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FNOPO su caso Venturi decisione incomprensibile

di Redazione

Siamo a dir poco sgomente da quanto avvenuto all’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi. Siamo di fronte a una decisione che non solo riteniamo per nulla condivisibile ma soprattutto pensiamo dipenda da motivazioni politiche più che con il mancato rispetto di norme deontologiche della professione medica – commentano così le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO) la notizia della radiazione di Sergio Venturi.

FNOPO: riformare il comparto sanità dando dignità alle 22 professioni

Maria Vicario - Presidente FNOPO

La radiazione di Venturi svela un sintomo cronicizzato di una malattia che colpisce da anni il nostro sistema sul quale il Legislatore e il Ministero della Salute hanno il dovere di intervenire. Diversamente, se dovesse continuare questo nulla di fatto che si trascina da anni ormai, la malattia rischia di diventare incurabile. Quanto accaduto – spiegano ancora i vertici FNOPO – hanno reso evidente l’urgenza di attuare serie riforme che rivedano il comparto sanità, che siano concertate e il più possibile condivise.

Non è più possibile pensare, ancora oggi, a un sistema in cui 22 professioni sanitarie siano messe da parte e continuino a essere trattate e gestite come delle “cenerentole”. Il nostro sistema sanitario può vantare il contributo di professionisti altamente formati e specializzati che sono di costante e quotidiano supporto ai medici nella prevenzione, promozione e cura di tutti i cittadini, senza distinzione di genere, di età, di estrazione sociale e di provenienza. Le ultime due leggi che riguardano la sanità e in particolare le professioni sanitarie, la n. 24/2017 e la n. 3/2018, dimostrano come non si debba più perdere tempo e che è arrivato il momento di fare un salto di qualità riconoscendo a ciascuno la propria specificità, professionalità e competenza. Senza che questo sia visto come una indebita intromissione nell’operato dell’altro. E questo, non solo per rispetto di chi lavora quotidianamente in ospedali, strutture pubbliche – private, ambulatori, mezzi di pronto soccorso ma anche a garanzia proprio dei cittadini e della loro salute.

Se così non si farà, se ancora si perderà tempo, - concludono le rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane - il rischio è che le tensioni e le incomprensioni diventino talmente tante ed esasperate che ci potrebbero essere scenari perfino peggiori dell’odierna radiazione.

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