Da infermiera a paziente: la lettera di una donna ricoverata al Fazzi
“Mi vergogno di essere infermiera per anni ho lavorato in vari reparti ospedalieri, con l’unica passione di mettere al centro del mio operato la persona che soffre, sono profondamente delusa e arrabbiata nel constatare che quanto viene spesso lamentato dagli utenti sia vero, ossia: la superficialità da parte di alcune infermiere nell’assistere il paziente”.
"L’infermiera presente in quel momento, presa da un'urgenza, riferisce di non poter prendere un accesso venoso e di conseguenza non poteva prelevare il sangue. Così viene mandata nell’ambulatorio dove vengono fatti i prelievi (...) il quale sprovvisti di aghi cannula provvedono al solo prelievo (...) chiede, tramite la sua assistente, un pannolone, visto che le colleghe infermiere non si erano ancora viste (...) era arrivata l’ora di pranzo e la ragazza ricoverata nella stessa stanza, ancora attendeva l’arrivo delle infermiere per vedere il letto fatto (...) Si è visto qualcuno solo quando sono venute delle infermiere a prendere i vassoi del vitto e si sono chiuse nella stanza accanto alla nostra, per pranzare (...) Qui la mia delusione di essere un' infermiera dipendente di questo ospedale; su quattro turni non ho avuto il piacere di avere contatto con le infermiere, anzi, i minuti più lunghi gli ho trascorsi mentre un’ infermiera mi accompagnava (a piedi) dal reparto".
Commenti all'articolo "(...) ci tocca assistere al penoso spettacolo di incoscienti che crudelmente si sparano le pose giocando all’allegro operatore sanitario. Alcune infermiere se la tirano come fossero delle dottoresse…"
Io non mi vergogno di essere infermiera, mi vergogno di questi infermieri.
Cara collega, rispondo a lei e ai tanti che hanno commentato la sua lettera. Le rispondo da infermiera e anche da pugliese.
Io mi chiedo, le cose che lei elenca sono davvero di competenza infermieristica? Lo Stato, la sua azienda la paga per questo? La società vuole questo da un infermiere? Le lotte di quasi un secolo per ottenere un riconoscimento e una laurea avevano questo come scopo? Vorreste infermieri in più e uno stipendio più alto per fare questo?
La vera vergogna è che questa lettera sia stata pubblicata perché ancora una volta abbiamo cambiato in negativo l'opinione della nostra utenza.
Cara collega, non sono tra quelle che "se la tira come se fosse una dottoressa" anzi in realtà dottoressa lo sono perché ne ho il titolo (magistrale), ma mi creda avrebbe dovuto pretendere altro dai suoi colleghi.
Per esempio doveva denunciare l'assenza di personale di supporto e anzi mi fa rabbrividire che lei sottolinei più di una volta che l'infermiera abbia tardato a fare i letti. Le ricordo che è un suo dovere deontologico denunciare le carenze. Solo in casi eccezionali l'infermiere può far fronte alle carenze, ma non deve per legge essere la regola.
E non è certo competenza infermieristica portare i pazienti da un reparto all'altro, pensi che nel resto d'Italia il trasporto viene fatto da personale esterno, non sanitario. Stesso dicasi dei vassoi per il pranzo.
Avrebbe dovuto denunciare che l'infermiere è ancora costretto a fare questo invece di occuparsi davvero di lei: pianificando la sua assistenza, spiegandole il suo percorso, facendole educazione sanitaria, ascoltando i suoi dubbi (non come amico o confessore sia chiaro, ma da professionista), coordinando tutte le prestazioni infermieristiche, mediche e alberghiere... davanti a un giudice è questo che le viene chiesto!
Forse "chi gioca ad essere l'operatore sanitario" le avrebbe permesso una convalescenza migliore.
La "ringrazio" per aver infangato ancora la figura dell'infermiere.
Chi è causa del suo male pianga se stesso.
per leggere la lettera della collega www.sanitasalento.net/ginecologia/
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