Si conosceranno fra 60 giorni i risultati dell’autopsia sul corpo del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma nella notte tra il 7 e l’8 gennaio scorsi. Da accertare anche se effettivamente non vi sia stata vigilanza e a che ora esattamente il piccolo sia stato portato nella stanza. Sulla questione vigilanza non entro nel caso specifico – afferma Silvia Vaccari, presidente Fnopo - ma certamente (...) noi ostetriche siamo poche
. Stando ai numeri, infatti, le ostetriche in attività sarebbero solo la metà di quelle effettivamente necessarie. A Schillaci abbiamo chiesto maggiori investimenti su personale e formazione
, fa sapere Vaccari.
Morte neonato al Pertini, Vaccari: non possiamo escludere nessuna causa
In seguito alla tragedia avvenuta all'ospedale Pertini di Roma la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
La notizia scioccante sta rimbalzando un po' ovunque: all'ospedale romano Pertini una giovane mamma allatta suo figlio, nato da appena tre giorni. La donna, a quanto pare, si sarebbe addormentata e il neonato, schiacciato nel letto proprio dalla mamma, sarebbe morto in questo modo: soffocato. Il reparto si sveglia con le urla della donna. È la notte tra il 7 e l'8 gennaio.
Sarà l'autopsia a chiarire quale sia stata l'effettiva causa del decesso. Quanto è successo al Pertini è un fatto tragico che ha dell’incredibile, la magistratura farà il suo corso perché le concause possono essere diverse: al vaglio degli inquirenti ci sono tutte le ipotesi, starà a loro decidere cosa è effettivamente accaduto
sottolinea all'Adnkronos Silvia Vaccari, presidente della Fnopo, la Federazione nazionale Ordini professione di ostetrica.
Non possiamo escludere nessuna causa – evidenzia Vaccari - tantomeno che si tratti di un caso di Sudden infant death syndrome (Sids), o morte in culla, ovvero il decesso improvviso e inspiegabile di un bambino al di sotto dell'anno di età. Lo stabilirà solo il medico legale ad autopsia avvenuta
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Tra gli accertamenti in corso - e al centro delle polemiche che stanno invadendo i social - quelli relativi alla vigilanza e all'assistenza da parte del personale del reparto.
Sul punto, è intervenuta con una nota la Direzione strategica della Asl Roma 2 (che fa sapere di aver attivato immediatamente un Audit clinico per verificare la correttezza e l'aderenza alle 'best practice' e l'appropriatezza delle procedure, ed ha consegnato alla magistratura tutta la documentazione
): Con riferimento alle affermazioni riportate dai giornali, probabilmente dettate dalla condizione emotiva dei familiari, che le madri non siano seguite adeguatamente, la Direzione strategica respinge in maniera categorica questa rappresentazione in quanto non vi sono carenze di personale in servizio. Alle pazienti viene assicurata un'adeguata presa in carico ed il rispetto dei requisiti organizzativi previsti dalla normativa vigente, che determina, peraltro, un alto livello di soddisfazione da parte dell'utenza così come testimoniato dall’incremento dei volumi di attività
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Riguardo alla vigilanza non entro nel caso specifico – sottolinea Vaccari – ma certamente rispetto al periodo pre-pandemia ora i familiari della puerpera non possono entrare nella sua stanza, se non negli orari stabiliti dall’ospedale e dal reparto di Ostetricia, per dare sostegno alla neomamma. Inoltre, noi ostetriche siamo poche. Per l’esattezza sono 20mila le ostetriche iscritte all’albo, molte delle quali inattive o in pensione oppure con un lavoro all’estero. Per garantire qualità assistenziale, sicurezza delle cure e una buona presa in carico dovremmo essere il doppio, un tema questa già trattato in più occasioni con il ministro Schillaci
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Quello delle ostetriche, in effetti, è un grido di allarme che va avanti da tempo. Nell’ambito della Giornata Internazionale delle Ostetriche del 2021 erano stati snocciolati un po' di numeri: l’assistenza provvista dall’ostetrica/o con risorse complete entro il 2035 potrebbe evitare il 67% delle morti materne, il 64% delle morti neonatali e il 65% dei nati morti. E ancora, potrebbe salvare circa 4,3 milioni di vite ogni anno. Ma il mondo, sta affrontando una carenza di 900.000 professionisti.
In Italia siamo la metà di quelle che dovremmo essere
, spiega Vaccari, e siamo lontanissimi dal rapporto uno a uno
ostetrica/donna in travaglio indicato dalle linee guida per la buona pratica. Si parla tanto di Pnrr - continua - ma in alcune zone d’Italia le ostetriche non ci sono, per scelte strategiche della politica, quindi sostituite da infermieri o assistenti sanitarie sebbene ciò non accada mai all’interno della sala parto
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Della necessità di investire risorse sulle ostetriche (che ne fanno sì una questione economica, ma anche di riconoscimento professionale) e sulla loro formazione Vaccari ha parlato nel corso di due incontri con il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che si è mostrato disponibile a esaminare le nostre proposte
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