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L'arte di essere una "vecchia" infermiera

di Mimma Sternativo

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La potremmo definire "anziana". Ha tanti anni di esperienza, non ha la laurea in infermieristica, ma un diploma, affianca i nuovi arrivati, conosce un sacco di cose e non sa certo non "far andare le mani".

MILANO. Ho una collega, o meglio avevo una collega e domani verrà destinata verso altra realtà, altro reparto. I suoi occhi blu, insieme alla sua grande sensibilità e la sua immensa professionalità lasceranno questo posto in cerca di oasi migliore. Credetemi non se ne vedono tanti di colleghi come questa donna.

La potremmo definire "anziana". Ha tanti anni di esperienza, non ha la laurea in infermieristica, ma un diploma, affianca i nuovi arrivati, conosce un sacco di cose e non sa certo non "far andare le mani". Eppure se guardo la realtà odierna si fa fatica a dirle "anziana" fosse anche perché a vederla sembra una ventenne. Ne sa di cose e non è di quelli "facciamo andare SOLO le mani". Mai atti di "nonnismo" che, ahimè qualcuno con la scusa di avere esperienza fa. Non addita il collega che decide di continuare gli studi (quasi fosse una colpa), alla pura utopia infermieristica di chi è appena arrivato non dice di no e di certo non lo deride alle spalle.

 

Aveva dei "sogni infermieristici" anche lei, ma glieli hanno portati via giorno dopo giorno. E ora ci lascia. Quasi in sordina lascia il suo lungo e vecchio amore chiamato Pronto Soccorso. Sono tanti i motivi che spingono a lasciare il tuo posto: si cambia per dar un calcio alla monotonia, per acquisire nuove conoscenze, per tornare a casa...

 

Oppure si cambia per non amare più quell'amore che troppi problemi dà. Quell'amore poco ricambiato che ti fa sentire piccola nonostante tu sia grande. Forse in pochi si sono fermati a capire la professionista che sei. In un mondo dove i più riconosciuti son quelli che urlano e urlano, non si sa bene cosa, tu non hai urlato perché in fondo il loro giudizio non ti è mai interessato. E così vai via. Ti auguro di mantenere quei sogni che in fondo so che non hai perso, mi auguro di non dimenticare mai quel modello che per me sei stata.

 

Questo è un omaggio ad una grande amica e collega, ma anche a tutti quegli infermieri che dei loro anni di esperienza non ne fanno solo parole, ma sanno essere veri modelli per giovani infermieri. È un urlo di rabbia contro quei superiori che non sanno tenere, capire, apprezzare e "far splendere" gente di questo spessore.

 

Tanti auguri Debora.

Infermiere

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