GENOVA. L' iper-tecnologia, le varie teorie sull'errore umano e un approccio più solido alla sicurezza del Paziente, stanno modificando il modo di lavorare in ogni sala operatoria italiana. Una delle risposte più importanti, in tema di errore, è data dall'applicazione della Check-list sulla sicurezza. In cosa consiste? Altro non è che una ricetta con il giusto dosaggio degli ingredienti, utile a preparare un' ottimo piatto.
La genesi delle dinamiche innovatrici, in materia, ha matrice anglosassone. E' dai paesi del Commonwealth che sono partite le prime "novità organizzative" in merito. In Italia ci stiamo attivando, con tempi e metodi mediterranei, per cercare di metterci in pari con i maestri di lingua inglese. La realtà italiana è a macchia di leopardo, esistendo luoghi in cui la check-list è adottata e compilata con perizia; altre realtà in cui la redazione della stessa non viene effettuata o la compilazione eseguita con modi e metodi assolutamente superficiali.
Per prima cosa cerchiamo di analizzare e spiegare, in breve, i concetti concreti e filosofici della necessità dell'esistenza del documento Check-list della sicurezza in sala operatoria e della sua corretta applicazione.
Atul Gawande, ci ricorda come già negli anni '70 alcuni filosofi pubblicarono un saggio sulla natura della fallibilità umana. La domanda a cui gli autori cercavano risposta era, appunto, circa la natura del'errore. Negli anni '90 J. Reason, tra gli altri, si ripropone di studiare la fallibilità umana e l'affidabilità dell'organizzazione contribuendo alla realizzazione della teoria sulla prevenzione all'errore attraverso l'organizzazione sistemica; teoria prosaicamente nota come quella dei "buchi di formaggio svizzero". Tutti questi lavori hanno, più o meno, prodotto gli stessi risultati, e cioè, in estrema sintesi, che la fallibilità umana è intrinseca alla natura della persona, e non esiste tecnologia in grado di riuscire a ridurla sino all'approssimarsi dello zero.
Naturalmente il concetto espresso è qui ridotto all'estrema sintesi, lo svisceramento della materia è cosa tanto corposa da aver prodotto parecchi testi in merito, quindi non esplicabile, in toto, nelle poche righe di un articolo. La domanda che ogni professionista, degno di nota, deve porsi una volta frequentato un qualsiasi Blocco Operatorio, è la seguente: la check list operatoria è importante o risulta essere un ennesimo documento burocratico, assolutamente formale e quindi inutile?
La risposta a tale quesito dovrebbe poter provenire da più ambiti lavorativi e culturali. Infatti, se la curiosità personale sull'argomento non ha fatto capolino nella testa del singolo professionista, le Direzioni Aziendali e Sanitarie di ogni ente, dovrebbero essere in grado di esaltare le caratteristiche intrinseche alla check-list. Negli anni trascorsi sono stati finanziati progetti in tal senso, con importanti corresponsioni in merito.
Noi Infermieri, come spesso professionalmente dimostriamo, siamo tra i più convinti assertori della fondatezza del valore del documento in questione; anche se, per correttezza e dovere di cronaca, è giusto affermare come, anche in questa occasione, i nostri comportamenti risultino essere non proprio omogenei. E' indubbio il fatto che siamo tra le figure professionali, afferenti alla camera operatoria, quella che meglio ha compreso la valenza del documento, e maggiormente si sta adoperando affinché i risultati siano concreti, statisticamente validabili e riproducibili, pur fra realtà estremamente differenti.
A noi Infermieri spetta, per convenzione, la redazione delle check-list, ma quante difficoltà incontriamo? E quante energie convogliamo nella stesura della stessa?Ricordiamo come, anche il Ministero della Salute, affermi che la compilazione spetti si a noi Infermieri, quindi figura centrale dell'evento, ma attraverso un lavoro di equipe, interdisciplinare, che spesso non esiste.
Da dove e come nasce la check-list operatoria: nasce dal mondo dell'aviazione statunitense. Esiste un episodio preciso a cui far risalire la nascita del documento. Il 30 ottobre 1935. L'aviazione militare degli Stati Uniti organizzò una gara di volo riservata alle industrie aeronautiche che si stavano contendendo la fornitura della futura generazione di bombardieri. Nelle valutazioni preliminari il Boeing 299 aveva surclassato tutti i rivali. La gara era considerata una semplice formalità. Il 299 rullò sulla pista, si staccò da terra e a quel punto entrò in stallo, si piegò su un'ala e si schiantò al suolo. Due uomini dell'equipaggio morirono. Fu escluso il guasto meccanico. Il rapporto affermò che si trattava di errore umano.
L'aereo era ben più complesso dei velivoli dell'epoca, ed il pilota, preso tra mille incombenze, si scordò di disattivare un nuovo meccanismo di blocco dei timoni direzionali. L'errore del pilota costò alla Boeing molti denari, tanto da rischiare la bancarotta. A quel punto un gruppo di piloti esperti decise di fare una riunione per capire l'accaduto. Fu esclusa una modifica dell'addestramento, visto che il pilota del 299 era uno dei più esperti. Si ebbe così l'idea di creare una Check-List. Sono passati quasi 80 anni dall'episodio del Boeig 299, e ancora lo stato dell'arte, almeno qui in Italia, ci lascia con più di un dubbio.
Ciò che sfugge a gran parte dei Dirigenti sanitari, è che oltre l'aspetto sicurezza, esiste anche un lato economico, che nel periodo storico e sociale drammatico come questo che stiamo vivendo, non è assolutamente argomento da disprezzare. Appare doveroso insistere sull'aspetto formativo relativo, obbligando il personale tutto alla frequentazione di corsi in merito, pena sanzioni disciplinari. Di più, applicare sanzioni maggiormente severe se le persone riottose alla formazione, ricoprono incarichi di responsabilità. Monito rivolto, trasversalmente, a tutte le professionalità afferenti al B.O.
Sono stati effettuati numerosi studi sui danni iatrogeni, sulle infezioni ospedaliere e su tutto ciò che è estraneo alla diagnosi di ammissione, ma ha contribuito ad allungare i tempi della degenza. Bene tutti gli studi riportano, oltre al danno biologico, un spreco di risorse umane ed economiche notevole, che la sola compilazione conforme della check-list potrebbe contribuire a ridurre.
E' chiaramente un problema culturale, che sicuramente, il tempo risolverà. Ma, intanto, cosa fare nelle realtà in cui l'applicazione risulta ancora estremamente complessa? Una soluzione potrebbe essere quella di scorporare le varie fasi per interessi professionali. Ecco piccoli esempi: tutta la parte riguardante i respiratori automatici, potrebbe essere compilata dagli Anestesisti, tutta la parte riguardante l'eventuale sanguinamento, la proiezione di lastre e il tromboembolismo post-operatorio potrebbe spettare al Medico chirurgo, ecc. ecc.
Qualcuno potrebbe obiettare che in questo modo si viene a perdere il concetto di equipe. Mi viene da rispondere che siamo noi Infermieri a farci carico, molto spesso, di tutta la compilazione. Un team-work, per essere tale ha bisogno di corresponsione, e in molti casi, questa, non esiste. Concludiamo provando ad esercitare una pressione su tutte le Aziende Sanitarie, sui Collegi IPASVI e sul Ministero, affinché si introducano correttivi là dove sono necessari, evitando di fare come gli struzzi, cioè nascondere la testa per cercare di non vedere il problema.
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