicative così da garantire l'impatto su più pubblici diversi.
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