Torna ad inasprirsi la vertenza sindacale che da ottobre 2015 vede contrapposti Cgil-Cisl-Uil e la Fondazione Don Gnocchi, onlus nazionale di servizi sanitari con 29 centri in nove regioni italiane. Oggetto del contendere la decisione della Fondazione di disdettare il contratto nazionale della sanità privata ed applicare nelle proprie strutture quello "Aris-Sa", dedicato agli operatori delle residenze sanitarie assistite e ai centri di riabilitazione.
Fondazione Don Gnocchi, la protesta dei lavoratori
Una decisione contro cui a Parma i sindacati della Funzione pubblica di Cgil-Cisl-Uil alzano gli scudi, ritenendola inapplicabile per la realtà del centro "Santa Maria dei Servi". La struttura della Fondazione nella città ducale, dove operano circa 120 operatori e che gestisce una settantina di posti letto, eroga infatti soprattutto prestazioni di tipo ospedaliero, anche in forza di un apposito contratto di servizio con l'Ausl di Parma.
Nulla a che vedere quindi con l'ambito di applicazione del contratto Aris che, seppure riconosciuto e sottoscritto dalle organizzazioni confederali, riguarda invece servizi riabilitativi extraospedalieri. Non è tutto. I segretari regionali della Funzione Pubblica di Cgil, Marco Blanzieri, Cisl, Davide Battini, e Uil, Christian Ruiu, insieme al segretario della Fp-Cgil di Parma, Francesca Balestrieri, sottolineano anche come il cambio di contratto, deciso unilateralmente
dalla Fondazione per motivi economici
, peggiorerà le condizioni dei lavoratori (che lavoreranno due ore in più) diminuendone il salario.
Oltre al danno poi, anche la beffa, di veder vanificati i sacrifici compiuti negli anni scorsi. Nel 2013 infatti la Fondazione Don Gnocchi aveva evidenziato uno stato di crisi (oggi ampiamente risolto come dimostra l'ultimo bilancio), per fronteggiare il quale erano stati siglati degli accordi sindacali transitori. In uno di questi i lavoratori si erano detti disponibili a lavorare otto ore in più, come poi hanno fatto effettivamente. Su questo punto, cancellato con un colpo di spugna dalla disdetta del contratto nazionale, se non ci sarà un passo indietro, i sindacati valutano ricorsi individuali per il riconoscimento delle ore di straordinario lavorate.
I rappresentanti dei lavoratori illustrano le loro ragioni stamattina in un presidio a Parma davanti al centro sanitario, dove per tutta la giornata si svolgeranno assemblee sindacali. Il rischio - commenta Davide Battini della Fp Cisl - è quello di uno scivolamento verso contratti che non fotografano la realtà lavorativa per motivi economici e che potrebbe aprire la strada ad altre situazioni di questo tipo che vogliamo contrastare
. Da piazzale dei Servi arriva anche un appello alla politica, segnatamente al Comune di Parma e alla Regione. Alla Regione - dice Marco Blanzieri della Fp-Cgil -, abbiamo già scritto. Riteniamo che con questo contratto si svaluta il lavoro dei professionisti. Oggi c'è un altro operatore di servizi sanitari in regione, che è Aiop, e applica il contratto della sanità privata: noi diciamo che se Don Gnocchi vuole stare nella sanità privata, deve applicare dei contratti della sanità privata e non socio sanitari
.
Prosegue Battini: La Regione vincoli alle prestazioni che vengono erogate in convezione anche l'applicazione di contratti che siano quelli corretti di settore e non quelli scelti per risparmiare sugli stipendi dei lavoratori perché sono risparmi che alla fine ricadono sull'intera collettività
.
La Regione ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni e si sta valutando quali passi fare
, prosegue l'esponente della Cisl. L'appello dei sindacati viene raccolto dall'assessore comunale Nicoletta Paci, intervenuta al presidio, che garantisce: Il tema c'è. Confermiamo l'impegno a verificare gli spazi di mediazione all'interno di questa situazione
. Conclude Balestrieri della Fp Cgil di Parma: Don Gnocchi ha sempre erogato prestazioni di una certa qualità, che vogliamo preservare ma anche per quanto riguarda il trattamento dei lavoratori. Siamo disponibili al confronto e lo abbiamo dimostrato ampiamente
.
fonte Agenzia DIRE
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