LECCE. Una sentenza della Cassazione mette in fibrillazione il mondo infermieristico italiano che dovrà stare attento da oggi in poi alle cannule venose fuori vena, soprattutto a quelle collegate ad una pompa infusionale. E' una sentenza ridicola, soprattutto perchè la nostra è una classe di professionisti che questo tipo di controllo ce l'ha nel DNA.
Evidentemente ai giudici non basta e viste le continue richieste di risarcimento civile e di condanne penali che giungono ai vari tribunali quotidianamente, il magistrato ha deciso di mettere i puntini sulle famose "i", ricordando che gli infermieri di turno hanno la responsabilità anche per il cattivo funzionamento del dispositivo di allarme elettronico di una pompa di infusione che arresta la perfusione della soluzione, qualora l’infusione vada fuori vena.
Lo ha reso noto la Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, che ha rimarcato la dose spiegando ai "nurse" italiani che "sussiste la responsabilità penale per lesioni colpose dell’ Infermiere e la responsabilità civile per danni in concorso con la ASL che per negligenza ometta di effettuare i dovuti controlli durante il proprio turno, per accertarsi della corretta posizione dell’ago della flebo". La quarta sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31133/11, ha respinto il ricorso avanzato da due infermiere avverso la precedente sentenza della Corte d’Appello di Lecce che aveva confermato la decisione del locale Tribunale. Il giudice in prima istanza le aveva ritenute colpevoli del reato di "lesioni colpose" in danno di un piccolo paziente.
La condanna è stata emblematica e, oltre all'ammenda di 200 euro, ha imposto la pena del risarcimento, in "comproprietà" con il responsabile civile dell'Azienda Sanitaria Locale, dei danni da liquidarsi in separata sede, nonché al pagamento di una provvisionale di euro 10.000,00 in favore di ciascuna delle parti civili.
Le due malcapitate si erano difese affidandosi al buon funzionamento del sistema d'allarme delle pompe. Ma non la pensa così il giudice che ha visto il reato di negligenza dei sanitari, rei di aver sottovalutato le richieste di intervento della madre del paziente. L'ago di fatto era fuori vena e il paziente ha subito delle lesioni psicologiche e fisiche. Da oggi occorre stare molto più attenti e non importa la stanchezza per i turni massacranti a cui spesso si è costretti e per l'assenza cronica di infermieri nelle strutture di diagnosi e cura... toh! in Italia però ci sono 40.000 "nurse" che non lavorano o lavorano precariamente. Ma questo il giudice non può saperlo!
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