Lucia abita tra la gente ospitale della Verbania, sulla sponda orientale del Lago Maggiore ai confini con il Piemonte e con le montagne azzurrognole all'orizzonte. Sebbene tenga ancora nel cuore l'amore per Galatina, la sua terra d'origine tra gli ulivi del Salento, quel lembo di terra che, fiancheggiando le acque dolci, va da Brebbia a Luino è diventato con il tempo un nuovo posto da chiamare casa. Ha scelto di restarci a vivere e a curarsi, anche quando, perdendo la salute, la vita è diventata più difficile lontana dalle radici e dal mare.
Lucia ha scelto di cantare il Parkinson per unire e sensibilizzare
Lucia, Mamma Park
Nei dintorni Lucia è conosciuta con uno pseudonimo, un nome speciale che, caricandosi di significato, racconta la sua storia. Mamma Park , quando ha scoperto la sua malattia nell'ambulatorio del medico del paese a cui si era rivolta per uno strano tremore al labbro e alla mano destra, era soltanto una donna di 58 anni, affaccendata come tante altre tra lavoro ed affetti familiari.
E niente sapeva del morbo che le era capitato in sorte, chissà se per fattori genetici o ambientali. Parkinson non lo aveva mai sentito nemmeno nominare, ma sintomo dopo sintomo, ha imparato a conoscerlo bene. Le è stato diagnosticato da un neurologo di una clinica della zona. L'esito della Tac cerebrale non lasciava dubbi e, dopo il consulto con un secondo specialista, ogni speranza che in qualche modo i medici si fossero sbagliati fu lasciata andare.
È dura accettare, a nemmeno sessant'anni di età e in salute, una sindrome neurodegenerativa che può solo peggiorare, rubandoti dapprima la qualità di vita e poi, come molte altre malattie, la vita anche se ti spiegano che ci vuole tanto tempo.
Intanto bisogna conviverci, tra malesseri e disabilità. Sentire i muscoli farsi rigidi e resistenti. Tremare, soprattutto a riposo, involontariamente e non riuscire a fermarsi. Avere difficoltà ad iniziare e a concludere i movimenti. L'equilibrio è disturbato, l'andatura si fa impacciata e la postura lentamente si incurva.
Rallenta persino il parlare. L'umore può deprimersi. La progressione dei sintomi è graduale e il decorso è prolungato. Gli studi hanno documentato che la degenerazione avviene nella sostanza nera, dove si verifica una riduzione della concentrazione di dopamina e di neuromelanina e vengono meno alcune fondamentali attività neuronali, legate anche alla respirazione.
Lucia non solo se n'è fatta una ragione, ma ha scelto di cantare la sua malattia . Vuole sensibilizzare le persone su questa patologia così diffusa, ma con un’eziologia non ancora chiaramente nota.
Così, con il semplice desiderio di essere considerata una persona normale nonostante la malattia, ha scritto un breve testo, il figlio Lucio che di musica si occupa ci ha messo le note, poi lei ha aggiunto la voce e ha scelto di metterci anche la faccia registrando un video. Si è scelta un nome, da atipica rapper, per esprimere la sua identità di oggi. Mamma Park .
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È una mamma, l'appellativo più bello che resta per sempre e che nessuno le può togliere, nemmeno la malattia. Ed è Park. Seppur non si identifichi con la sua malattia e resti persona prima che paziente, si è fatta carico del suo peso e del suo male. Come ogni donna coraggiosa generalmente riesce a fare, affronta la malattia trasformandola in sfida ed opportunità.
Sostiene la lotta con amore e determinazione, quella che serve ad ogni occasione per andare avanti. Non ci mette rancore, ci mette piuttosto cuore con un valore doppio perché lo fa non soltanto per sé. Spera che il suo esempio possa diventare sostegno per qualcun altro .
Fa tutto ciò che è sotto il suo controllo per reagire alla malattia. Tiene a bada i sintomi invalidanti, aderisce alla terapia farmacologica, segue i trattamenti di riabilitazione, si lascia coccolare da chi l'ama. Continua le sue abitudini e insegue i sogni, anche quelli che la vita di prima aveva lasciato indietro.
Con la consapevolezza della malattia e della donna che è diventata nonostante, riesce persino a chiamare amico il morbo come fosse qualcuno o qualcosa che le ha fatto scoprire una grinta che non pensava di avere e mettere in gioco energie insospettabili. Esprime con grande realismo tutta la sua umanità, seppur colta nella sua intima fragilità.
Possiamo trovare in lei un comune eppur straordinario senso di attaccamento alla vita. È quel sentimento che può portare mentalmente lontano, sino a realizzare un ultimo sogno, anche quando il corpo perde colpi e lentamente ci inchioda. A volte questo legame affettivo con la vita è l'unica cosa che resta, l'ultima ad andarsene. E che fa capire quanto sia doveroso non sprecare nessuna occasione e vivere ogni momento, anche nella malattia più dura. Semplicemente, Mamma Park vive cogliendo la sua bellezza anche nei limiti e nella lentezza, con fortezza d'animo unitamente alla pazienza comprensiva di un figlio. È così che la malattia diventa canto.
Sono Lucia, di anni 58, e con il rap spero di fare il botto. Ho una malattia ma spacco lo stesso. Si chiama Parkinson ma io lo faccio fesso. Prendo pastiglie e faccio sempre esercizi. La mia famiglia ogni giorno mi dà vizi. Il pomeriggio dormo o guardo Terra Amara. La mia vita è più lenta ma vivo questa gara. Nelle mie gambe non c'è tanta potenza, quindi se esco devi portare pazienza. Lo faccio solo per me mica per i cash. E non penso alla sofferenza. Mio figlio è un vero fra. Sono la mamma Park, la vera mamma Park. Ok, domani vado in neurologia. Questa malattia non se ne va più via ma io la combatto, la sfido. Il park ormai è il mio migliore amico. Ogni giorno ci provo, prima o poi ci riesco. Questo è il mio sogno, quindi non mi scherzo. Prima o poi ci riesco. Combatto pure per chi ha perso. Ho tanti amici a Brebbia e in Puglia ho i miei parenti. Ed è proprio per loro che stringo i denti. È da tanti anni che volevo fare una canzone. E il mio momento, la mia occasione .
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