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professione ostetrica

Fnopo: contratti inadeguati e stipendi troppo bassi

di Redazione Roma

Le ostetriche non ci stanno, e a dare loro voce è la federazione di categoria che ha scritto una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e all’Aran. Spiegando che oggi le 20.880 ostetriche sono la metà di quelle che dovrebbero essere e rigettando l’immagine, assai diffusa, che li vuole professionisti del parto, perché non facciamo soltanto nascere i bambini, ma ci occupiamo della salute della donna dai 10 anni in su.

Contratti inadeguati e stipendi troppo bassi, la rivolta delle ostetriche

Abbiamo aiutato a far nascere i bambini quando durante la pandemia le nascite andavano così a picco da far toccare nel 2021 il minimo storico dal 1861

Nella seconda metà di giungo, con una lettera indirizzata all’Aran, ai sindacati e ai ministri Speranza e Orlando, la Fnopo aveva espresso il proprio punto di vista in merito ai contenuti della pre-intesa del Ccnl del comparto Sanità. Particolarmente incisiva, su tutte, la considerazione che se da un lato finalmente si recepisce la necessità di riconoscere le professionalità, dall’altro si rischia di discriminare le specificità professionali che prescindono dal profilo di appartenenza.

A distanza di poche settimane, la Federazione nazionale degli ordini della professione di ostetrica torna a scrivere ai medesimi destinatari, esprimendosi in una lettera pubblica nella quale si interroga, non con poca amarezza: Ma come, abbiamo aiutato a far nascere i bambini quando durante la pandemia le nascite andavano così a picco da far toccare nel 2021 il minimo storico dal 1861. Nelle sale parto abbiamo messo a rischio la nostra incolumità oltre che rischiare cause legali, come se non più di altri e ora, al momento di portare a casa il contratto, veniamo trattate peggio di qualsiasi altro professionista sanitario.

Pochi giri di parole: le ostetriche sono in rivolta. Ma non ne fanno un tema di soldi. Piuttosto, spiega la presidente Fnopo, Silvia Vaccari, ne facciamo una questione di riconoscimento del nostro ruolo professionale, perché continuando di questo passo, qualora tornassero la voglia e le condizioni per fare i figli, rischiamo di non avere più a disposizione i professionisti che poi servono per metterli al mondo. Perché già allo stato attuale le 20.880 ostetriche sono la metà di quelle che dovrebbero essere, ma di questo passo (inevitabilmente) opteranno sempre di più per professione infermieristica.

Riporta la lettera che, in base all’articolo 18 che regolamenta il passaggio da un profilo professionale all’altro, un’ostetrica assunta da oltre dieci anni – quando la formazione anziché di tre anni com’è oggi era di cinque, tre in scienze infermieristiche più due di specializzazione in ostetricia – ha in qualsiasi momento l’opportunità di indossare il camice di infermiere. Questa anomalia potrebbe causare una emorragia di ostetriche con doppio titolo, mette in guardia Vaccari, ritenendo poi utile cancellare definitivamente l’immagine dei professionisti del parto perché non facciamo solo nascere i bambini, ma ci occupiamo della salute della donna dai 10 anni in su, seguendola anche nei percorsi di screening, come quelli alla mammella e alla cervice uterina.

Quindi la presidente dell’Ordine tiene a precisare che la risposta dell’Aran sull’indennità professionale è stata, come riconosciuto dalla stessa Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, una svista, alla quale si potrà porre riparo con la prossima Legge di Bilancio.

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