Nato per scoraggiare la precarietà lavorativa, il decreto dignità, voluto da Luigi Di Maio, ministro del lavoro e dello sviluppo economico, si sta in qualche caso rivelando un'arma proprio contro i lavoratori precari. Soprattutto in quei settori in cui l'instabilità è molto presente. Un esempio sono gli oss.
Decreto dignità, Denise: una beffa per noi Oss
Denise, oss di 39 anni, dipendente a tempo determinato di una struttura sanitaria privata, racconta la sua esperienza di lavoratrice precaria, denunciando una situazione comune ad altri colleghi: ossia avere in mano un contratto di soli undici mesi, dopo il quale non è previsto nessun rinnovo.
Da qualche settimana hanno iniziato a lasciare a casa alcuni colleghi e fra due mesi toccherà anche a me
racconta Denise sconfortata. Secondo l'operatrice, che ha un'esperienza decennale con i contratti a tempo determinato, questo "benservito" di massa, avvenuto nella sua realtà e non solo, accade prevalentemente a causa delle nuove regole imposte dal decreto dignità.
I datori di lavoro di fronte al decreto che fissa il limite di durata del contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o in somministrazione a dodici mesi, preferiscono sostituire continuamente i propri dipendenti, piuttosto che dovere assumere quelli già esistenti a tempo indeterminato.
In realtà, il decreto prevede anche un'altra possibilità e cioè che un contratto possa essere prorogato fino ad un massimo di 24 mesi, ma solo se ricorre una delle condizioni particolari previste dalla legge e se si indica la causale sul contratto. Ossia, il motivo per cui l'azienda ha deciso di assumere una persona a tempo determinato e non a tempo indeterminato.
Il problema è che nessun datore di lavoro vuole rischiare di sbagliare e finire in un contenzioso legale, così la maggior parte di loro opta, come nel caso di Denise e molti altri, per contratti di una durata non superiore agli undici mesi. Dopo i quali non servono motivazioni per lasciare a casa qualcuno.
In questo modo i precari e in particolare quelli del settore socio sanitario, come me, già ampiamente sfruttati, - dice Denise - sono entrati in un turn-over peggiore. Fino a prima del decreto dignità infatti riuscivamo a lavorare ininterrottamente almeno per trentasei mesi, adesso neanche per un anno e solo in rari casi per ventiquattro mesi. Questo vuol dire, parlo personalmente, che lavoreremo in situazioni di precariato sempre peggiori con un alto livello di stress. E per chi, ogni giorno, lavora accanto a persone bisognose di cura e assistenza vuol dire tanto
.
Penso che il decreto dignità abbia una finalità giusta, ma credo che vada rivisto qualcosa, come per esempio imporre alle aziende un numero massimo di ricambi tra i lavoratori
Quello sollevato da Denise per gli oss è un problema che è già stato evidenziato nei mesi scorsi e largamente trattato da numerose altre categorie. Tra le prime, si ricorda quella dei call-center, che nel mercato del lavoro è forse la più rappresentativa del mondo precario.
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